Pizziconi, completata l’opera di presa della cassa d’espansione con 13,3 milioni di euro
I lavori per realizzare la cassa d’espansione di Pizziconi sono cominciati a marzo 2021, la fase principale del cantiere si è chiusa nell’ottobre 2024 e ora c’è anche il ‘rubinetto’. Sì, perché la cassa di Pizziconi a Figline e Incisa è dotata di paratoie alte un paio di metri che si potrà scegliere quando alzare ed abbassare e farlo da remoto: un vantaggio non di poco conto per regolare l’ingresso dell’acqua dell’Arno nell’invaso ed evitare di farlo o troppo presto, prima dell’arrivo di un’onda importante, o troppo tardi, il che sarebbe potuto accadere con paratoie fisse: nei prossimi due mesi saranno ultimate le rifiniture che mancano.
«Oggi inauguriamo l’opera di presa della cassa di espansione di Pizziconi, parte integrante del sistema delle quattro casse di Figline. Un sistema che metterà in maggiore sicurezza questo territorio e il centro storico di Firenze – spiega l’assessora regionale all’Ambiente e Protezione civile, Monia Monni – L’opera è fondamentale perché rappresenta il rubinetto della cassa: ci permetterà di gestire le piene e derivare fino a 200-250 metri cubi al secondo dall’Arno. In pratica, è come se riuscissimo a intercettare il Mugnone in piena prima che entri nell’Arno».
L'intervento, cassa di espansione esclusa, è costato 13 milioni e 300 mila euro: si tratta della prima cassa con alimentazione di nuova generazione a monte di Firenze e consentirà di far dormire sonni un po’ più tranquilli; l’opera permetterà l’ingresso delle acque di piena dell’Arno all’interno della cassa di espansione grazie al sottoattraversamento dell'autostrada A1 e del viadotto ferroviario dell’Alta velocità.
La cassa di espansione di Pizziconi, che si distende in aperta campagna, è in grado di ricevere 3,4 milioni di metri cubi di acqua (che saliranno a 3,8 quando sarà ultimato il terzo modulo) ed è una delle quattro casse che compongono un sistema complesso di mitigazione del rischio idraulico per chi abita nel centro storico di Firenze e nel Valdarno.
A Pizziconi si affiancano infatti Restone, opera che sarà completata nel 2026 e capace di raccogliere 5,5 milioni di metri cubi d’acqua, la cassa di Prulli (circa 7 milioni di metri cubi, fine lavori entro inizio 2028) e Leccio (8 milioni di metri cubi, in progettazione). Complessivamente l’intero sistema, su cui sono stati investiti 206 milioni di euro, sarà in grado a regime di invasare circa 25 milioni di metri cubi di acqua, spiegano dalla Giunta toscana.