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Decadenza delle istituzioni democratiche, disuguaglianza e inquinamento accelerano l’invecchiamento

Uno studio spiega perché la politica svolge un ruolo nella variazione dei tassi di invecchiamento tra i diversi Paesi
 |  Scienza e tecnologie

Lo studio “The exposome of healthy and accelerated aging across 40 countries”, pubblicato su Nature Medicine da un team internazionale di ricercatori guidato dal cileno Hernan Hernandez del Latin American Brain Health Institute dell’ Universidad Adolfo Ibañez di Santiago de Chile (UAI BrainLat), ha rivelato che «fattori come l'instabilità politica, la disuguaglianza sociale e l'inquinamento ambientale possono accelerare significativamente l'invecchiamento umano».
Lo studio ha analizzato i dati di oltre 161.000 persone che vivono in 40 paesi - 7 in America Latina, 27 in Europa, 4 in Asia e 2 in Africa - con il Biobehavioral Age Gap (BBAG), un parametro innovativo che misura la differenza tra l'età cronologica e l'età prevista in base a salute fisica, capacità cognitive, funzionalità e altri indicatori biomedici e questo ha permesso loro di calcolare il "gap di età biocomportamentale" di ogni persona: la differenza tra la sua vera età cronologica e l'età prevista dal modello. Ad esempio, se una persona ha 50 anni ma il modello prevede che ne ha 60, il gap di età biocomportamentale è di 10 anni.
All’UAI BrainLat evidenziano che «I risultati hanno dimostrato che vivere in contesti caratterizzati da elevata disuguaglianza, aria inquinata o istituzioni politiche deboli può accelerare l'invecchiamento di diversi anni oltre quanto previsto».
Lo studio ha anche dimostrato che l'invecchiamento è accelerato da fattori meno sorprendenti, come l'ipertensione e le malattie cardiache, ma il legame con le influenze sociali e politiche potrebbe contribuire a spiegare perché i tassi di invecchiamento variano da Paese a Paese.
L’autore senior dello studio, lo psicologo e direttore di BrainLat Agustín Ibáñez, ricorda che « La polarizzazione politica e l'incertezza significano che viviamo in un mondo di disperazione. Non pensiamo all'impatto sulla salute che questo avrà a lungo termine. La nostra età biologica riflette il mondo in cui viviamo. L'esposizione all'aria tossica, l'instabilità politica e la disuguaglianza non solo influenzano la società, ma plasmano anche la nostra salute. Dobbiamo smettere di pensare alla salute del cervello come a una responsabilità puramente individuale e adottare un approccio più ecologico e neurosindemico».
Per identificare come gli ambienti fisici, sociali e politici influenzino direttamente la salute cerebrale e fisica, i ricercatori hanno utilizzato l'intelligenza artificiale e modelli epidemiologici e i risultati hanno indicato un invecchiamento più rapido in Egitto e in Sudafrica, mentre i Paesi europei hanno registrato l'invecchiamento più lento e le nazioni dell'Asia e dell'America Latina si sono collocate a metà strada.
Commentando i risultati della ricerca su Nature, la geriatra brasiliana dell’ Universidade de São Paulo Claudia Kimie Suemoto, ha detto che «E’ uno studio molto importante. Ci offre una prospettiva globale su come questi fattori dipendenti influenzano l'invecchiamento in diverse regioni del mondo».
I ricercatori spiegano che «Tra i fattori che maggiormente contribuiscono all'invecchiamento precoce sono stati individuati: l'inquinamento atmosferico, la disuguaglianza di reddito e di genere, la migrazione forzata, la mancanza di rappresentanza politica e l'indebolimento delle democrazie. L'impatto di queste esposizioni non era meramente teorico: le persone con livelli di BBAG più elevati mostravano un declino funzionale e cognitivo più accelerato nel tempo».
Il team internazionale di scienziati, «La ricerca richiede una ridefinizione dell'invecchiamento sano da una prospettiva strutturale. Le strategie di prevenzione devono considerare l'ambiente in cui le persone vivono, non solo le loro scelte individuali«. Lo studio sottolinea l'urgenza di attuare politiche che riducano le disuguaglianze, migliorino l'aria che respiriamo e rafforzino le democrazie».
Alla Facoltà di Psicologia dell'UAI concludono: «Questa pubblicazione ribadisce l'impegno nel generare conoscenze all'avanguardia che non solo spieghino fenomeni umani complessi, ma propongano anche percorsi concreti per il benessere sociale e sanitario».

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.