
Eolico in Maremma, la Regione Toscana dice no al progetto per Scansano e Magliano

Nell’ambito del procedimento di Valutazione d’impatto ambientale (Via) di competenza statale, la Regione Toscana ha deliberato un parere negativo sul progetto di parco eolico nei Comuni di Scansano e Magliano in Toscana (GR) proposto dal Gruppo Visconti Scansano S.r.l., che prevede l’installazione di 11 pale eoliche da 7,2 MW ciascuna, per una produzione complessiva pari a circa 221,76 GWh/anno.
«Nonostante la nobile finalità di incrementare la produzione di energia da fonti rinnovabili e la nostra convinzione che produrre energia pulita rappresenti un interesse prioritario in vista di uno sviluppo sostenibile e della lotta ai cambiamenti climatici – dichiara il presidente della Regione, Eugenio Giani – la Regione Toscana giudica non adeguato questo progetto. Gli impianti per la produzione di energia rinnovabile devono essere realizzati nel rispetto sia del contesto in cui si vanno ad insediare, sia degli atti di programmazione e pianificazione regionale. Dunque la Toscana non è contro l’eolico, ma ogni concessione deve essere ponderata e in questo specifico caso l'attività istruttoria ha fatto emergere impatti non sostenibili su paesaggio, biodiversità ed economia locale. La Toscana è per l’energia verde, ma è soprattutto per uno sviluppo ragionato, dove fonti rinnovali e tutela del paesaggio proseguono di pari passo, indissolubilmente intrecciate».
In particolare, la Giunta regionale ha espresso la propria impossibilità ad escludere «un impatto negativo del progetto su paesaggio, beni culturali, infrastrutture ed aspetti socio-economici visti i parerei sfavorevoli espressi dai Comuni di Scansano e Magliano, le criticità segnalate dalla provincia di Grosseto, le interferenze con le risorse idriche evidenziate sia dal settore regionale forestazione che dall’Autorità idrica toscana e dall’Acquedotto del Fiora, i monitoraggi e le altre prescrizioni e integrazioni richieste dal settore regionale tutela, riqualificazione e valorizzazione del paesaggio, dal Genio civile Toscana sud, da Arpat, dal settore regionale tutela della natura e del mare e dal settore Vas e Vinca, e vista inoltre l’istruttoria regionale fatta dal settore Via (datata marzo 2025) che non esclude impatti negativi del progetto a livello paesaggistico, sulle aree boscate, nella tutela delle specie animali e vegetali delle aree naturali protette, sulla viabilità locale nella fase di cantiere e sulla».
Ancora una volta il criterio ostativo principale appare quello della “tutela del paesaggio”, in una regione che è stata appena colpita dalla sesta grande alluvione negli ultimi 18 mesi, con impatti certamente rilevanti (anche) sul paesaggio. La diffusione degli impianti rinnovabili è un elemento centrale nella mitigazione della crisi climatica e dei conseguenti eventi meteo estremi, perché permette di produrre energia in modo sostenibile, abbattendo le emissioni di CO2eq.
Non per questo tutti i progetti d’impianto rinnovabile possono andar bene tal quali: occorre, piuttosto, fare spazio a quelli ben progettati. Ma la Toscana non lo sta facendo alla velocità necessaria. In base ai dati messi in fila da Legambiente, per rispettare il pur timido obiettivo contenuto nel decreto Aree idonee del Governo Meloni, ovvero installare +80 GW dal 2021 al 2030 (di cui almeno 4,2 GW in Toscana), l’Italia dovrebbe fare spazio a nuovi impianti per un minimo di 10,38 GW/anno – che diventano +12 GW/anno per rispettare appieno i target RePowerEu fatti propri dal Piano elettrico 2030 elaborato dalla confindustriale Elettricità futura –, mentre anche nel 2024 si è fermata ampiamente sotto questa soglia (+7,48 GW). Continuando a questo ritmo, l’Italia avrà conseguito il suo obiettivo con 8 anni di ritardo e la Toscana con ben 19 anni, arrivando al 2049.
«Oggi, il vero pericolo non è rappresentato dall’installazione di impianti eolici e fotovoltaici, ma dall’inazione – spiegava poche settimane fa su greenreport il maremmano Angelo Gentili, responsabile Agricoltura di Legambiente nazionale, commentando sulle nostre pagine le difficoltà all’avanzamento delle rinnovabili in Maremma – Ogni ritardo nella realizzazione di infrastrutture energetiche rinnovabili significa continuare a dipendere dalle fonti fossili, con costi altissimi sia in termini economici che ambientali. Certo, il tema della pianificazione rimane centrale. Servono un quadro normativo chiaro e strumenti di concertazione territoriale che evitino speculazioni e garantiscano un’armonizzazione tra impianti e paesaggio, coinvolgendo attivamente agricoltori e comunità locali nella definizione delle scelte. Il modello da seguire non è quello di grandi impianti imposti dall’alto, ma quello di una transizione energetica partecipata, che dia priorità ai progetti migliori e di qualità, che vedano gli agricoltori e i cittadini come protagonisti e beneficiari diretti».
