
Che Paese siamo? Rifiuti, inquinamento dell’aria e acqua sprecata nel quadro fornito dall’Istat

“Noi Italia - 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo”, è il titolo dato dall’Istat al corposo report appena pubblicato online, di cui è disponibile anche una sintesi. Ma bastano pochi passaggi inseriti in queste decine di pagine per delineare il Paese che siamo. Per esempio, questo paio di righe inserite in apertura della sezione “infrastrutture e trasporti”: «Nel 2023, con un tasso di motorizzazione pari a 694 autovetture ogni mille abitanti, l’Italia si attesta come il Paese più motorizzato a livello europeo». O queste tre righe, che seguono di poco: «Nel 2023, l’Italia dispone di una rete ferroviaria pari a 28,4 km ogni 100 mila abitanti, dotata di binario per l’alta velocità solo per il 6 per cento della lunghezza complessiva dei binari e presente solo in sei regioni italiane su venti». Ci sarebbe poi da riflettere sui paragrafi dedicati alla spesa totale per Ricerca e Sviluppo, che nel 2022 ammonta a circa 27,3 miliardi di euro, con un’incidenza dell’1,37 per cento in rapporto al Pil, a fronte di una media dell’Ue del 2,21 per cento.
Ma la parte che più interessa è quella dedicata ad “Ambiente e agricoltura”. Partiamo dai rifiuti urbani prodotti, che nel 2023 sono stati in lieve aumento rispetto all’anno precedente (+0,7 per cento), arrivando a quota 29,3 milioni di tonnellate, con una produzione annua di 496,2 kg per abitante (+4,0 kg). La quota di rifiuti raccolti e smaltiti in discarica (15,8 per cento del totale dei rifiuti urbani prodotti) è in diminuzione, rispetto al 2022 (-2,0 punti percentuali). La situazione di maggiore criticità, viene sottolineato, con quote superiori al 50 per cento di rifiuti urbani conferiti in discarica, si riscontra in: Molise (66,4 per cento), che importa da altre regioni il 34,0 per cento dei rifiuti smaltiti in discarica; Marche (43,1 per cento) e Toscana (38,3), che importano da altre regioni, rispettivamente il 17,6 e il 20,4 per cento dei rifiuti smaltiti. La raccolta differenziata, fattore strategico per la corretta gestione dei rifiuti, sale al 66,6 per cento dei rifiuti urbani prodotti. Nel 2023, rispetto all’anno precedente, le emissioni di gas serra derivanti dal sistema economico italiano (sul territorio italiano e all’estero) generate da famiglie e attività produttive residenti in Italia si riducono e sono pari a 399 milioni di tonnellate di CO2 equivalente.
Nel quadro fitto di luci e ombre fornito dall’Istat, le buone notizie finiscono però qua. L’inquinamento dell’aria continua a rappresentare uno dei principali problemi ambientali, soprattutto in ambito urbano. Nel 2024 il 40,6 per cento delle famiglie percepisce come inquinata l’aria della zona in cui vive e quasi un quinto delle famiglie segnala la presenza di odori sgradevoli. Le famiglie di Lombardia e Campania lamentano in percentuale maggiore, anche nel 2024, la presenza di inquinamento dell’aria nella zona in cui vivono (rispettivamente 57,2 – in crescita di 2,5 punti percentuali rispetto al 2023 – e 48,1 per cento). Il problema degli odori sgradevoli è lamentato soprattutto dalle famiglie che vivono in Campania e Puglia (rispettivamente 29,0 e 27,5 per cento).
Per quanto riguarda la risorsa idrica, nel 2022 il volume di acqua prelevata per uso potabile è pari a 9,14 miliardi di metri cubi (-0,5 per cento, rispetto al 2020), con un prelievo giornaliero di 25,0 milioni di metri cubi (424 litri per abitante al giorno), grazie a una fitta rete di approvvigionamento composta da circa 37.400 punti di prelievo distribuiti su tutto il territorio nazionale. Dei 1.492 enti che gestiscono l’approvvigionamento di acqua per uso potabile, la quota di quelli specializzati (308), pari al 20,6 per cento, ha prelevato il 91,1 per cento del totale (circa 8,3 miliardi di metri cubi). Rispetto al 2020 il volume di acqua prelevata si è ridotto dello 0,5 per cento, confermando il trend in diminuzione registrato dal 2015 (-3,6 per cento).
Da oltre un ventennio, l’Italia è al primo posto nell’Ue per la quantità di acqua dolce complessivamente prelevata per uso potabile da corpi idrici superficiali o sotterranei. Nel 2022 si riducono complessivamente sia il volume di acqua immessa in rete sia il volume di acqua erogata agli utenti finali, pari rispettivamente a 8,0 miliardi di metri cubi di acqua (-1,4 per cento rispetto al 2020), corrispondenti a 371 litri per abitante al giorno, e a 4,6 miliardi di metri cubi di acqua (-1,6 per cento rispetto al 2020), corrispondenti a 214 litri per abitante al giorno. Il volume delle perdite idriche totali, nella fase di distribuzione dell’acqua, corrisponde a 3,4 miliardi di metri cubi, pertanto il 42,4 per cento dell’acqua immessa in rete non arriva agli utenti finali (42,2 per cento, nel 2020).
Si stima che l’acqua dispersa nelle reti comunali di distribuzione dell’acqua potabile soddisferebbe le esigenze idriche di 43,4 milioni di persone per un intero anno (un numero di utenti pari a circa il 75 per cento della popolazione italiana). Nel 2022, in Italia lo 0,1 per cento della popolazione totale (circa 58 mila abitanti) risiede in 13 comuni in cui è completamente assente il servizio pubblico di distribuzione dell’acqua potabile.
La percentuale di residenti allacciata alla rete fognaria pubblica, nel 2022, è pari all’88,8 per cento, dato stabile a livello nazionale rispetto al 2020; di contro, si contano circa 6,6 milioni di residenti non allacciati alla rete. I comuni dove il servizio pubblico di fognatura risulta completamente assente sono 41 (397 mila residenti). Il 2,2 per cento degli abitanti (1,3 milioni), nel 2020, risiede in 296 comuni completamente privi del servizio di depurazione delle acque reflue urbane.
Segnaliamo un ultimo dato riguardante i rifiuti marini spiaggiati: nel 2023 sono in media 250 rifiuti per ogni 100 metri di spiaggia (nel 2022 erano 303 rifiuti/100 metri), un valore lontano dal benchmark fissato dalla Commissione europea, fissato su 20 rifiuti su 100 metri di spiaggia.
E un altro riguardante i consumi energetici complessivi (elettrici, termici e di trasporto), coperti da fonti
rinnovabili: l’Italia, con circa 19,6 per cento, è ben lontana dal nuovo obbiettivo (39,4 per cento) stabilito per il 2030 dal Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec), aggiornato nel 2024.
