Su Alpi e Appennini vivono 100mila persone in più
Nonostante le croniche difficoltà che frenano lo sviluppo delle aree interne, dopo la pandemia Covid si è aperta una “stagione del risveglio” – la cui durata è ancora tutta da misurare – per Alpi e Appennini: secondo i dati messi in fila dall’Unione nazionale Comuni, Comunità, Enti montani (Uncem) nel Rapporto Montagne Italia (edizioni Rubbettino) documentano un segnale positivo sul fronte demografico.
«Numeri importanti per il “saldo migratorio”, che non elimina dal tavolo la grave “crisi demografica”, ma apre scenari e trend importanti – spiega il presidente Uncem Marco Bussone – Negli anni 2022-2023, dopo che la pandemia da Covid-19 è stata arrestata e sconfitta, l’Unione nazionale dei Comuni, delle Comunità e degli Enti montani registra un saldo positivo tra i movimenti della popolazione in ingresso e in uscita dalla montagna e che assume dimensioni assai più significative di quanto non si sia registrato nei momenti migliori del passato. Quasi 100 mila ingressi oltre le uscite, più del 12 per mille della popolazione. Certo, è ancora una ripresa che investe il Paese in modo diseguale: questa disomogeneità segna per di più una frattura rilevante tra le regioni del nord e del centro, tutte sistematicamente con apporti migratori positivi, e quelle del sud dove il segno meno, pur circoscritto e non generalizzato, appare ancora con una certa frequenza».
Si tratta di una «novità assoluta» come sottolinea Bussone, accompagnata dal fatto che sono soprattutto i cittadini di nazionalità italiana a tornare ad abitare le proprie montagne, mentre si riduce la presenza straniera. Si tratta di dati che aprono uno spazio d’analisi anche sul ruolo esercitato dalle Green community, ovvero la strategia avviata (ormai nel lontano 2010, ma entrata poi nell’ambito dei finanziamenti Pnrr con 135 milioni di euro) dall’Uncem insieme al ministero dell’Ambiente per favorire lo sviluppo di comunità locali coordinate e associate tra loro che vogliono realizzare insieme piani di sviluppo sostenibili dal punto di vista energetico, ambientale, economico e sociale. Nelle Green community si costruiscono ad esempio strategie per la gestione integrata e certificata del patrimonio forestale, la gestione della biodiversità e la certificazione della filiera del legno. E tanto altro: acqua, energia, agricoltura, turismo, nuove filiere produttive possono effettivamente contribuire alla nascita e alla crescita di una strategia di sviluppo che coinvolga cittadini, imprese e guidi gli Enti montani nel futuro. Coi primi risultati che iniziano a vedersi.