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Crisi della neve in Toscana: il dibattito sulla Doganaccia e il futuro della montagna

Dati allarmanti dal dossier "Nevediversa 2025" di Legambiente, serve un nuovo modello di turismo per affrontare il cambiamento climatico
 |  Toscana

L’intero arco alpino e la dorsale appenninica stanno vivendo una crisi senza precedenti legata alla progressiva scomparsa della neve. L’aumento delle temperature e la riduzione delle precipitazioni nevose stanno rendendo insostenibile il tradizionale modello di turismo invernale basato sugli impianti sciistici.

Secondo il  nuovo dossier Nevediversa 2025 “Una nuova montagna è possibile?” di Legambiente, presentato ieri a Milano, in Italia sono ben 265 le strutture sciistiche dismesse, più del doppio rispetto al 2020, e gli impianti che faticano a restare aperti sono in costante aumento.

In questo scenario di trasformazione, anche la Toscana si trova ad affrontare una crisi profonda. Le sue località sciistiche, già più vulnerabili rispetto a quelle alpine, risentono pesantemente del calo della neve e delle temperature sempre più miti. Tra i casi più emblematici della regione spicca il progetto della Nuova Funivia Doganaccia-Corno alle Scale, che ha suscitato forti critiche da parte di Legambiente Toscana per il suo impatto ambientale e la sua scarsa sostenibilità a lungo termine.

«In occasione della presentazione del Report Nevediversa 2025 come Legambiente Toscana vogliamo riportare all'attenzione il progetto distorto della Nuova Funivia Doganaccia-Corno alle Scale – dichiara Samuele Pesce, responsabile montagna di Legambiente Toscana – Si tratta di un progetto presentato come elemento di collegamento fra Toscana ed Emilia Romagna, ma in realtà non raggiunge nemmeno il Lago Scaffaiolo, si ferma a circa 850 m di distanza dalla stazione di arrivo dell’impianto emiliano, ed il ‘collegamento’ si realizza con l’uso di un tratto del sentiero di crinale 00, non percorribile in condizioni di innevamento con scarponi e sci in spalla. Crediamo che il progetto rientri in una visione distorta e anacronistica di turismo di massa, che non favorisce la destagionalizzazione estiva, che tra l’altro contrasta con l’istituzione di una zona ZSC che già soffre di eccessivo impatto antropico».

L’aumento delle temperature sta spingendo molti comprensori a investire in impianti di innevamento artificiale. Tuttavia, questa soluzione comporta un enorme dispendio di acqua ed energia, come sottolinea Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente: «Si continua ad alimentare la pratica dell’innevamento artificiale, che comporta consistenti consumi di acqua e di energia, senza invece mettere in campo una chiara strategia di adattamento e mitigazione alla crisi climatica. È da qui che bisogna partire, se si vuole arrivare ad una migliore gestione del territorio».

Anche i dati di innevamento confermano il trend negativo. La Fondazione Cima registra un deficit nevoso del 94% sugli Appennini nella fascia tra i 1000 e i 2000 metri, e del 78% tra i 2000 e i 3000 metri. Con questi numeri, il futuro degli impianti sciistici toscani appare sempre più incerto.

Di fronte a questa crisi, Legambiente insiste sulla necessità di ripensare il modello di sviluppo della montagna. Esperienze di turismo sostenibile, come quelle della Valle dei Cavalieri e della Val Maira, dimostrano che un'alternativa è possibile.

«Il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato - commenta Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente - e gennaio 2025 ha segnato un nuovo record come il mese più caldo di sempre. Bisogna ripensare il turismo invernale in una chiave più sostenibile e al tempo stesso avviare percorsi di governance tra le istituzioni, le comunità locali e le realtà territoriali replicando le buone pratiche di turismo dolce».

In Toscana, il dibattito resta aperto: puntare ancora sullo sci, con alti costi ambientali ed economici, o sviluppare nuove forme di turismo più in sintonia con il cambiamento climatico? La risposta sarà decisiva per il futuro delle montagne toscane.

Vincenza Soldano

Vincenza per l’anagrafe, Enza per chiunque la conosca, nasce a Livorno il 18/08/1990. Perito chimico ad indirizzo biologico, nutre da sempre un particolare interesse per le tematiche ambientali, che può coltivare in ambito lavorativo a partire dal 2018, quando entra a fare parte della redazione di Greenreport.it