
Al Senato Usa passa per un voto la legge fiscale targata Trump, decisivo il sì del vicepresidente Vance

«Stay UNITED, have fun, and Vote “YAY”». State uniti. Divertitevi. Votate entusiasti sì. Donald Trump lancia tramite la sua piattaforma social Truth l’esortazione ai senatori Repubblicani impegnati nella discussione della legge di bilancio fortemente voluta dal tycoon stesso. Ma il problema è che tanto uniti non sono stati: se due giorni fa, per il voto sulla discussione generale, due esponenti del Partito repubblicano si erano espressi contro la linea ufficiale, subito rimbrottati sempre via social da Trump, ieri è andata anche peggio. Sulla carta il presidente statunitense può contare su una maggioranza al Senato di sei voti: 53 a 47. Ma ieri i Repubblicani dissidenti sono saliti a tre. Sarebbe finita 50 a 50. E solo l’aggiunta del voto del vicepresidente JD Vance, consentito dalla Costituzione ma decisamente inusuale, ha consentito di dare il via libera del testo.
Duramente contestato dai Democratici e da associazioni di varia natura, quello che Trump ama chiamare “Big Beautiful Bill” prevede massicci tagli alla sanità che lascerebbero senza copertura almeno 12 milioni di americani, tagli fiscali che finiranno per avvantaggiare i più ricchi, un aumento del debito pubblico di circa 3,3 trilioni di dollari, 1,75 milioni di posti di lavoro a rischio solo nel settore dell’edilizia e impedimenti vari alle fonti rinnovabili che porteranno alla cancellazione di 500 GW di potenziale capacità di generazione di energia.
Ora il testo deve tornare alla Camera dei rappresentanti. Un primo via libera era già stato espresso alla fine di maggio, ma ora è necessaria una nuova votazione per approvare la versione modificata. Trump sta pressando perché la legge venga approvata definitivamente entro il 4 luglio, giorno della festa nazionale. Le incognite non mancano, ma anche i vertici istituzionali si stanno adoprando per stringere i tempi ed esaudire i desiderata del tycoon. Il presidente della Camera dei rappresentanti, il repubblicano Mike Johnson, ha assicurato in un comunicato che «i deputati si riuniranno immediatamente per esaminare il testo», che arriverà «sulla scrivania del presidente Trump in tempo per il 4 luglio». Molto dipenderà però dal peso che acquisiranno i dissidenti interni al Partito repubblicano, che alla Camera può contare su una maggioranza anche più risicata di quella presente al Senato. E le conseguenze dei tagli al programma sanitario federale Medicaid preoccupano non poco anche tra le fila dei Repubblicani. «In un colpo solo i Repubblicani hanno approvato il più grande credito d’imposta per miliardari mai visto, finanziato privando milioni di persone dell’assistenza sanitaria e togliendo il cibo dalla bocca a bambini affamati», ha dichiarato il leader dei Democratici al Senato Chuck Schumer. Altrettante e altrettanto dure critiche piovono sul testo da fuori il Congresso.
Al di là dei rischi insiti nel ridurre il sostegno al sistema sanitario e i favori concessi ai più ricchi a scapito delle fasce di popolazione più vulnerabili, il Sierra club sottolinea anche i danni dal punto di vista economico e ambientale insiti nel disegno di legge approvato dal Senato. Se approvato così com’è, ribadisce l’antica e grande organizzazione ambientalista statunitense, porrebbe fine a quasi tutti i crediti d’imposta per l’energia pulita previsti dall’Inflation Reduction Act, eliminerebbe gli standard di efficienza dei carburanti per le automobili, soffocherebbe l’innovazione industriale e concederebbe ingenti elargizioni alle aziende produttrici di combustibili fossili e agli inquinatori. «Il disegno di legge – aggiunge il Sierra club – richiede anche ulteriori vendite di contratti di locazione nell’Arctic National Wildlife Refuge, ma non solo le trivellazioni nell’Artico sono poco lungimiranti dal punto di vista ambientale, ma si sono dimostrate anche poco redditizie, dato che le principali compagnie petrolifere hanno dimostrato disinteresse per le precedenti vendite di contratti di locazione».
Un forte interesse a proseguir lungo la strada tracciata negli ultimi anni lo invece stanno dimostrando le aziende impegnate nel settore delle rinnovabili, grazie alle norme approvate durante la presidenza Biden. Che però ora Trump vuole cancellare di netto. Spiega il fondatore della piattaforma per le energie pulite Cleanview Michael Thomas: «2.332 progetti solari ed eolici con una capacità combinata di 547 GW dovrebbero entrare in funzione nel 2027 o più tardi, secondo il nostro project tracker di Cleanview. La stragrande maggioranza di questi progetti sarebbe a rischio di cancellazione se l’attuale legge del Senato passasse». Ma, come aggiunge sempre Thomas, il disegno di legge non si limiterebbe a rallentare drasticamente la crescita dell'energia pulita: «Fornirà anche sussidi all’industria dei combustibili fossili. Una disposizione del disegno di legge esenterebbe i trivellatori di petrolio e gas dal pagamento delle imposte sulle società. Un’altra disposizione offre ai produttori di carbone un credito d’imposta sulla produzione. Questi incentivi si aggiungerebbero alle centinaia di miliardi di dollari di sussidi che l’industria fossile ha ricevuto dai contribuenti nell’ultimo secolo».
