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Somaliland e il riconoscimento di Israele: si apre un nuovo fronte di tensione nel corno d'Africa

Posto all'ingresso dello Stretto di Bab el-Mandeb, è un nodo cruciale per il controllo dei flussi di traffico marittimo tra l'Oceano Indiano e le rotte che passano dal Mar Rosso per convergere sul Canale di Suez
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Il riconoscimento del Somaliland da parte di Israele incide nel fragile equilibrio geopolitico di quell’area del Corno d’Africa, già provata da decenni di tensioni locali di tutti i tipi: dagli attacchi degli Houti alle navi in transito nello stretto di Bad el-Mandeb, al terrorismo del gruppo islamista al-Shabaab, solo per citarne alcuni.

La storia politica della separazione dalla Somalia per costituire un nuovo territorio denominato Somaliland ha radici antiche, risalenti al conflitto interno degli anni Ottanta; infatti, durante il regime di Siad Barre, il movimento ribelle “Somali National Movement”, attivo nel Nord del paese, si oppose duramente al governo centrale. La reazione del regime fu brutale, con bombardamenti e violenze su larga scala che devastarono molte città del Nord, creando un forte risentimento tra la popolazione. Alla caduta di Barre, avvenuta nel 1991, la Somalia sprofondò nel caos, e in quel vuoto di potere venne proclamato un nuovo “Stato” indipendente. Da allora, il Somaliland ha costruito un proprio governo, una valuta propria e forze armate.

Occorre richiamare il fatto che, fino al 26 dicembre scorso, nessun Paese ha mai formalmente riconosciuto il Somaliland come Stato sovrano, e ciò in ragione del motivo che potrebbe costituire un pericoloso precedente per altre aree del mondo con tendenze secessioniste.

Il riconoscimento ufficiale da parte del premier israeliano Benjamin Netanyahu e, ovviamente, dal ministro degli Esteri Gideon Saar ha fatto segnare al presidente del Somaliland, Abdirahman Mohamed Abdullahi, un risultato politico di grande rilievo, che si è concluso con la firma di una dichiarazione congiunta che sancisce il reciproco riconoscimento.

Dal punto di vista delle diplomazie internazionali, l’avvenuto riconoscimento da parte del governo israeliano viene interpretato e motivato da ragioni strategiche; infatti, la posizione geografica del Somaliland che, ricordiamo, è situata all'ingresso dello Stretto di Bab el-Mandeb, è un nodo cruciale per il controllo dei flussi di traffico marittimo tra l'Oceano Indiano e le rotte che passano dal Mar Rosso per convergere sul Canale di Suez. Appare in tutta evidenza l’intento di Israele di stabilire una relazione con un partner che è in grado di offrire supporto logistico per poter operare in un’area nella quale gravitano rischi ed insicurezze provenienti dal vicino Yemen.

Come era prevedibile, il riconoscimento israeliano ha sollevato forti reazioni, iniziando dalla Somalia, che ha ritenuto l'atto in sé un attacco alla sovranità dello Stato somalo, seguito da diversi Paesi africani come Egitto, Kenya, Tanzania, Uganda e Gibuti, senza considerare le potenze regionali come Arabia Saudita, Qatar, Turchia e Cina, che hanno condannato senza mezzi termini il riconoscimento israeliano, considerandolo completamente illegale. Segnaliamo, infine, che la Comunità internazionale resta profondamente divisa sulla questione.

Dalla prospettiva del governo della Somalia, il territorio del Somaliland resta parte inseparabile del territorio somalo, richiedendo con forza che l’integrità territoriale dello Stato venga rispettata. Tra le molteplici proteste internazionali relative a questo riconoscimento che, ripetiamo, è il primo e l’unico mai effettuato in ambito Onu, riteniamo che quello espresso dal governo di Ankara appare particolarmente pesante in quanto ritiene “aggressiva” la posizione adottata dal premier israeliano Netanyahu e un attentato contro l'integrità territoriale della Somalia.

Insomma, si conclude questo caotico ed instabile 2025 con un altro fronte d’incertezza ed instabilità, che non potrà di certo giovare al mantenimento degli equilibri geostrategici mondiali.

Aurelio Caligiore, Ammiraglio Ispettore del Corpo della Guardia Costiera

Da oltre trent’anni Ufficiale della Marina Militare del Corpo della Guardia Costiera, l’Ammiraglio Ispettore Aurelio Caligiore è da sempre impegnato in attività legate alla tutela dell’ambiente. Nell’ultimo decennio è stato Capo del Reparto ambientale marino delle Capitanerie di Porto (RAM) presso il ministero dell’Ambiente. Attualmente è Commissario presso la Commissione Pnrr-Pniec del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica (Mase).