Skip to main content

Dalla crisi del 2008 l’emigrazione italiana è tornata un fenomeno strutturale

I migranti siamo noi: nell’ultimo anno gli italiani espatriati all’estero sono oltre 155mila, un record

Con 1,6 milioni espatri e 826 mila rimpatri in 20 anni, il Paese mostra un saldo negativo di oltre 817 mila cittadini italiani per l’estero soprattutto da Lombardia, Nordest e Mezzogiorno
 |  Approfondimenti

A Natale si sa, siamo tutti più buoni, ed è il momento migliore dell’anno per provare a ripartire con la retorica dell’accoglienza, dell’apertura allo straniero (anche) nei patri confini. È una retorica che lascia però fuori la cruda realtà, quella di un Paese – il nostro – che non si è mai ripreso dalla Grande recessione del 2008 ed è tornato a guardare all’estero come una via di fuga. Mai come nell’ultimo anno (2024) censito dalla XX edizione del rapporto Italiani nel mondo della Fondazione Migrantes, dato che si contano 155.732 partenze dall’Italia: un record storico.

Tra il 2006 e il 2024 l’emigrazione italiana è diventata un fenomeno strutturale. Dopo la crisi del 2008, gli espatri sono cresciuti costantemente, anche dalle Regioni dove la qualità di vita è più alta (in Toscana dal 2006 il saldo migratorio complessivo è negativo per 33.478 cittadini), ampliando il divario con gli arrivi dall’estero. In vent’anni si contano infatti 1,6 milioni di espatri e 826 mila rimpatri con un saldo negativo di oltre 817 mila cittadini italiani, concentrato soprattutto tra Lombardia, Nordest e Mezzogiorno.

rapporto migranti 2025

Eppure per la destra di Governo sarebbe l’arrivo di migranti, in un Paese demograficamente in profondo declino, il problema da affrontare. «Questa Italia – commenta Gian Carlo Perego, presidente della Commissione episcopale per le migrazioni della Conferenza episcopale italiana e della Fondazione Migrantes – non può avere come risposta solo il decreto legge del 28 marzo 2025, convertito nella Legge n. 74 del 23 maggio 2025, che ha introdotto modifiche al principio dello ius sanguinis, limitando la cittadinanza automatica a due generazioni di discendenza, con qualche eccezione. Al contempo, è stato bocciato un referendum sulla riduzione dei tempi della cittadinanza da 10 a 5 anni, anche per il 65% dei bambini nati in Italia da genitori di altre nazionalità e che frequentano le nostre scuole: uno strabismo legislativo».

A forza di non voler correggere il tiro, il problema va rafforzandosi non solo verso l’estero, ma anche tra le varie Regioni dello Stivale. Se al 1° gennaio 2025 risultano iscritti all’Anagrafe per gli italiani all’estero (Aire), 6,4 milioni di persone, pari quasi a 1 italiano su 9 – in altre parole “l’Italia fuori dell’Italia” è ormai la ventunesima regione – la mobilità interna al Paese continua a svuotare il Sud e le aree interne: dal 2014 al 2024, più di 1 milione di persone ha lasciato il Mezzogiorno per il Centro-Nord, contro 587 mila in direzione opposta. I più mobili sono i giovani tra i 20 e i 34 anni (quasi il 50%), seguiti da adulti in età lavorativa. Le province interne e montane pagano il prezzo più alto: perdita di popolazione, chiusura di scuole e servizi, impoverimento sociale. Il rapporto descrive così “un’Italia a velocità diverse”, dove le disuguaglianze territoriali alimentano, in un circolo vizioso, tanto l’esodo interno quanto quello verso l’estero: la mobilità interna, infatti, è spesso la prima tappa di un progetto migratorio più ampio, che molte volte arriva oltre confine.

rapporto migranti 2025 1

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.