
Servizio idrico, investimenti cresciuti del 110% in 10 anni. Ma dopo il Pnrr la tariffa non basterà

Si è celebrato oggi a Roma il decennale di Utilitalia, la federazione che dal 2015 rappresenta le aziende dei servizi pubblici locali, un comparto che da allora ha messo il turbo: il valore della produzione è salito dai 38 miliardi del 2015 ai 68 miliardi del 2025 (+79%) con anche una crescita degli occupati, che sono passati da 90.000 a 104.000. Mediamente ogni euro di fatturato di queste aziende genera un livello di produzione di 2,6 euro e, al contempo, per ogni milione di euro di fatturato si impiegano tra i 16 e i 34 occupati.
«Negli ultimi anni - spiega il presidente di Utilitalia, Filippo Brandolini - tra pandemia, crisi energetica e siccità le utilities si sono trovate ad affrontare una serie di situazioni emergenziali che hanno rappresentato sfide enormi per il comparto. Ciò nonostante, le imprese non si sono limitate a garantire la continuità dei servizi ma hanno realizzato investimenti fondamentali per supportare la transizione ecologica del Paese, confermando la loro centralità all’interno di questo percorso».
Paradigmatico il caso del servizio idrico integrato, dove gli investimenti pro-capite sono passati dai 38 euro annui del 2015 agli 80 euro stimati nel 2025, con una crescita del 110%. Tra i nodi da sciogliere restano però gli investimenti relativi alle gestioni “in economia”, dove gli enti locali come i Comuni si occupano direttamente del servizio idrico: qui gli investimenti crollano a 29 euro per abitante.
Inoltre per il prossimo futuro, a fronte di un valore complessivo degli investimenti sostenuti dalla tariffa aumentato fino a circa 4 miliardi l’anno, il fabbisogno di settore è stimato da Utilitalia in almeno 6 miliardi l’anno. Negli ultimi anni il Pnrr ha destinato al settore circa 1,1 miliardi annui: serviranno dunque risorse aggiuntive pari a circa 0,9 miliardi di euro l’anno fino al 2026, e pari ad almeno 2 miliardi di euro l’anno dopo la chiusura del Pnrr, per innalzare l’indice di investimento complessivo. Nell’ottica della federazione, alle risorse derivanti dalla tariffa andrebbe affiancata anche una quota di contributo pubblico di almeno 1 miliardo di euro l’anno per i prossimi 10 anni.
