
Oggi si celebra la Giornata mondiale della Terra nel segno di Francesco, messaggero di speranza

Nata nel 1970 a valle di un grave incidente petrolifero lungo le coste statunitensi, il 22 aprile di ogni anno la Giornata mondiale della Terra torna come preziosa occasione per sensibilizzare cittadini, aziende e istituzioni sull’importanza della tutela del nostro pianeta: giunta alla 55esima edizione e diffusa ormai in tutto il pianeta, col sostegno dell’Onu, oggi si snoda attorno al tema “Il Nostro Potere, Il Nostro Pianeta”.
«Richiama l’urgenza di un’azione collettiva per triplicare la produzione globale di energia rinnovabile entro il 2030. La transizione energetica è ormai una priorità», sottolinea nel merito l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), una priorità che è oggi rafforzata dall’eredità di Papa Francesco, che ci ha lasciati proprio alla vigilia della Giornata mondiale della Terra. «Con straordinaria lucidità e determinazione, il Papa ha richiamato l’attenzione del mondo sulla necessità di prendersi cura della casa comune, sottolineando il legame tra tutela dell’ambiente, giustizia sociale e responsabilità intergenerazionale», rimarca l’Ispra ricordando la sua visione di ecologia integrale: «Un riferimento importante e un invito ad affiancare ai dati e alla conoscenza scientifica, una riflessione più ampia sul modello di sviluppo, sui diritti e sulle disuguaglianze, con lo sguardo sempre rivolto ai più fragili e ai più esposti agli effetti dei cambiamenti climatici».
Secondo il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, Papa Francesco «è stato un uomo di fede per tutte le fedi», che ha lavorato con persone di ogni credo e provenienza per illuminare il cammino da seguire: «Nella sua storica visita del 2015 alla sede centrale delle Nazioni Unite, parlò dell'ideale dell'organizzazione di una "famiglia umana unita". Papa Francesco ha anche compreso che proteggere la nostra casa comune è, in fondo, una missione e una responsabilità profondamente morale che appartiene a ogni persona. La sua Enciclica papale Laudato Si’ ha dato un contributo fondamentale alla mobilitazione globale che ha portato allo storico Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici».
Oggi però quell’Accordo rischia di naufragare. In base ai dati messi in fila da Copernicus – il programma europeo di punta per l’osservazione della Terra –, il 2024 è stato l'anno più caldo mai registrato a livello globale, con una temperatura media di 15,10°C, superando di 0,72°C la media del periodo 1991-2020 e di 1,6°C i livelli preindustriali.
È la prima volta che la temperatura media globale annuale supera la prima soglia di sicurezza (+1,5°C rispetto all’epoca pre-industriale) stabilita dall'Accordo di Parigi, anche se siamo ancora in tempo per rispettare il vincolo: come spiegato recentemente a greenreport da Giulio Betti, meteorologo Lamma e Cnr, «l’avremo superato quando l’anomalia di temperatura sarà oltre +1,5°C in modo “stabile”, ovvero per almeno 3-5 anni. Ma il fatto di avere sfiorato nel 2023 e abbondantemente superato nel 2024 i +1,5°C a livello globale, nonostante l’arrivo della Niña negli ultimi mesi del 2024 (ovvero il fenomeno ciclico di raffreddamento su larga scala delle temperature superficiali delle acque nell'Oceano Pacifico equatoriale centrale e orientale, ndr), lascia pensare che si possa essere entrati in un tipping point, superando uno scalino dal quale non si torna indietro. La probabilità che i +1,5°C vengano raggiunti stabilmente nei prossimi anni si è alzata di molto».
Si tratta di una sfida che riguarda in primo luogo il Vecchio continente, dato che il 2024 è stato l'anno più caldo mai registrato anche in Europa, ma con una temperatura media superiore di 1.47°C alla media del periodo di riferimento tra il 1991 e il 2020: il doppio rispetto al dato globale. Allargando il quadro d’osservazione, si parla di ben +2,92°C in più rispetto all'era pre-industriale 1850-1900.
«Mai come ora occorre salvare il pianeta dal depauperamento delle risorse naturali, risolvendo allo stesso tempo i problemi legati all’ inquinamento e ai cambiamenti climatici – osserva nel merito Gianluigi Angelantoni, vicepresidente del Kyoto club – L’Italia e l’ Europa sono chiamate a proteggere il futuro delle nuove generazioni, il loro benessere e la loro salute, specialmente ora che gli Stati Uniti dichiarano di volersi defilare dal raggiungimento dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile. Occorre agire coesi nella convinzione che i comportamenti di ogni individuo possano essere determinanti nella salvaguardia del Pianeta».
Nel primo Earth Day senza Papa Francesco risuonano con ancora più forza le parole che il pontefice ha rivolto nella sua Esortazione Laudate Deum, rivolgendosi a coloro che detengono il potere e rischiano di essere «ricordati per la loro incapacità di agire quando era urgente e necessario farlo». Una vera e propria chiamata all'azione, in ambito globale che va dal rendere efficace il multilateralismo all'importanza di cambiare gli stili di vita dei singoli e delle famiglie.
Papa Bergoglio si è sempre schierato nettamente a favore della transizione energetica ed ecologica, una transizione giusta, che può imprimere una svolta all'azione climatica e tutelare le persone. Le sue parole «Dobbiamo superare la logica di apparire sensibili al problema e allo stesso tempo non avere il coraggio di fare cambiamenti sostanziali», risuonano estremamente attuali, perché, anche oggi, mentre si celebra la Giornata mondiale della Terra, i numeri descrivono una situazione drammatica per il nostro pianeta che è stretto nella morsa della crisi climatica e di quella di natura.
«La crisi climatica e quella di natura di cui stiamo subendo in modo progressivamente più drammatico gli effetti, riguardano tutte le specie – conclude il Wwf Italia ricordando Papa Francesco per la Giornata della Terra – Anche quella umana che è quella che ha più da perdere ma che può, ancora, invertire la rotta. Allora perché non agire subito? Dedicare un solo giorno al nostro pianeta non basta. La Terra va protetta ogni giorno».
