«Basta stragi di civili, pace subito». Legambiente contro l’occupazione israeliana di Gaza
Il gabinetto di sicurezza d’Israele ha approvato la proposta del primo ministro Benyamin Netanyahu di occupare militarmente Gaza, suscitando un’immediata reazione da parte delle Nazioni Unite nella persona dell’Alto commissario Onu per i diritti umani, Volker Türk, con la contrarietà all’operazione che arriva a toccare addirittura lo stesso capo dell’esercito israeliano Eyal Zamir. Si tratta di uno scenario che andrebbe ad accrescere ulteriormente la pulizia etnica già in corso a Gaza, cui il mondo ambientalista si oppone con forza.
Festambiente, lo storico festival nazionale di Legambiente che si è chiuso ieri in Maremma ha lanciato un appello che ha preso forma sul palco centrale, quando tutti i volontari e le volontarie della manifestazione – con bandiere della pace, palestinesi e di Legambiente – hanno osservato un minuto di silenzio per scongiurare ogni ipotesi scellerata di occupazione israeliana e per chiedere la fine immediata delle stragi di civili a Gaza, dove da quasi due anni un'intera popolazione vive sotto assedio: affamata, colpita mentre è in coda per il cibo, privata di acqua, cure e rifugi.
«Non può esistere un mondo diverso, senza inquinamento e crisi climatica, se non c'è giustizia per i popoli e rispetto per la vita umana – ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – La guerra distrugge vite, città, speranza di futuro ed è la peggiore forma di sopruso, come dimostrano l’Ucraina e tutti gli altri paesi teatri di guerra nel Pianeta. Oggi chiediamo con forza lo stop a bombardamenti, stragi di civili e di minorenni, e il via libera immediato all’ingresso di cibo a Gaza. Servono subito un cessate il fuoco e una politica che rimetta al centro l’umanità e la pace, e il riconoscimento dello Stato della Palestina, per mettere in pratica concretamente l’idea dei due popoli in due Stati», peraltro la stessa soluzione su cui sta insistendo (finora invano) l’Onu.
Ogni giorno dall’inizio dell’occupazione di Gaza, secondo l’Unicef, è scomparsa una classe di 28 minorenni che hanno perso la vita sotto i bombardamenti e i colpi dell’esercito isreaeliano. Bambini denutriti, famiglie annientate, interi quartieri cancellati. Una catastrofe umanitaria che non può e non deve lasciare indifferenti. A commento dell'annuncio del Governo israeliano di voler occupare militarmente Gaza City assumendone il controllo diretto, Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia aggiunge che «questa decisione rischia di segnare un punto di non ritorno nell’escalation della crisi e dell’occupazione illegale dei Territori palestinesi. Il piano di Israele è chiaro: rafforzare il controllo su Gaza, anziché porre fine al genocidio in corso. Lo sta facendo in modo sfacciato sotto gli occhi della comunità internazionale, che continua a non intervenire e in aperto disprezzo della richiesta dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite di porre fine all'occupazione.
Lo sfollamento forzato di 1 milione di persone che ancora si trovano a Gaza City avrebbe conseguenze umanitarie catastrofiche, rendendo impossibile soccorrere la popolazione alle organizzazioni umanitarie come Oxfam, dato che la stragrande maggioranza del nostro staff vive e lavora lì. Le notizie di piani per confinare i civili in campi strettamente controllati poi sono profondamente allarmanti e rievocano alcuni dei capitoli più oscuri della storia.
Per questo – conclude Pezzati – lanciamo un appello urgente per un’azione immediata dei Paesi che, come l'Italia, possono esercitare la necessaria pressione diplomatica, legale ed economica su Israele, per fermare questa atrocità. La storia non perdonerà coloro che hanno scelto il silenzio di fronte all'annientamento di Gaza».