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A Milano il cemento si è bevuto la città

 |  Editoriale

Dalla Milano da bere a quella dei presunti abusi edilizi, dove basterebbe una segnalazione autocertificata di inizio attività (Scia) per tirare su un grattacielo dalla ristrutturazione di un capannone, il passo è stato fin troppo breve.

Si sta allargando a macchia d’olio l’inchiesta della Procura milanese, dopo che a marzo è finito agli arresti domiciliari l’ex direttore dello Sportello unico edilizia del Comune di Miano ed ex componente della Commissione paesaggio, Giovanni Oggioni; in un filone parallelo dell’inchiesta sul provvedimento “Salva Milano”, già bloccato al Senato – ieri la Procura milanese ha chiesto sei nuovi arresti, mettendo sotto accusa la gestione urbanistica della città.

Secondo il procuratore capo Marcello Viola «il fenomeno indagato, legato ad alcuni profili di incontrollata espansione edilizia, ha assunto dimensioni di rilievo notevolissimo». Gli interrogatori preventivi sono già in agenda per il 23 luglio, quando il gip sarà chiamato a esprimersi sui provvedimenti chiesti dalla Procura, con le accuse che spaziano dalla corruzione al falso: tra gli interessati dalle richieste di custodia cautelare, spiccano i nomi dell’assessore del Comune di Milano Giancarlo Tancredi, dell’imprenditore Manfredi Catella, fondatore e ceo del gruppo Coima, e dell’imprenditore della società immobiliare Bluestone, Andrea Bezziccheri.

Tra i grandi nomi sotto accusa risulta anche l'archistar Stefano Boeri, mentre è di stamani la notizia che ad essere coinvolto nell’inchiesta è anche il sindaco di Milano, Beppe Sala, insieme a oltre 70 indagati.

È lapidario nel merito Carlo Monguzzi, presidente della Commissione consiliare n. 8 (Mobilità - Ambiente - Arredo Urbano - Verde) nel Consiglio comunale di Milano: «È peggio di Tangentopoli. Sala chiarisca fino in fondo tutta la vicenda urbanistica.  Oppure tutti a casa. Si fermino tutti i progetti a partire da San Siro. Tancredi se ne vada e si scusi con la città. Sono inaccettabili le dichiarazioni del sindaco: Sala la smetta di continuare a dire non c'ero, e se c'ero dormivo».

Secondo il sindaco Sala occorre infatti «avere un quadro più completo dei rilievi che stanno emergendo in queste ore. Posso solo dire che l'Amministrazione non si riconosce nella lettura che viene riportata».

Monguzzi, ingegnere chimico che ha contribuito alla nascita dei Verdi e di Legambiente, di cui è stato presidente regionale, per questa legislatura è stato eletto nella lista Europa Verde Sala Sindaco, ma non ci sta ad assecondare l’attendismo: «Ora è peggio di Tangentopoli – ribadisce –, dove c'erano fortissimi episodi di corruttela per orientare alcune scelte. Ma qui è l'intero sistema urbanistico edilizio al servizio dei privati, con un assessorato parallelo e un Pgt parallelo. Non si può cavarsela con "la mela marcia", venga in aula il sindaco a spiegare tutto. E il nuovo assessore sia di completa rottura con gli ultimi anni. Io una proposta ce l'ho. E per un minimo di decenza si fermino tutti i progetti a partire da San Siro. E tutte le anime belle che adesso si stracciano le vesti dove erano quando negli ultimi anni eravamo in 2 o 3 derisi e sbeffeggiati a batterci contro la speculazione edilizia e il Salva Milano?».

Tutte le accuse restano ancora da chiarire in sede giudiziaria, ma è ormai lampante che l’urbanistica milanese è in piena crisi. La capitale economica italiana soffre di «incontrollata espansione edilizia» – le parole sono della Procura, sorprendentemente ma positivamente con una linea molto ambientalista – eppure i costi dell’abitare sono sempre più fuori portata per i cittadini, simbolo di un Paese dove sono stati 39.000 gli sfratti emessi solo nel 2023, prevalentemente per morosità.

Il miglior esempio che potremmo seguire è appena al di là dal confine italiano, nella capitale austriaca. A Vienna oltre il 40% degli alloggi è costituito da case popolari, e la maggior parte degli abitanti vive in uno di questi 400mila appartamenti. Come documenta una nuova ricerca del Climate & Community Institute, il  sistema di edilizia sociale verde comunale di Vienna è un esempio di come, anche nel contesto di un Governo nazionale conservatore, regioni e città possano ancora intraprendere azioni coraggiose per affrontare insieme la crisi abitativa e quella climatica.

«Grazie all'edilizia popolare e al diffuso controllo degli affitti – spiegano i ricercatori – i costi degli alloggi sono bassi per tutti gli 1,6 milioni di inquilini di Vienna. Nel 2023, l'affitto medio al metro quadro a Vienna era di 10,5 euro, mentre gli affitti nella zona interna di Londra erano oltre tre volte superiori. Nessuna grande città dell'Europa occidentale ha affitti più bassi».

Vienna ha infatti costruito alloggi popolari in ogni quartiere e regolamenta gli affitti in tutta la città, favorendo la nascita di comunità coese e integrate, ben servite dai trasporti pubblici e ricche di parchi e infrastrutture ricreative: «L'edilizia popolare della città è il fulcro di un regime di pianificazione urbana progressista che ha posto l'accento sulla sostenibilità, l'equità di genere, la mobilità a basse emissioni di carbonio e altri beni pubblici».

Luca Aterini

Luca Aterini, toscano, nasce settimino il 1 dicembre 1988. Non ha particolari talenti ma, come Einstein, si dichiara solo appassionatamente curioso: nel suo caso non è una battuta di spirito. Nell’infanzia non disegna, ma scarabocchia su fogli bianchi un’infinità di mappe del tesoro; fonda il Club della Natura, e prosegue il suo impegno studiando Scienze per la pace. Scrive da sempre e dal 2010 per greenreport, di cui è oggi caporedattore.