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Il Gse stima che il beneficio sarà pari a 450 milioni di euro l’anno

FerX transitorio, dai nuovi “incentivi” a eolico e fotovoltaico arriveranno benefici in bolletta

Le richieste d’iscrizione all’asta arrivano a quasi 12 GW, e per il fotovoltaico si potrà scendere sotto 60 €/MWh: il prezzo all’ingrosso dell’elettricità che paghiamo oggi è quasi il doppio
 |  Nuove energie

Il Gestore dei servizi energetici (Gse) ha ricevuto 870 richieste d’iscrizione alla prima asta prevista dal decreto FerX transitorio, per quasi 12 GW di potenza eolica e fotovoltaica; di queste, 818 per una potenza di 10.093 MW, sono relative a impianti fotovoltaici; mentre 52, per una potenza di 1.672 MW.

Il decreto rappresenta il dispositivo valido fino a fine anno per aggiudicarsi “l’incentivo” tramite contratti per differenza a due vie (Cfd). La parola incentivo è tra virgolette perché in realtà il Cfd è uno strumento per stabilizzare nel tempo il prezzo a cui viene venduta l’elettricità. Se il prezzo spot sul mercato all’ingrosso (Pun) è più basso di quello aggiudicato in fase d’asta tramite Cfd – che si muove nell’intorno di uno strike price definito dallo Stato –, la differenza la pagano i consumatori in bolletta per assicurare la redditività dell’investimento. Se invece il Pun è più alto del prezzo emerso per i vari impianti in fase d’asta (come sta accadendo, visto che è trainato verso l’alto dal gas fossile) il Cfd di fatto alleggerisce la bolletta, perché in questo caso è il produttore a colmare la differenza, in quanto sta incassando dal mercato più di quanto stabilito. Man mano che le rinnovabili contribuiranno a far calare il Pun, il costo dell’incentivo Cfd tenderà dunque a crescere, ma si abbasserà al contempo il costo della componente energia in bolletta con beneficio netto.

Il Gse pubblicherà le graduatorie entro l'11 dicembre 2025, ma già sappiamo che le prospettive sono incoraggianti, in un contesto che vede oggi il Pun Index Gme a circa 110 €/MWh: guardando alle richieste d’iscrizione all’asta, sul fotovoltaico per circa 9 GW il prezzo offerto è inferiore ai 65 €/MWh e per circa 7 GW è addirittura inferiore ai 60 €/MWh, mentre per circa 450 MW di progetti eolici il prezzo offerto è inferiore ai 73 €/MWh e per circa 1.500 MW sotto ai 82 €/MWh. Secondo le stime riportate al Sole 24 Ore dall’ad del Gse, Vinicio Mosè Vigilante, non solo questi Cfd del FerX transitorio non sono incentivi che pesano oggi in bolletta, ma garantiscono risparmi per lo Stato pari a 450 milioni di euro annui, a causa dell’alto livello del Pun.

Soprattutto, la nuova potenza rinnovabile installata contribuirà a disaccoppiare il prezzo del gas da quello all’ingrosso dell’elettricità – che pesa per oltre il 50% sulla bolletta dei consumatori –, come già accaduto con successo in Spagna, che gode oggi di un prezzo dell’elettricità tra i più bassi d’Europa proprio grazie alle rinnovabili.

Il Gse pubblicherà le graduatorie relative all’asta entro l'11 dicembre. Nel frattempo, sempre il Gse informa che fino al 31 ottobre i produttori potranno iscrivere i loro impianti all’asta FerX transitorio che esclude il fotovoltaico cinese – le manifestazioni d’interesse ricevute ammontano a 273 domande, per un totale di 3.161 MW –, ispirata ai criteri europei Nzia (Net-zero industry act). La decisione di escludere la componentistica cinese andrà dunque a vantaggio dei produttori presenti in tutti gli altri Paesi – italiani compresi, si pensi alla fabbrica siciliana 3Sun di Enel green power –, ma tagliando fuori una grande fetta del mercato farà aumentare i costi in bolletta del cosiddetto “incentivo”. Il gioco potrebbe valere la candela – e inserirsi appieno all’interno della logica del Net-zero industry act (Nzia) approvato dall’Ue – se contribuisse a far aumentare la produzione interna di pannelli, in favore di una maggiore autonomia strategica, risultato però tutt’altro che scontato.

Rispetto a quanto inizialmente previsto, i criteri inseriti nell’asta Nzia del FerX transitorio escludono a priori i componenti fotovoltaici di aziende cinesi anche quando questi non sono prodotti in Cina: paradossalmente, un produttore che avesse investito in Italia aprendo una fabbrica sarebbe fuori da questi criteri, quando invece sarebbe opportuno incoraggiare anche le aziende cinesi – che oggi sono leader di mercato – ad aprire fabbriche fotovoltaiche su suolo europeo.

Di certo, allo stato attuale la strategia Nzia delineata in ambito europeo non sta avanzando come dovrebbe, limitando la necessaria autonomia strategica del Vecchio continente sul fronte energetico. Nei giorni scorsi le due principali associazioni di settore l'European solar manufacturing council (Esmc) e la SolarPower Europe (Spe) – hanno rivolto un appello congiunto ai leader dell'Ue evidenziando che la Nzia punta ad almeno 30 GW di energia solare fotovoltaica prodotta nell'Ue entro il 2030, ma questo obiettivo non può essere raggiunto senza un urgente sostegno politico e finanziario (che invece è ingente in Cina ormai da lustri).

Per questo le due associazioni chiedono un piano d'azione europeo per l'industria fotovoltaica, la revisione della normativa Ue sugli appalti pubblici per sostenere il fotovoltaico “made in Eu”, un nuovo fondo per la produzione di tecnologie pulite rafforzando anche il ruolo della Banca europea per gli investimenti (Bei).

Luca Aterini

Luca Aterini, toscano, nasce settimino il 1 dicembre 1988. Non ha particolari talenti ma, come Einstein, si dichiara solo appassionatamente curioso: nel suo caso non è una battuta di spirito. Nell’infanzia non disegna, ma scarabocchia su fogli bianchi un’infinità di mappe del tesoro; fonda il Club della Natura, e prosegue il suo impegno studiando Scienze per la pace. Scrive da sempre e dal 2010 per greenreport, di cui è oggi caporedattore.