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«Plures è la concreta dimostrazione del fatto che rifiuti ed energia sono ormai realtà strettamente integrate»

«Rimane però aperto il nodo della frazione indifferenziata che, seppur sempre più ridotta grazie a sistemi di raccolta intelligenti, continua a rappresentare una criticità. Credo sia indispensabile un’assunzione di responsabilità collettiva, che purtroppo oggi non si vede ancora»
 |  Toscana

Dopo anni di crescita in nell'ottica della sostenibilità per lo sviluppo dei territori locali, oggi l'economia circolare della Toscana si prepara ancora una volta a cambiare marcia. Ne abbiamo parlato con Nicola Ciolini, presidente di Revet, amministratore delegato di Estra, vicepresidente di Alia e coordinatore Confservizi Cispel Toscana per l’economia circolare.

Intervista

È stato recentemente confermato Coordinatore delle aziende di gestione dei rifiuti e di economia circolare di Cispel Toscana, per i prossimi 4 anni: quali sono le priorità della associazione in questo periodo?

«Stiamo attraversando una fase di profondo cambiamento nell’organizzazione della gestione dei rifiuti, che deve muoversi in una duplice direzione: da un lato offrire ai cittadini un servizio sempre più efficiente, dall’altro creare valore attraverso recupero, riciclo e riutilizzo dei materiali. Le aziende vanno sostenute in questa trasformazione con una visione unitaria, affinché la Toscana possa contare su una gestione omogenea: una condizione fondamentale sia per lo sviluppo del territorio, sia per garantire una maggiore capacità di intervento».

Il primo nodo è l'attuazione del Piano regionale di gestione dei rifiuti è l'adeguamento in corso dei tre Piani d’ambito: qual è la sua valutazione, riusciamo ad essere autosufficienti in Toscana dal punto di vista degli impianti di chiusura del ciclo?

«Sono in corso interventi importanti. Nei prossimi cinque anni, grazie agli investimenti sostenuti dalle aziende, Plures in primis, la Toscana potrà raggiungere l’autosufficienza nel recupero e riciclo di plastica, tessile, Raee e nella produzione di biometano. Rimane però aperto il nodo della frazione indifferenziata che, seppur sempre più ridotta grazie a sistemi di raccolta intelligenti, continua a rappresentare una criticità. Nel 2023 la Toscana ha prodotto 2,15 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, con una raccolta differenziata del 66,66%: ciò lascia circa 720 mila tonnellate di frazione non differenziata residua. Il Piano regionale demanda agli Ato le scelte necessarie per colmare questo gap, ma le risposte ancora mancano. Credo sia indispensabile un’assunzione di responsabilità collettiva, che purtroppo oggi non si vede ancora».

Il 2025 è il primo anno dei nuovi obiettivi di riciclo della direttiva europea, dobbiamo arrivare almeno al 55% per i rifiuti urbani: ce la facciamo a scala nazionale e regionale?

«In Toscana, come a livello nazionale, serve ancora un ultimo sforzo, visto che la media di riciclo si attesta intorno al 50% o poco oltre, pure ricordando che l’Italia è tra i Paesi europei con le migliori performance. Le nostre filiere di riciclo ottengono risultati eccellenti, in particolare per carta e cartone, plastiche, vetro, alluminio e legno. Nei prossimi anni anche il tessile avrà una forte accelerazione, grazie all’entrata in funzione di nuovi impianti, così come i Raee».

Il settore del riciclo presenta segnali di crisi: plastiche, tessili, Raee. Lei è anche presidente di Revet: com’è la situazione in Toscana?

«In Toscana il riciclo delle plastiche è il comparto più maturo e può contare su un’industria di riferimento a livello nazionale. La crisi che stiamo vivendo è legata all’andamento dell’industria e dei mercati, oggi in sofferenza. Noi però abbiamo scelto di continuare a investire nei materiali su cui stiamo costruendo nuove filiere, come Raee e tessili: già a ottobre entrerà in funzione, in Revet, la seconda linea di riciclo per la produzione di granulo mentre nel 2026 è attesa la messa in funzione del Textile Hub a Prato».

Quali sono le aspettative per il prossimo Circular economy act europeo?

«Ci aspettiamo una semplificazione e un’armonizzazione nella classificazione di alcune tipologie di rifiuti. Non significa abbassare il livello di attenzione, ma al contrario migliorare la tracciabilità e ridurre la burocrazia, anche attraverso una digitalizzazione più capillare dell’intera filiera».

Dopo Montespertoli e Peccioli, la Toscana e la stessa Alia dispongono, finalmente, degli impianti di digestione anaerobica necessari, con la produzione di biometano. Secondo lei, che è anche amministratore delegato di Estra, è un fatto che spinge a una maggiore integrazione fra aziende di gestione rifiuti e aziende energetiche?

«Plures è la concreta dimostrazione del fatto che rifiuti ed energia sono ormai realtà strettamente integrate. Gli impianti di digestione anaerobica ne sono un esempio evidente: a Montespertoli possono essere trattate ogni anno fino a 160.000 tonnellate di rifiuti organici, a Peccioli circa 97.000. A questi si affiancano investimenti congiunti nelle energie rinnovabili. La circolarità deve essere perseguita nel suo insieme: rifiuti, acqua ed energia. Lo stesso vale per cittadini e imprese, sempre più coinvolti in un percorso di transizione ecologica che richiede servizi integrati».

La recente sentenza Tar Veneto fa chiarezza su prossimità e concorrenza negli impianti di recupero della frazione organica, qual è la sua opinione?

«È una sentenza che conferma la necessità di considerare i costi ambientali e di trasporto nell’efficientamento del ciclo dei rifiuti. Una raccolta intelligente e uno smaltimento in impianti territoriali hanno un valore importante, oggi misurabile in termini di riduzione delle emissioni di carbonio e di performance Esg».

Arera ha sfornato quest’estate una grande quantità di provvedimenti regolatori, a partire dal nuovo metodo tariffario, quale è la sua opinione? Arera aiuta i processi di modernizzazione del settore o no?

«I provvedimenti adottati prima della pausa estiva sono di fondamentale importanza per accompagnare la crescita graduale e progressiva del settore dei rifiuti in Italia. La nuova metodologia tariffaria è stata varata all’insegna della continuità e della stabilità: condizioni essenziali per garantire la finanziabilità del settore. Su questo fronte Arera ha già un track record positivo, sperimentato con successo nel settore idrico. Parallelamente, stiamo assistendo all’introduzione di meccanismi regolatori che consentiranno di misurare sempre meglio le performance ambientali e di qualità dei gestori, collegando a esse i giusti segnali economici. Tutto ciò in un quadro di crescente trasparenza, rafforzata anche dalle nuove regole sull’unbundling».

Maurizio Izzo

Giornalista, responsabile comunicazione di una azienda che si occupa di produzioni video, organizzazione di eventi, multimedia. Ho prodotto numerosi documentari sulla cooperazione internazionale.