Il Consiglio Ue rilancia la strategia europea per salvaguardare le risorse idriche
A febbraio la Commissione europea ha pubblicato una serie di relazioni che valutano lo stato delle risorse idriche nei Paesi comunitari. Da tali valutazioni è emerso che il 34 % del territorio dell'Ue è colpito da scarsità idrica e solo il 37 % dei corpi idrici superficiali presenta un buono stato ecologico, mentre meno del 30 % presenta un buono stato chimico. In questo contesto, nel giugno scorso Bruxelles ha presentato la strategia europea per la resilienza idrica come strumento riguardante una questione di sicurezza, preparazione alle crisi e autonomia strategica per l'Ue. Questa strategia sottolinea inoltre la dimensione economica, descrivendo la gestione sostenibile delle risorse idriche e l'innovazione come opportunità per rafforzare la base industriale, la competitività e la leadership globale dell'Europa.
Ora i vertici comunitari hanno compiuto un ulteriore passo in questa direzione. Il Consiglio Ue ha approvato le conclusioni sulla strategia europea per la resilienza idrica, che riflettono l'appello unanime dei ministri dell'Ambiente a favore di un'azione più forte e coordinata in tutta Europa per affrontare le crescenti sfide idriche che il continente e le regioni dell'Ue devono affrontare. Come spiegato in una nota da Bruxelles, la strategia mira a garantire acqua pulita e accessibile a tutti, assicurando al contempo la resilienza degli ecosistemi e dell'economia attraverso un approccio sostenibile e integrato alla gestione delle risorse idriche.
Per il Consiglio Ue, le conclusioni adottate oggi segnano un passo significativo verso la salvaguardia delle risorse idriche europee di fronte allo sfruttamento eccessivo e alla cattiva gestione, ai cambiamenti climatici, al degrado ambientale e ai rischi di inquinamento. In particolare, i ministri dell’Ambiente riuniti a Bruxelles sottolineano la necessità fondamentale di ripristinare il ciclo dell'acqua, che è essenziale per l'approvvigionamento idrico e gli ecosistemi vitali dell'Europa. Ribadiscono che ciò è fondamentale per garantire la resilienza a lungo termine contro gli eventi idrologici estremi legati al clima, quali inondazioni, siccità e aumento delle temperature sia negli ambienti d'acqua dolce che in quelli marini. Ed evidenziano l'importanza di prevenire l'inquinamento idrico alla fonte, anche affrontando il problema dei nuovi inquinanti quali i Pfas e altre sostanze chimiche nocive. Viene inoltre sottolineata la necessità di un accesso equo all'acqua e ai servizi igienico-sanitari, ribadendo l'importanza di modernizzare le reti, ridurre le perdite idriche e migliorare i sistemi di distribuzione per garantire che nessuno sia lasciato indietro. Il Consiglio ribadisce anche l'importanza strategica della resilienza idrica per la competitività, la sicurezza alimentare e la preparazione alle crisi dell'Ue.
Le conclusioni approvate a Bruxelles sottolineano la necessità di continuare a investire in infrastrutture resilienti, strumenti digitali e sistemi di allerta precoce per mitigare gli effetti degli eventi idrici estremi. La resilienza idrica è stata evidenziata come fondamentale per la preparazione alle crisi, la stabilità sociale e la sicurezza ambientale, compresa la protezione da minacce quali sabotaggi, attacchi informatici e interruzioni esterne dell'approvvigionamento idrico. Il Consiglio chiede inoltre miglioramenti urgenti alle infrastrutture idriche, anche nelle zone remote e nelle isole.
Il quadro complessivo viene però letto in modo più critico dal mondo dell’associazionismo ambientalista. La coalizione Living Rivers Europe (Lre), segnala l’European environmental bureau (Eeb), accoglie con favore il riconoscimento da parte del Consiglio dell'urgente necessità di attuare e applicare correttamente la legislazione vigente dell'Ue in materia di acqua e il riconoscimento dell'importanza delle soluzioni basate sulla natura per affrontare la scarsità d'acqua e mitigare le inondazioni, «tuttavia, in termini di realizzazione concreta, le conclusioni sono insufficienti in quanto non richiedono fondi specifici per soluzioni basate sulla natura né il riorientamento dei sussidi dannosi». La coalizione Living Rivers Europe afferma in particolare che «la Commissione europea deve recepire il messaggio: la direttiva quadro sulle acque non deve essere oggetto del prossimo pacchetto Omnibus».
Come sottolineato anche da parte dell’Eeb, con i bilanci pubblici limitati in tutta Europa, è positivo che le conclusioni del Consiglio sottolineino l'importanza di sfruttare appieno gli strumenti economici della direttiva quadro sulle acque per recuperare i costi dei servizi idrici. «Tuttavia, esse non riconoscono la responsabilità estesa del produttore (un sistema che prevede che chi inquina copra l'80% dei costi di rimozione dei microinquinanti dalle acque reflue) della direttiva aggiornata dell'Ue sul trattamento delle acque reflue urbane». Se poi è vero che i ministri hanno inoltre invitato gli Stati membri e la Commissione a integrare in modo più sistematico la resilienza idrica nei finanziamenti, nelle politiche e nei settori, compresa l'agricoltura, è anche vero che «le conclusioni ignorano la gerarchia delle misure del “principio dell'efficienza idrica prima di tutto” – scrive l’Eeb – non riconoscendo che le risorse idriche non convenzionali, come la desalinizzazione, dovrebbero essere solo una misura complementare di ultima istanza alla riduzione della domanda e alle misure di efficienza idrica». Inoltre, viene sottolineato dalla rete di associazioni ambientaliste europee, «concentrandosi sull'efficienza piuttosto che sulla riduzione della domanda idrica, le conclusioni rischiano di non riuscire a garantire le riduzioni urgenti e necessarie del prelievo idrico a livelli sostenibili in tutta Europa».