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Le certifica l’Inapp, ente pubblico vigilato dal ministero del Lavoro

Oltre 2 milioni di italiani stanno rinunciando alle cure sanitarie per motivi economici

«Le polizze sanitarie private aiutano, ma non risolvono il problema» senza mantenere «centralità e universalità» del servizio pubblico
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Secondo i dati messi in fila dal’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche (Inapp), un Ente pubblico di ricerca di rilevanza nazionale vigilato dal Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, sono oltre 2 milioni gli italiani tra i 18 e i 74 anni (pari al 5,3% della popolazione) nel 2024 hanno rinviato visite mediche o cure dentistiche perché non potevano permettersele. La situazione è ancora più grave tra chi soffre di malattie croniche, dove la percentuale sale al 9,2%.

Solo il 13,7% degli italiani possiede oggi una polizza sanitaria, mentre un altro 10,6% vorrebbe attivarla, ma non tutti possono permettersela: la quota più elevata (32,2%) si registra non a caso nelle famiglie con figli e redditi superiori a 5.000 euro al mese.

Il Servizio sanitario nazionale copre del tutto o in parte il 76% delle visite e il 79% degli esami diagnostici. Il restante 22-21% è pagato di tasca propria: un terzo con l’aiuto di una polizza, due terzi interamente dai pazienti.

«Le polizze sanitarie private aiutano, ma non risolvono il problema» secondo l’Inapp, col suo presidente – Natale Forlani – a sottolineare: «Le polizze sanitarie possono rappresentare una alternativa ed un complemento per contribuire a ridurre i tempi di attesa e ad ampliare l’accesso a prestazioni non coperte dal SSN, offrendo maggiori tutele ai lavoratori che ne beneficiano tramite i contratti collettivi. È importante, però, garantire che l’assistenza integrativa continui a rafforzare e integrare il servizio pubblico, mantenendone la centralità e l’universalità».

Redazione Greenreport

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