Inchiesta Milano: Sala in Consiglio ribadirà la sua estraneità ai fatti, il Pd gli fa da scudo ma chiede «cambiamento»
La principale forza politica che lo sostiene in Consiglio comunale, il Pd, gli ha confermato «appoggio e sostegno»: una delegazione che lo ha incontrato domenica gli ha però anche chiesto «segnali di cambiamento per rispondere ai nuovi bisogni della città». Beppe Sala, per il quale la Procura milanese ipotizza i reati di «false dichiarazioni su qualità personali proprie o di altre persone» e concorso in «induzione indebita a dare o promettere utilità», si è preso ancora alcune ore di tempo prima di sciogliere la riserva su quel che intende fare.
Chi ci ha parlato ancora questa mattina ha trovato il sindaco di Milano intenzionato a non compiere un passo indietro sulla base delle accuse che sono state mosse nei suoi confronti dalla Procura. Ma allo stesso tempo, sempre dal partito guidato da Elly Schlein gli sono stati evidenziati tutti i rischi insiti in un rilancio politico della sua figura battendo sul tasto del vittimismo nei confronti della magistratura. Piuttosto, come ha spiegato il segretario milanese Pd Alessandro Capelli, da qui alla scadenza del mandato nel 2027 va aperto un «confronto serrato con la città da parte di tutto il centrosinistra» cambiando rotta e mettendo al centro «diritto all’abitare, direzione dello sviluppo urbanistico, accessibilità, equità e città pubblica».
Il nodo verrà sciolto alle 16,30 di oggi, quando Sala interverrà in Consiglio per parlare per la prima volta pubblicamente e formalmente della vicenda esplosa con tutta la sua dirompenza giovedì scorso nell’ambito dell’inchiesta sull’urbanistica nel capoluogo lombardo, che vede ora iscritte nel registro degli indagati 74 persone. Secondo l’accusa dei pm, il sindaco sarebbe «stato indotto dall’assessore Tancredi a scegliere Marinoni come presidente della Commissione Paesaggio, conferendogli un potere da cui è pacifico che sia Tancredi per primo a trarre illeciti benefici, e nella consapevolezza che dalla Coima di Catella, così come da altri imprenditori, Marinoni riceva incarichi privati che lo condizionano nelle decisioni sugli interventi di loro interesse».
Una prima incognita su quel che avverrà questo pomeriggio è legata all’assessore Tancredi, sul quale pende l’accusa di corruzione e una richiesta di arresti domiciliari: le sue dimissioni sono date per cosa certa, ma nella tarda mattinata ancora a Palazzo Marino non è arrivato nulla di formale. A Sala è stato chiesto dalle forze che lo sostengono di voltare decisamente pagina rispetto alla gestione dell’urbanistica e dell’edilizia registrata in questi anni, e di scegliere come prossimo assessore una figura di totale rottura rispetto al modello fin qui seguito. E, sempre nel caso che oggi pomeriggio Sala dovesse confermare che non intende dimettersi, il sindaco dovrà già annunciare anche misure concrete (nuove nomine e non solo) che vadano in questo senso. Anche sulla vendita dello stadio di San Siro alle squadre di calcio, su cui ha spinto per arrivare a conclusione entro il 31 luglio, Sala dovrà cedere. Ma non è detto che l’annuncio di un semplice slittamento dell’operazione lo metterà al riparo da critiche provenienti dall’interno della stessa coalizione che lo sostiene.
La questione San Siro e aree limitrofe è una delle «schifezze» che nei giorni scorsi aveva evidenziato il consigliere di maggioranza e presidente della commissione Ambiente Carlo Monguzzi che ora, alla vigilia dell’intervento di Sala in Consiglio, non molla la presa e di fronte a un ipotetico slittamento di due mesi dell’operazione parla apertamente di «ipocrisia». «È una finzione rimandare la vendita, serve a niente, bisogna non farla». Quanto alle altre questioni che saranno sul tavolo nel consiglio di oggi, Monguzzi elenca le vere misure concrete da mettere in campo, senza troppi discorsi che non portano da nessuna parte. «Non serve nessun piano del verde, bisogna piantare alberi e cambiare l’assessora che in 4 anni non li ha piantati. E il piano casa c’è già. Servono urgentemente spiegazioni e chiarimenti, e cambiare gli assessori inidonei. Se no cambia niente. E dare risposte politiche, come chiedo da mesi, ai problemi posti dalla magistratura».
Nel suo discorso di oggi Sala, sempre che alla fine opti veramente per escludere le dimissioni, dovrà essere convincente anche con il mondo dell’associazionismo che lo ha sostenuto ma che già da tempo aveva chiesto di cambiare rotta rispetto all’urbanistico e all’edilizia. Come Legambiente, che già nei mesi scorsi aveva protestato davanti al tribunale milanese contro il cosiddetto Salva-Milano con lo slogan «no al condono». E che ora dalla Lombardia sottolinea: «L’assunto era che i privati - gli “sviluppatori”, come si chiamano - dovessero avere meno vincoli e spese nelle loro proposte, rimuovendo di fatto le regole percepite come troppo rigorose imposte dalla legge. Anche a scapito dell’interesse pubblico. Nel frattempo, la città ha cominciato a riflettere su cosa avesse realmente bisogno, soprattutto dopo la pandemia: la mitigazione degli effetti della crisi climatica, la protezione dagli eventi meteorologici estremi, uno spazio pubblico e servizi di qualità per tutte le età, le abilità e capacità di spesa. Mentre il riassetto urbanistico della città mostrava una sua attrattiva, è emerso senza remore un profilo di “incontrollata espansione edilizia”, com’è stato definito, che arriva oggi al capolinea con l’azione della Guardia di Finanza».
Le ore passano e si fanno frenetiche, in attesa dell’intervento di Sala. Incontri, telefonate, l’ipotesi dimissioni perde sempre più quota. Il presidente della commissione Ambiente di Palazzo Marino scuote la teta: «Tutto è finito a tarallucci e vino - prevede Monguzzi - inaccettabile. L’unica cosa che interessa è vendere San Siro. Del disastro dell’urbanistica nessuno più parla. Tancredi si dimette per evitare gli arresti. Il Sindaco ribalta tutta la realtà e, come in una commedia pirandelliana detta al Pd le condizioni per restare. Che sostanzialmente sono San Siro e obbedienza su tutto il resto. Cioè assolutamente niente di nuovo. Il tutto condito da parole vuote: i paletti (vi ricordate la fine di quelli di San Siro?), il cambio di passo e la discontinuità senza obiettivi precisi sono solo una presa in giro. Io continuo a chiedere che sia fatta chiarezza e autocritica e che si faccia il contrario di quello che si è fatto finora. E nuovi assessori che facciano il contrario di quello fatto finora. E non fate ridere i polli con un nuovo piano del verde: gli alberi vanno piantati, non disegnati sulla carta».
Insomma, l’aria che tira è che se pure non ci saranno le dimissioni del sindaco, la maggioranza che lo sosterrà perderà pezzi.