Sanzioni americane alle petroliere in alto mare: il diritto internazionale marittimo esiste ancora?
La Bbc, autorevolissima fonte britannica, riporta che la Coast guard degli Stati Uniti è in «inseguimento attivo» di un'altra nave (sarebbe la terza in ordine cronologico) nelle acque internazionali di fronte alle coste del Venezuela, e conclude riportando che «le tensioni nella regione continuano ad aumentare».
Abbiamo assistito al sequestro di altre due petroliere nel mese di dicembre, l’ultima sabato scorso. L'inseguimento di domenica riportato dalla Bbc riguarda una nave petroliera appartenete secondo Washington D.C. alla cosiddetta “flotta oscura” autorizzata che fa parte dell'evasione illegale delle sanzioni del Venezuela.
Sappiamo che è in corso una coercizione con l’uso della forza militare - da parte della più potente Marina da guerra del pianeta - in quanto Washington accusa il Venezuela di «utilizzare i soldi del petrolio per finanziare crimini legati alla droga». mentre il Venezuela ha descritto i sequestri di petroliere come «furto e rapimento». La scorsa settimana il presidente Usa Donald Trump, inasprendo ulteriormente la tenzione presente nell’ara, ha ordinato il «blocco» delle petroliere autorizzate in entrata e in uscita dal paese.
Ricordiamo che il Venezuela rappresenta una delle più grandi riserve di petrolio esistenti nel mondo, continua ad accusare l'amministrazione americana di rubare le risorse energetiche del Paese.
Resta il fatto che per dovere di cronaca riportiamo che le autorità statunitensi non hanno ancora confermato ufficialmente l'inseguimento della terza petroliera avvenuto ieri né è dato sapere la posizione esatta in cui è iniziato l’inseguimento né il nome della petroliera coinvolta.
La scorsa settimana, più di 30 delle 80 navi presenti nelle acque territoriali venezuelane o in procinto di avvicinarsi ai porti del Paese risulterebbero essere sotto «sanzioni statunitensi», secondo i dati raccolti da TankerTrackers.com (servizio online indipendente che monitora e segnala le spedizioni di petrolio greggio in diversi punti di interesse geografici e geopolitici).
Della natura giuridica delle cosiddette sanzioni americane, e soprattutto della legittimità delle stesse, stendiamo un velo pietroso e lasciamo la cronaca per lasciare spazio agli studiosi del diritto internazionale marittimo la cui posizione, peraltro, risulta essere in larga maggioranza di assoluta contrarietà, e non è un mistero per nessuno.
Nicolas Maduro, dal canto suo, ha più colte ripetuto che «questi atti non resteranno impuniti», in risposta al sequestro di sabato; ha poi anche aggiunto che intende presentare un reclamo formale al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Uniti e ad altre non meglio specificate «Agenzie multilaterali e ai governi del mondo».
La reazione del governo è comprensibilissima in ragione del fatto che il Venezuela dipende fortemente dai ricavi delle esportazioni di petrolio, necessarie per finanziare la spesa pubblica.
Al sequestro delle petroliere va anche aggiunto che, nelle ultime settimane, gli Stati Uniti hanno rafforzato la presenza militare nell’area caraibica e condotto attacchi rivelatesi mortali contro presunte imbarcazioni venezuelane, giudicate dalle forze americane stesse, adibite a traffico di droga, uccidendo circa 100 persone sulla mera presunzione di colpevolezza: da lasciare allibiti qualsiasi persona normo dotata, figuriamoci i giuristi di professione.
Vale la pena richiamare il fatto che l’amministrazione statunitense, ad oggi, non ha fornito alcuna prova attendibile che le unità navali sospettate di contrabbando di droga, colpite e affondate, uccidendo chiunque si trovasse a bordo delle stesse, trasportassero realmente sostanze stupefacenti.
Un elemento che potremmo definire di non voluta ilarità – se non fosse legato a fatti così tragici – lo ricaviamo dalle dichiarazioni di funzionari statunitensi che hanno parlato sotto anonimato, affermando che l'abbordaggio della petroliera sequestrata sia avvenuto in maniera «consenziente», in quanto la petroliera si è fermata volontariamente e ha permesso alle forze statunitensi di salire a bordo, come se fosse possibile per un’unità mercantile opporre qualsiasi resistenza alle forze militari americane impiegate nella condotta di tali operazioni.
E così, giorno dopo giorno, assistiamo impotenti allo sbriciolamento del diritto internazionale marittimo e conseguentemente viene minato ogni presupposto di legalità necessario a garantire la liberta dei mari.
Uno sciagurato salto indietro nel tempo di quasi tre secoli!