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Come funziona in Toscana la geotermia, l’energia rinnovabile che non si sfrutta ma si coltiva

Ospite della seconda puntata del podcast “La Toscana per la geotermia” è Giorgio Simoni, dal Museo della geotermia di Enel green power
 |  Nuove energie

Il 70% dell’energia elettrica prodotta in Toscana da fonti rinnovabili proviene da un’energia che non si vede, perché è nascosta sotto ai nostri piedi: la geotermia. Arriva dalle cosiddette Colline del vapore, nel cuore caldo della Toscana, dove siamo stati accompagnati da Giorgio Simoni del Museo della geotermia di Enel green power – il gestore di tutte le centrali geotermoelettriche oggi attive in Toscana, e dunque in Italia – per la seconda puntata del podcast “La Toscana per la geotermia”, realizzato in collaborazione con Cosvig - Consorzio per lo sviluppo delle aree geotermiche e col patrocinio della Regione Toscana.

Nei Comuni geotermici, Enel green power gestisce infatti il più antico e allo stesso tempo innovativo complesso geotermico del mondo, che conta 34 centrali geotermoelettriche – per un totale di 37 gruppi di produzione, con una potenza installata di 916 MW – dislocate tra le province di Pisa, Siena e Grosseto. I quasi 6 TWh prodotti annualmente, oltre ad essere equiparabili a circa un terzo del fabbisogno elettrico regionale, forniscono calore utile a riscaldare 13 mila utenze residenziali, aziende ed esercizi commerciali, oltre a 26 ettari di serre, e contribuiscono ad alimentare un’importante filiera artigianale, agroalimentare e turistica con oltre 60 mila visite annue. Tutto questo consente di evitare il consumo di 1,1 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio) e l’emissione in atmosfera di circa 3 Mt di CO2eq.

Con una peculiarità importante: la geotermia qui non si sfrutta ma si coltiva. In che senso? La risposta si può ascoltare su greenreport come sulle principali piattaforme streaming, a partire da Spotify.

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.