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Francia, alert della Corte dei conti sul piano nucleare dell’Edf: ostacoli nel finanziamento da 460 miliardi

Non è la prima volta che i giudici contabili d’Oltralpe segnalano le criticità legate al programma riguardante i reattori. In audizione all’Assemblea nazionale, il presidente dell’organo di controllo ora ha anche esortato l’azienda statale a continuare a monitorare la redditività dei suoi investimenti nelle energie rinnovabili
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Il nucleare in Francia sta attraversando un brutto momento. Se ad agosto qualcuno poteva sorridere all’idea che una centrale atomica potesse essere messa in ginocchio da un banco di meduse (è successo a Gravelines), ci si è messo anche l’impianto di Flamanville ha creare una serie di problemi. Il nuovo reattore Epr - della famiglia di reattori conosciuti internazionalmente come Evolutionary Power Reactor e chiamati in Europa anche European Pressurised Reactor – da marzo in poi ha dato più grattacapi che soddisfazioni e ora è dallo scorso 19 giugno che è spento a causa di problemi tecnici: il 20 agosto, gli ispettori dell’Autorità di sicurezza nucleare (Autorité de sûreté nucléaire et de radioprotection, Asnr) hanno sottoposto il personale dell’azienda statale Électricité de France (Edf) a un’esercitazione a sorpresa per una sostituzione di un elemento del quadro elettrico con un altro per ricaricare le batterie in caso di perdita totale dell’alimentazione. Si tratta di una manovra indispensabile per evitare un incidente in casi di malfunzionamenti, ma la prova non è stata superata. Nella lettera che ne è seguita, l’Autorità di sicurezza nucleare ha evidenziato «una gamma di interventi non sufficientemente precisa» e la mancanza di attrezzature di emergenza disponibili. Conclusione dell’Asnr: «L’organizzazione dell’Epr di Flamanville per quanto riguarda la gestione e i mezzi di crisi appare insufficiente». Ora l’Edf ha annunciato che la riattivazione dell’Epr è rinviata a metà del mese prossimo, ma considerato che nelle ultime settimane più volte analoghi annunci sono poi finiti nel nulla, le incognite su questa centrale rimangono ancora molte.

Ma non è finita qui, perché i problemi del programma nucleare francese non riguardano soltanto singole centrali. Il discorso sta emergendo in tutta evidenza a livello complessivo. Se a inizio anno la Corte dei conti francese aveva acceso un faro sui nuovi progetti nucleari riguardanti gli Epr2, puntato il dito sui ritardi e i costi lievitati e segnalato «una deriva sistematica dei calendari e delle spese», ora che ci avviamo alla fine del 2025 i giudici contabili evidenziano che la Edf sta incontrando una serie ostacoli nel finanziamento dell’annunciato piano nucleare da 460 miliardi di euro. La cifra dovrebbe essere messa sul piatto entro il 2040 principalmente per andare a rinnovare e implementare il parco nucleare nazionale, ma l’aumento del debito e i problemi di liquidità gettano pesanti ombre sulla fattibilità del piano. Il presidente della Corte dei conti, Ines Mercereau, durante un’audizione davanti all’Assemblea nazionale, ha sottolineato che «tutto ciò che riguarda il mantenimento della competitività dell’economia francese riguarda le bollette energetiche». Quasi tutti i 57 reattori nucleari francesi hanno più di 30 anni, che era l’età limite originariamente prevista, poi innalzata a 40 e successivamente a 50 (il primo reattore dell’impianto di Gravelines, quello delle meduse, ha 45 anni). Oggi tutti questi reattori richiedono una manutenzione approfondita e dai costi elevati, per continuare a funzionare e garantire un adeguato livello di sicurezza. In più, Edf prevede di sviluppare altri sei reattori nei prossimi decenni. I giudici contabili ne stimano il costo totale a 75 miliardi di euro.

La questione è: sono competitivi questi investimenti nel nucleare? Circa un quinto dei fondi necessari dovrà essere destinato al mantenimento in funzione del parco nucleare esistente fino al raggiungimento dei 60 anni di età, con un costo compreso tra i 5 e i 6 miliardi di euro all’anno, secondo quanto riportato dalla Corte dei conti nell’ultima relazione. Secondo il rapporto dell’organo di controllo della gestione dei conti pubblici, gli investimenti Edf nella controllata Enedis, attiva nella rete elettrica, dovrebbero costare altri 100 miliardi di euro, poiché la rete dovrà essere modernizzata e potenziata. La società statale francese deve fronteggiare una serie di difficoltà a raccogliere da sola i capitali necessari per questi investimenti a causa del suo debito, che stando al rapporto è aumentato a dismisura nel 2022 durante la crisi energetica europea seguita all'invasione dell'Ucraina da parte della Russia. L’azienda in passato ha rifiutato di regolamentare la vendita della sua energia nucleare, quindi il suo reddito è ora più che mai legato al calo dei prezzi di mercato. Per affrontare questi problemi, il tribunale contabile ha esortato l’azienda a continuare a monitorare la redditività dei suoi investimenti nelle energie rinnovabili e a garantire una chiara distribuzione dei costi e dei rischi tra lo Stato francese, Edf e i suoi clienti. «Questo da solo non risolverà la situazione debitoria del gruppo Edf», ha comunque affermato il presidente della Corte die conti, Mercereau. Restano però intanto agli atti dell’audizione in Assemblea nazionale l’accento posto sulle rinnovabili e tutte le ombre che aleggiano sul piano riguardante il nucleare.

 

Simone Collini

Dottore di ricerca in Filosofia e giornalista professionista. Ha lavorato come cronista parlamentare e caposervizio politico al quotidiano l’Unità. Ha scritto per il sito web dell’Agenzia spaziale italiana e per la rivista Global Science. Come esperto in comunicazione politico-istituzionale ha ricoperto il ruolo di portavoce del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel biennio 2017-2018. Consulente per la comunicazione e attività di ufficio stampa anche per l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale, Unisin/Confsal, Ordine degli Architetti di Roma. Ha pubblicato con Castelvecchi il libro “Di sana pianta – L’innovazione e il buon governo”.