Geotermia, quali obiettivi di sviluppo in Toscana? Lo spiega il Programma di governo
La geotermia è la fonte di energia rinnovabile che più di ogni altra caratterizza la Toscana: le tecnologie industriali di settore sono nate qui oltre due secoli fa – seguite dalla produzione di energia elettrica, dalla coltivazione del campo geotermico, dai filtri Amis e molti altri primati – per poi diffondersi in tutto il mondo, ed è sul calore naturalmente presente nel sottosuolo che la Regione continuerà a fare leva per portare avanti lo sviluppo sostenibile del territorio insieme alla decarbonizzazione dell’economia.
A metterlo in chiaro è il nuovo Programma di governo, che accompagnerà la legislatura per i prossimi cinque anni; approvato a fine novembre in Consiglio regionale, il Programma è ora pubblicamente disponibile sulle pagine istituzionali (e ne riportiamo i contenuti a coda di quest’articolo, ndr).
Il Programma di governo parte dallo stato dell’arte: la produzione geotermoelettrica annuale «supera 5 TWh, contribuendo per oltre il 30% al fabbisogno energetico regionale e rappresentando circa il 70% della produzione energetica regionale da fonti rinnovabili». Si tratta più propriamente del fabbisogno elettrico, con una chiosa importante: la produzione geotermoelettrica equivale dunque a un terzo dei consumi toscani ma l’elettricità da geotermia, come quella di tutte le altre fonti, viene immessa nella rete elettrica nazionale e arriva ovunque, contribuendo allo sviluppo sostenibile del Paese. Al territorio, oltre al primato, restano le ricadute occupazionali, industriali, le occasioni di diversificazione economica - dalla filiera turistica all'agroalimentare -, l’uso diretto del calore, le royalty e le compensazioni, tra cui spiccano i 400 milioni di euro stabiliti all’inizio di quest’anno.
«A febbraio 2025, dopo un lungo iter negoziale con il Concessionario, Regione Toscana – ricorda nel merito il Programma di governo – ha approvato la progressiva rimodulazione delle concessioni geotermoelettriche, consentendone la prosecuzione per altri venti anni a partire dal 31 dicembre 2026, ai sensi dell’art. 16-bis del D.Lgs. 22/2010. Il rinnovo è stato subordinato alla presentazione di un Piano pluriennale di investimenti da parte del Concessionario da 2,988 miliardi di euro, che prevede vari impegni tra cui: la costruzione di 3 nuove centrali (per 65 MW di potenza); 400 milioni per interventi ambientali e compensazioni territoriali; 28 nuove assunzioni al netto del turnover; azioni per la sostenibilità ambientale, il recupero del potenziale geotermico e la valorizzazione dell’indotto locale; promozione dell’uso diretto del calore geotermico (teleriscaldamento, agricoltura, industria) e la partecipazione delle imprese toscane alla filiera della geotermia».
Il Piano include anche la realizzazione di interventi infrastrutturali con l’obiettivo di rendere i territori più accessibili, attrattivi e vivibili, contrastandone lo spopolamento. L’azione regionale «sarà formalizzata in uno specifico Accordo Quadro con il quale saranno individuati gli specifici interventi», spiega il Programma. Tra i principali già individuati spicca l’intervento di competenza regionale per collegare la SGC Firenze-Siena all’Area Tradizionale geotermica, del valore di 60 M€ (in aggiunta al precedente finanziamento di 65 M€ Fondo FSC per la SP64 “del Cipressino” nelle zone dell’Amiata); molto significativi sono anche i progetti sulle strade provinciali SP329 (10 M€) e sulla SP 27 (2 M€). Anche la collaborazione con ANAS spa, costituirà un valido asset per realizzare interventi migliorativi su alcuni tratti della strada statale 439 Sarzanese Valdera nei comuni di Castelnuovo Val di Cecina, Monterotondo M.mo e Montieri, sulla base di uno specifico Accordo di Programma per la sottoscrizione del quale sono già avviate le prime interlocuzioni tecniche.
«Presto – continua il Programma di governo – verrà inoltre dato seguito all’iter concordato con i Comuni delle zone geotermiche per l’istituzione della Fondazione Toscana Geotermia, nella quale confluirà il Co.Svi.G. – Consorzio per lo Sviluppo delle Aree Geotermiche. La Fondazione avrà il compito di promuovere lo sviluppo economico, sociale e culturale dei territori toscani interessati dalla geotermia e di valorizzare la risorsa geotermica in tutte le sue potenzialità, non solo energetiche. Opererà come strumento di innovazione e coordinamento per iniziative legate alla sostenibilità, alla ricerca, all’economia circolare e alla transizione energetica, assicurando la gestione del Fondo Geotermico e il raccordo stabile tra Regione, enti locali, imprese e comunità territoriali. Infine, Sesta Lab (Radicondoli) è una infrastruttura sperimentale di eccellenza in Europa e nel mondo dedicata alla ricerca e innovazione nel campo delle tecnologie energetiche avanzate. La Regione Toscana intende consolidarne il ruolo come hub europeo per la transizione energetica, favorendo collaborazioni con università, imprese e centri di ricerca per valorizzare il know-how toscano e rafforzare la leadership regionale nel settore della geotermia e dell’idrogeno».
In questo contesto rientra anche la valorizzazione della geotermia a media e bassa entalpia, che rappresenta una risorsa diffusa e versatile per gli usi diretti del calore – dal riscaldamento e raffrescamento degli edifici all’agricoltura e all’industria. Pompe di calore geotermiche garantiscono comfort termico in modo efficiente e sostenibile, rappresentando una tecnologia chiave per la decarbonizzazione del patrimonio edilizio e la transizione energetica locale.
La Regione Toscana «intende quindi favorire la diffusione di queste soluzioni, promuovendo progetti pilota, incentivi e semplificazioni autorizzative per estenderne l’uso negli edifici pubblici, nel settore produttivo e nelle aree urbane. Tali sviluppi concorreranno all’obiettivo di un’autonomia energetica regionale basata su fonti rinnovabili che possa passare dal 50% circa attuale al 66%». Più in generale l’obiettivo è quello di «passare dall’attuale 51% di consumo energetico (elettrico, ndr) coperto da fonti rinnovabili – composto per il 34% da geotermia, per l’11% da idroelettrico e per il 5-6% da fotovoltaico ed eolico – a una quota compresa tra il 60% e l’70% entro i prossimi cinque anni».
PDF allegati