I pirati del Mediterraneo calpestano il diritto internazionale marittimo attaccando la Global Sumud Flotilla
Siamo stati facili profeti, ma non era difficile immaginare una reazione di questo tipo, fin dal primo sorvolo di droni dalla nota località turistica tunisina di Sidi Bou Said: la Global Sumud Flotilla è stata nuovamente attaccata da droni nel corso di questa notte, quando sono state lanciate polveri urticanti su alcune barche ed esplose numerose bombe sonore.
Avevamo chiesto da queste colonne che l’Europa – di cui la maggior parte dei volontari sono cittadini – si adoperasse per fornire adeguata protezione alle unità della Global Sumud Flotilla e al suo prezioso carico, affinché raggiunga la sua destinazione finale: la popolazione stremata di Gaza.
L’ecologista, europarlamentare e responsabile Conversione ecologica del Pd nazionale, Annalisa Corrado, ha tenuto a rassicurare direttamente dalla Flotilla su cui è imbarcata informando che l’equipaggio sta bene nonostante l’attacco di stanotte: «Ci sentiamo molto sostenuti da tutto questo, è stata una brutta notte ovviamente – spiega Corrado nel videomessaggio che riportiamo in pagina – Nessun ferito ma qualche danno, perché le bombe sonore possono danneggiare le vele com’è accaduto; tanti i droni che ci siamo esercitati a seguire tutta la notte con gli occhi, per capire se potessero diventare un pericolo per noi. Si tratta di un atto d’intimidazione terribile in acque internazionali, molto vicino alla Grecia, ai confini dell’Europa. Qualcuno pensa di poter fare quello che vuole, dove vuole. Noi siamo sereni, il team è gagliardo e adesso cercheremo di capire come proseguiranno le giornate dopo questa nottata».
La navigazione della Flotilla è infatti ancora lunga, e il rischio che la reazione israeliana diventi ancora più cattiva è altissimo. Non possiamo non sottolineare che l’aggressione di questa notte – per fortuna ancora solo di disturbo –, lontanissima da ogni principio del diritto del mare, è avvenuta in acque internazionali, il cosiddetto “alto mare”, e come tali considerate acque libere alla navigazione e non soggette alla giurisdizione di nessuno Stato.
Cosa accadrà dunque, quanto le unità della Flotilla raggiungeranno il limite delle acque territoriali di Israele? Ricordiamo che, come per tutti gli altri Stati che hanno sottoscritto la convenzione di Montego Bay (Unclos), anche le acque territoriali di Israele si estendono per 12 miglia dalla linea di base delle coste. Attualmente esiste una sorta di “blocco navale” dichiarato dallo Stato di Israele già dal 1995, da subito ritenuto illegittimo da moltissimi esperti di diritto sulla base del fatto che il bocco navale può essere attuato soltanto nei casi di conflitto in cui ci devono essere almeno due Paesi belligeranti. Nel caso di specie, oltre a Israele, chi è l’altro Paese belligerante? Tuttavia, va ricordato che il 31 maggio del 2010 sei imbarcazioni del convoglio denominato “Gaza Freedom Flotilla” provarono ad approdare sulla costa di Gaza, rompendo il blocco navale. Quella spedizione, avente carattere umanitario come l’attuale spedizione, era stata organizzata dal “Free Gaza Movement” e dalla Ong turca “Humanitarian Relief Foundation”, che gestiva anche la nave più grande, la “Mavi Marmara”, con circa 600 persone a bordo e che aveva caricato, fra le altre cose, 10 mila tonnellate di calcestruzzo, destinato all’edilizia.
Le unità della flotta furono assaltate da motovedette ed elicotteri dell’esercito israeliano; si registrò anche una reazione muscolare di una quarantina di passeggeri della “Mavi Marmara” che si opposero alla violenza dei soldati israeliani, catturandone tre. L’esercito rispose con violenza, sparando e uccidendo nove persone (otto turchi e uno statunitense di origini turche), mentre una decima persona ferita sarebbe morta dopo 4 anni di coma. Il fatto ebbe vasta risonanza in tutto il mondo, anche in seguito alle indagini svolte dalla Turchia, in cui venne accertato che alcune delle persone uccise avevano ferite da arma da fuoco alla testa, compatibili con esecuzioni ravvicinate. Il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite definì l’assalto di Israele contro la “Mavi Marmara” come “sproporzionato, brutale e violazione del diritto internazionale”.
Questi i fatti avvenuti quindici anni fa sono l’elemento più potente della che la Storia ci ha consegnato sul contrasto tra l’entusiasmo di persone venute da ogni parte del mondo per il viaggio della speranza verso Gaza e la feroce, incomprensibile violenza delle forze speciali israeliane. Oggi la Flotilla naviga con tenacia e determinazione verso Gaza: tutti a bordo sono consapevoli del rischio che corrono ma questo non intacca la loro generosa partecipazione alla missione che hanno intrapreso e che, per molti versi, restituisce dignità anche ai meno generosi (e coraggiosi) che sono rimasti sulla terraferma.
Anche il ruolo di seguire passo passo il cammino della Flotilla diventa utile presidio, così come riteniamo sia necessario richiamare – senza stancarci mai – Bruxelles e l’Onu sul rischio assai concreto che possano ripetersi fatti accaduti sulla “Mavi Marmara” e, riteniamo senza ombra di dubbio che vigilare costituisce un preciso dovere degli Stati, così come quello di garantire l’integrità fisica dei volontari e delle loro imbarcazioni.
Miliardi di persone, tra le quali – per vicinanza geografica – spiccano i 450 milioni di cittadini dell’Unione europea, stanno seguendo con assiduità e partecipazione carica di speranza la missione nobilissima cui si sono fatti carico le centinaia di volontari della Global Sumud Flotilla alla quale, idealmente e affettivamente, ci uniamo anche noi, senza fargli mai mancare il nostro aiuto e, all’occorrenza, concreto sostegno.
AGGIORNAMENTO ORE 14. "Per garantire assistenza ai cittadini italiani presenti sulla Flotilla questa notte ho autorizzato l'intervento immediato della fregata multiruolo Fasan della Marina militare che era in navigazione a nord di Creta nell'ambito dell'operazione Mare Sicuro. La fregata si sta già dirigendo verso l'area per eventuali attività di soccorso", dichiara il ministro della Difesa Guido Crosetto. "Finalmente arriva un atto concreto dal governo italiano - commenta Nicola Fratoianni, leader di Sinistra Italiana - Il ministro Crosetto ha annunciato che è stata inviata una nave della marina militare per assistere con attività di soccorso la Global Sumud Flotilla dopo gli attacchi con droni di questa notte. Intendiamoci, è una nave per eventuale soccorso e non di protezione, ma intanto è un segnale. È il risultato della mobilitazione nelle piazze e dell’opposizione in parlamento. Bisogna continuare la mobilitazione. Per tutelare la Global Sumud Flotilla, per riconoscere senza condizioni lo Stato di Palestina, interrompere il commercio d'armi e imporre sanzioni ad Israele. Per fare tutto il possibile per fermare il genocidio in corso a Gaza"