
Isola d’Elba, il dissalatore in costruzione a Mola sarà pronto nei primi mesi del 2026: è il più grande d’Italia

Nell’ambito della Biennale del mare e dell’acqua “Blu Livorno”, la partecipata pubblica Asa – che ha in carico la gestione del servizio idrico integrato nei Comuni dell’ex Ato Toscana Costa – in collaborazione con Cispel Toscana, ha organizzato una giornata di confronto dedicata alle grandi sfide che attendono il servizio idrico integrato, con un focus particolare sulla dissalazione.
«Asa ha voluto creare un momento di riflessione aperto e concreto – spiega il presidente, Stefano Taddia – consapevoli che le sfide imposte dal cambiamento climatico e dalle nuove normative europee richiedono una visione integrata, innovativa e sostenibile della gestione idrica».
Tra i temi emersi: la crescente salinizzazione delle falde costiere, la necessità di dissalazione come strategia di resilienza e le criticità legate alla riduzione della disponibilità della risorsa idrica; al proposito, dal confronto è emerso come la buona gestione della crisi idrica del 2022 in Toscana è stata possibile grazie agli investimenti effettuati negli anni precedenti.
Sul fronte della dissalazione, in particolare, Asa ha annunciato che nei primi mesi del 2026 – rispetto all’iniziale ipotesi dell’estate 2025 – sarà pronto il dissalatore dell’Isola d’Elba: si tratta, ad oggi, del più grande dissalatore in Italia, che ha previsto un investimento pari a circa 29 milioni di euro. Il dissalatore dell’Elba garantirà 7.000 metri cubi di acqua al giorno, che consentirà di efficientare, anche in termini energetici, la fornitura idrica dell’isola.
La Toscana si conferma così un territorio all’avanguardia nel Mediterraneo sul fronte della dissalazione, con quello in costruzione a Mola che rappresenterà l’apice di un processo iniziato sull’isola d’Elba nell’ormai lontano 2011, quando fu firmato un accordo di programma tra tutti i Comuni dell'isola.
Il dissalatore produrrà annualmente «circa 2,5 mln di metri cubi, che sono più di due terzi dell'acqua che oggi deriva dalla terraferma – come già spiegato dal direttore dell’Autorità idrica toscana (Ait), Alessandro Mazzei – In questo modo avremo la possibilità di mettere a riposo la condotta sottomarina e le falde acquifere della Val di Cornia, che sono falde molto stressate dal punto di vista quantitativo, tant'è vero che c'è una forte intrusione del cuneo salino. Potremo quindi dare un beneficio ambientale alla Val di Cornia e un beneficio economico all'Isola d'Elba, garantendo un approvvigionamento sicuro e continuo sulla principale isola dell'arcipelago toscano».
«Emungeremo le acque a 800 metri di distanza (dalla costa, ndr) a 23 metri di profondità, e restituiremo le acque leggermente più saline, per quanto il bilancio del sale sia assolutamente neutro: una manciata di sale si prende una manciata di sale si rilascia – ha dettagliato recentemente nel merito Marco Brilli, dirigente Asa – Lo ricederemo a 1700 metri di distanza e 42 metri di profondità, dove non vi è presenza di posidonia. Grazie alla miscelazione di quest'acque di restituzione con le acque depurate del depuratore limitrofo, avremo un doppio vantaggio. Da una parte le acque coi sali disinfetteranno le acque reflue, dall’altra le acque reflue si misceleranno con le acque maggiormente salate, per consentire una miscelazione molto più veloce ed efficace».
