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Agostino Re Rebaudengo nominato alla vicepresidenza della federazione Finco

Energie rinnovabili, dal settore costruzioni «forte preoccupazione» per le nuove norme sulle aree idonee

«In sede di conversione del Decreto-legge, venga almeno inserita una norma di salvaguardia dei progetti già in sviluppo»
 |  Nuove energie

Il motore dell’intera transizione energetica sono le fonti rinnovabili, ma in Italia il loro sviluppo arranca, a causa di in mix micidiale di ostacoli normativi – da ultima l’ulteriore stretta sulle aree idonee, introdotta nel decreto Transizione 5.0 – e disinformazione. Nel 2024 il 22,4% dei consumi energetici nazionali è elettrificato e il 49% dell’elettricità arriva già dalle rinnovabili, ma dovrebbe salire all’80% già nel 2030 per rispettare gli obiettivi climatici.

Guardando ai consumi finali lordi di energia, solo il 19,6% viene soddisfatto dalle rinnovabili, bel al di sotto della media Ue (24,6%) e di tutte le grandi economie europee: l’assai meno soleggiata Germania (21,6%), la nuclearissima Francia (22,3%), la Spagna (24,9%) la cui economia cresce 4 volte più velocemente della nostra anche grazie ai bassi prezzi garantiti proprio dalle rinnovabili.

Senza accelerare su questo fronte, non solo la decarbonizzazione ma anche l’economia dell’Italia resterà indietro, rischiando pure una nuova procedura d’infrazione europea.

L’allarme sale da più comparti economici del Paese, tra i quali spicca oggi quello rappresentato da Finco – la Federazione industrie prodotti impianti servizi ed opere specialistiche per le costruzioni –, che ha appena nominato alla propria vicepresidenza Agostino Re Rebaudengo, presidente di Asja energy e past president di Elettricità futura, nonché firma di prestigio di greenreport.

Ricapitoliamo lo stato dell’arte: nel Decreto-legge 21 novembre 2025, n. 175 recante «Misure urgenti in materia di Piano Transizione 5.0 e produzione di energia da fonti rinnovabili» vengono introdotte, all’articolo 2, disposizioni gravemente restrittive circa le aree idonee destinate agli impianti rinnovabili, delineando un quadro addirittura peggiorativo rispetto a quello introdotto dal DM Aree idonee del 21 giugno 2024, già insufficiente e annullato dai Giudici amministrativi.

In particolare, con le nuove disposizioni adottate dal Governo, la quasi totalità del territorio nazionale non sarà idonea alle rinnovabili e, per effetto della loro applicazione retroattiva, si bloccheranno non solo i progetti futuri, ma anche tutti i progetti che sono già in iter autorizzativo. Forti preoccupazioni in tal senso sono già arrivate da Regioni come l’Umbria, la Sicilia e la Campania.

Peraltro, le nuove norme da una parte impongono alle Regioni obiettivi di aumento della capacità rinnovabile installata, dall’altra impediscono la realizzazione degli impianti restringendo il novero delle aree idonee.

La gravità e l’effetto di paradosso sono evidenti: il Governo, da un lato, ha impugnato dinanzi alla Corte Costituzionale le norme sulle aree idonee della Regione Sardegna e, dall’altro, introduce con una norma di rango primario disposizioni che determinano impedimenti analoghi, se non più gravi, su scala nazionale.

Secondo la Federazione, inoltre e soprattutto, la crisi energetica del 2022 ha dimostrato la fragilità del nostro Paese e la sua forte esposizione ai rapidi rialzi dei prezzi dell’energia. Senza lo sviluppo delle fonti rinnovabili le imprese (e le famiglie) italiane continueranno ad essere esposte a questo rischio, con grave impatto in termini di perdita di competitività del Paese e di posti di lavoro oltre che sulla sicurezza energetica e sull’emergenza climatica. Anche per quanto riguarda il tema dei beni culturali, la cui filiera è parimenti rappresentata in Finco (imprese di restauro, di archeologia, etc), la Federazione ritiene che il raggiungimento degli obiettivi rinnovabili non sia in contrasto con la tutela di essi, motivo per cui le tematiche devono essere gestite in sinergia e attiverà un tavolo di lavoro congiunto tra le due filiere.

«Ringrazio Finco per la fiducia – commenta a caldo Agostino Re Rebaudengo – Auspico che in sede di conversione del Decreto-legge, venga almeno inserita una norma di salvaguardia dei progetti già in sviluppo come avvenuto nel 2024 con il DL Agricoltura. Nel merito dei contenuti, auspico che si mantenga la disciplina delle aree idonee prevista dal Decreto legislativo 199/2021 di attuazione della Red II, assicurando così certezza ed affidamento agli operatori che in questi anni hanno lavorato sulla base di questa disciplina».

Peraltro, il nuovo quadro normativo, ponendosi in contrasto con la citata Direttiva Red II, come già accennato espone l’Italia al rischio di procedure di infrazione europea e compromette il raggiungimento degli obiettivi del Pnrr e della recente misura dell’Energy Release, che richiederebbero invece un’accelerazione delle rinnovabili e non una brusca frenata. Allo stesso modo, si rischierà di non poter realizzare i progetti che hanno già partecipato alle aste competitive del Fer X transitorio: un paradosso nel paradosso se si pensa che i nuovi “incentivi” predisposti dal Fer X transitorio – meglio inquadrabili come meccanismi di stabilizzazione dei prezzi dell’energia elettrica nel lungo periodo – permettono in partenza risparmi in bolletta da 450 milioni di euro l’anno, secondo le stime Gse.

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.