
In Toscana l’economia circolare del vetro è a km zero: riciclo al 96,5% e -26% per le emissioni di CO2

Nel 2017 la (ri)nascita di Vetro Revet, nel 2022 la chiusura del cerchio con tutti i gestori dell’igiene urbana, nel 2025 la dimostrazione che le scelte industriali messe in campo per l’economia circolare del vetro stanno funzionando alla grande, come emerso ieri al Museo del vetro di Empoli nel corso di un evento istituzionale per raccontare l'evoluzione della filiera di riciclo toscana di questo materiale.
I dati mostrano che rispetto al 2010 è cresciuta del 160% la raccolta differenziata degli imballaggi in vetro, ma soprattutto che è aumentato del 505% il riciclo effettivo di questi rifiuti, pari a 110mila tonnellate annue. Ovvero, il 96,5% di tutto il vetro raccolto in modo differenziato in Toscana diventa nuovo prodotto (mentre il resto viene smaltito).
«La vocazione industriale di Revet – spiega l’ad Alessia Scappini, alla guida del più importante hub del riciclo dell’Italia centrale – si misura dalla capacità di dare una seconda vita alla materia, individuando sbocchi o partnership attraverso l’innovazione di prodotto e di processo. Per la filiera del vetro ma anche per quella delle plastiche miste ci siamo riusciti e in questo scenario Revet ha assunto un ruolo fondamentale: da pioniere dell’economia circolare a punto di riferimento e modello industriale, così da contribuire in modo significativo al conseguimento della neutralità climatica italiana ed europea».
Revet gioca effettivamente un ruolo da pivot nell’economia circolare del vetro, che è sbocciata grazie a un lavoro di squadra che ha portato a costruire nuove simbiosi industriali tra una delle più grandi vetrerie italiane – lo stabilimento Zignago di Empoli, dove avviene l’effettivo riciclo –, l’azienda di preparazione al riciclo e di produzione del rottame Paf (pronto al forno) Vetro Revet, e l’azienda che in Toscana gestisce oltre 23mila contenitori sparsi in tutta la regione (ovvero Revet, società a capitale prevalente pubblico controllata da Alia Servizi ambientali).
Una soluzione resa possibile applicando quanto previsto dall’accordo Anci-Conai nell’allegato tecnico dedicato Coreve – il Consorzio nazionale per il riciclo del vetro – che, oltre alle tradizionali aste per l’avvio a riciclo dei quantitativi raccolti in modo differenziato, prevede «la possibilità di definire convenzioni per il Paf, permettendo di consolidare filiere corte locali.
«Le chiavi di questo successo – argomenta il presidente nazionale di Coreve, Gianni Scotti – sono state due scelte strategiche che come Consorzio stiamo promuovendo in tutto il Paese: la prima riguarda il passaggio alla raccolta monomateriale che consente di aumentare l’effettivo riciclo. La seconda è proprio la filiera corta entro i confini regionali, che consente di abbattere l’inquinamento ambientale e sociale dei camion che devono trasportare il rifiuto da una regione all’altra. La Toscana è stata brava ma a onor del vero anche in altre regioni esistono filiere analoghe, penso per esempio alla Sicilia, dove la raccolta fa tutta capo a Trapani e sta funzionando benissimo».
Il tutto valorizzando la capacità manifatturiera che storicamente è presente a Empoli, mantenendo posti di lavoro e valore aggiunto a livello locale, migliorando al contempo le performance ambientali della filiera, come del resto Revet già da anni è riuscita a fare anche per il riciclo degli imballaggi plastici, a partire da quelli particolarmente difficili da restituire a nuova vita come il plasmix.
Per quanto riguarda la filiera del vetro, la sola riduzione del traffico su gomma per il trasporto dei rifiuti – studiata tramite carbon footprint e un’analisi del ciclo di vita (Lca) elaborata dall’azienda Ecolstudio, i cui risultati sono stati presentati da Ilaria Minardi –, nel caso della Toscana la filiera corta ha permesso di risparmiare 570mila km l’anno pari a una riduzione di 480 tonnellate di CO2. Nel complesso della filiera, si parla per la Toscana di una riduzione del 26% delle emissioni di CO2 equivalenti rispetto al dato di letteratura di una filiera di riciclo tradizionale.
«Col nuovo Piano regionale dell’economia circolare (per il quale i tre Ato toscani stanno adesso definendo i relativi piani d'ambito, ndr), la Toscana – conclude l’assessora regionale all’Ambiente, Monia Monni –continua a spingere con forza sul miglioramento della raccolta quali-quantitativa del vetro e sul potenziamento della filiera industriale di riciclo. Stiamo migliorando le performance ambientali della gestione dei rifiuti nella nostra regione, credendo in un modello che valorizzi il gesto quotidiano della differenziazione compiuto dalle cittadine e dai cittadini».
