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Fame armata e rubinetti a secco, dopo il cibo a Gaza sta finendo anche l’acqua

Unicef: «Solo il 40% dei dissalatori per la produzione di acqua potabile rimane operativo a Gaza, senza carburante smetterà di funzionare entro poche settimane»
 |  Acqua

Mentre la guerra in Medio Oriente si allarga ancora, dopo che Israele ha convinto Donald Trump a bombardare i siti nucleari dell’Iran, a Gaza i morti crescono per la fame tanto quanto per le bombe, e presto a mancare sarà anche l’acqua, che nella Striscia è fornita da impianti di dissalazione: i più moderni e flessibili sono alimentati da energia solare Il resto dipende dal carburante fossile per funzionare, così come i camion per la distribuzione dell’acqua, ma i flussi sono ormai agli sgoccioli.

«Attualmente solo il 40% degli impianti di produzione di acqua potabile rimane operativo a Gaza (87 su 217). Senza carburante, tutti questi impianti smetteranno di funzionare entro poche settimane – spiegano dall’Unicef – Da quando, dopo i terribili attacchi del 7 ottobre 2023, è stata interrotta tutta la fornitura di elettricità a Gaza, il carburante è diventato essenziale per produrre, trattare e distribuire acqua a oltre due milioni di palestinesi. Se l'attuale blocco del carburante in entrata a Gaza, che dura da oltre 100 giorni, non verrà interrotto, i bambini cominceranno a morire di sete. Le malattie stanno già avanzando».

Senza carburante, gli impianti di desalinizzazione che già operano a capacità ridotta cesseranno completamente di operare; inoltre, senza carburante, il trasporto di milioni di litri d'acqua alla popolazione si fermerà. Nei principali punti di produzione, un gran numero di asini sta iniziando a sostituire i camion. Ma si tratta dell'ultimo respiro di un sistema già al collasso: un carretto trainato da asini può trasportare a malapena 500 litri, d’acqua, mentre un camion arriva a 15.000. E persino gli asini stanno rallentando: c'è a malapena abbastanza cibo per tenerli in movimento. Del resto non c’è più cibo neanche per gli esseri umani.

L’Onu stima che da quando Israele ha allentato il suo blocco totale al passaggio degli aiuti umanitari, il mese scorso, più di 400 persone siano morte nel tentativo di raggiungere i punti di distribuzione del cibo.

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.