Skip to main content

Sviluppo dei parchi eolici offshore: necessaria la pianificazione degli spazi marittimi

Il centro di ricerca Seapower evidenzia le grandi potenzialità di questa fonte di energia rinnovabile, anche a livello occupazionale per il Sud Italia, «ma sono indispensabili le regolamentazioni»
 |  Nuove energie

Seapower, centro di ricerca dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, specializzato nel campo delle energie rinnovabili, ha partecipato alla XXXIV edizione della Rassegna del Mare organizzata dall’Associazione Mareamico, che si è svolta nei giorni scorsi a Trapani. In particolare, il presidente di Seapower Domenico Coiro, professore presso il dipartimento di Ingegneria industriale-Sezione aerospaziale della Federico II, ha coordinato il workshop dal titolo: “Energia pulita da fonti rinnovabili offshore: un’incredibile occasione per la generazione di nuovi posti di lavoro al Sud”, nel quale si è affrontato lo sviluppo dell’eolico offshore, che vede le coste della Sicilia occidentale come ottime candidate.

Il convegno ha messo in risalto diversi spunti di riflessione che mirano a migliorare sia l’aspetto logistico che l’aspetto di tutela ambientale legato alla concreta realizzazione dei parchi eolici offshore. Tra questi è emersa la necessità di arrivare ad una compiuta e dettagliata pianificazione degli spazi marittimi quale condizione essenziale per far sviluppare in maniera ordinata sia i parchi eolici offshore già approvati, sia gli altri che sono in fase di valutazione presso la stessa commissione.

I parchi eolici galleggianti, pur se molto distanti dalla costa, occupano centinaia di chilometri quadrati, molti dei quali ricadono in aree altamente sensibili sotto il profilo ambientale e della sicurezza dei traffici marittimi e bisogna tenere debitamente in conto entrambi gli aspetti. Fondamentale è, inoltre, l’ordinata coesistenza delle molteplici attività marittime, tra le quali spiccano le attività di pesca, le attività di sfruttamento dei fondali marini ai fini minerari e la sicurezza dei traffici marittimi, questi ultimi particolarmente intensi visto che il mare ad occidente della Sicilia è sulla direttiva Suez-Gibilterra.

Quest’estate, dalle pagine del nostro giornale avevamo segnalato con soddisfazione il decreto interministeriale che individua i porti di Augusta e Taranto quali porti hub su cui concentrare i cantieri per la realizzazione degli aerogeneratori che poi andranno ad essere collocati nelle aree marine individuate (e autorizzate) per la realizzazione di parchi eolici offshore. Avevamo però anche sottolineato la lunga attesa necessaria per l’emanazione da parte del governo di questo dispositivo. E anche il fatto che l’iter per arrivare a meta è ancora lungo ed è d’obbligo un’accelerazione e certezza sui prossimi passi da compiere.

«I parchi offshore - come ha spiegato Coiro - hanno un impatto economico non solo sulle infrastrutture locali, ma anche sulla possibilità di creare nuovi posti di lavoro. Ad esempio, un parco di 120 aerogeneratori previsto a 60 km dalle coste trapanesi ha un valore economico intorno ai 3.5 miliardi di euro e prevede di impiegare 6600 persone a tempo indeterminato per i 6 anni necessari alla sua realizzazione e circa 700 persone in pianta stabile per il suo esercizio per i 25 anni di operatività. La capacità di raccogliere queste sfide passa per la necessaria organizzazione di un’unica cabina di regia nazionale, che possa operare come interfaccia tra gli investitori e gli enti ministeriali, pena l’impantanamento in una melma burocratica che scoraggia gli investitori esteri a sviluppare i parchi in Italia!»

È stato sottolineato che è quindi fondamentale procedere con tempestività nell’individuazione delle aree idonee allo sviluppo di questi parchi e nella stesura dei Piani di gestione degli spazi marittimi, che dovranno integrare tutti gli aspetti evidenziati. Solo una volta definiti questi elementi strategici, individuando le aree idonee, gli investitori e gli sviluppatori potranno contare su un quadro chiaro e affidabile per avviare l’iter autorizzativo e, successivamente, quello realizzativo.

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.