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La Borsa di Parigi fa registrare -2%

Francia nel caos, il premier Lecornu presenta i ministri e poche ore dopo va da Macron a dimettersi

La squadra di governo era stata presentata domenica sera ma subito sono incominciate a piovere critiche dalla maggioranza dei partiti. Tanto da destra quanto da sinistra vengono chieste le dimissioni del presidente della Repubblica, che in serata chiede al premier dimissionario altre 48 ore per tentare «ultimi negoziati» e trovare una «piattaforma di azione per la stabilità del Paese»: «Mi assumerò le mie responsabilità se fallisce»
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La Francia è in pieno caos istituzionale. I tentativi del presidente della Repubblica Emmanuel Macron di far nascere un nuovo governo senza passare per le urne si stanno dimostrando sempre più fragili di fronte a un Parlamento che non riesce a trovare una convergenza su un nome e un programma con i quali rilanciare un Paese alle prese con un debito pubblico fuori controllo e una tenuta sociale sempre più sfibrata.

Dopo l’azzardo a fine agosto di François Bayrou di giocarsi il tutto per tutto con un voto di fiducia e le dimissioni che sono seguite al tentativo fallito  all’inizio di settembre, Macron si è affidato al ministro della difesa uscente Sébastien Lecornu, uno tra i politici a lui più fedeli, con un passato a destra e inviso tanto ai lepenisti quanto ai socialisti.

In poco meno di trenta giorni Lecornu ha provato a tessere una rete sufficientemente resistente da sorreggerlo alla prova della fiducia all’interno dell’Assemblea nazionale e ieri sera ha presentato una lista di ministri con non poche strizzatine d’occhio a destra. Non sono mancate immediate critiche dal fronte ambientalista, soprattutto per la decisione di confermare al ministero della Transizione ecologica una figura come Agnès Pannier-Runacher, su cui pesano pesanti ombre di conflitti d’interesse con il settore petrolifero. Ma giudizi negativi sono arrivati anche dalla sinistra di La France insoumise e dal Rassemblement national di Marine Le Pen.

Tutto abbastanza messo in conto da Lecornu e da Macron, ma poi sono arrivate nuove defezioni e più dure critiche, compresa quella del presidente dell’Alta Francia Xavier Bertrand, che ha invitato i suoi colleghi Repubblicani ad uscire dal governo e non «partecipare a questo disastro»: «Se vogliamo ritrovare la fiducia, se vogliamo impedire che il nostro Paese affondi giorno dopo giorno, dobbiamo dire molto chiaramente: ‘ora non partecipiamo a questa farsa’. Da anni non c’è stato un governo macronista come questo», ha detto accusando Macron di non aver tratto insegnamento dagli ultimi fallimenti.

Ma ormai il sostegno a Lecornu era già su un piano inclinato: più siti web, radio e tv mandavano in onda interviste ai principali leader politici, più le chance di vedere insediato un nuovo governo scemavano. E intanto la Borsa di Parigi faceva registrare un rosso del 2%. Il segretario del Partito socialista, Olivier Faure: «Il sentimento che prevale questa mattina è lo sgomento. Stiamo assistendo a una crisi politica senza precedenti, con una base comune che è completamente implosa». Jordan Bardella, presidente del Rassemblement national: «Non ci può essere stabilità senza un ritorno alle urne e senza lo scioglimento dell’Assemblea nazionale. Il primo ministro effimero non aveva margine di manovra. È sicuramente Emmanuel Macron che ha composto questo governo. Non ha capito nulla della situazione in cui ci troviamo». Marine Le Pen: «Siamo in fondo alla barzelletta, la farsa è durata abbastanza». Mathilde Panot, presidente del gruppo parlamentare La France insoumise: «Tre primi ministri sconfitti in meno di un anno. Il conto alla rovescia è iniziato. Macron deve andarsene». E il leader dello stesso partito, Jean-Luc Mélenchon, ha chiesto l’«esame immediato della mozione presentata da 104 deputati per la destituzione di Emmanuel Macron».

A Lecornu, letto e ascoltato tutto questo, non è rimasto che andare all’Eliseo a rassegnare le proprie dimissioni, accettate dal Presidente, e ritornarsene a casa con in tasca il poco esaltante primato, con soli 27 giorni in carica, di «primo ministro più effimero della V Repubblica», come titola Le Figaro riprendendo lo stesso aggettivo utilizzato dal lepenista Bardella.

Poco più di un’ora dopo, Lecornu, che ieri sera aveva convocato per oggi alle 16 il primo Consiglio dei ministri, si è presentato nella sede di governo per dire invece quello che tutti già ormai avevano capito: «Non sussistevano più le condizioni che mi consentivano di esercitare le funzioni di primo ministro e permettere al governo di presentarsi domani davanti all’Assemblea nazionale». In meno di otto minuti di discorso ha spiegato cosa lo ha spinto ad accettare l’incarico, il lavoro di tessitura svolto in questa ventina di giorni, non risparmiato critiche alle forze politiche presenti in Parlamento. E poi ha concluso con questa frase: «Sono un militante e ho rispetto per chi si impegna. Ma bisogna sempre anteporre il proprio Paese al proprio partito. Bisogna saper ascoltare i propri attivisti, ma pensare sempre ai francesi». Un altro messaggio in cui tanto da destra quanto da sinistra hanno ravvisato una buona dose di macronismo, che però in questa fase non sembra riscuotere più tanto successo come un tempo.

In serata, dall'Eliseo, hanno fatto filtrare che Macron ha chiesto al premier dimissionario 48 ore di tempo per tentare «ultimi negoziati» con i partiti e trovare una «piattaforma di azione per la stabilità del Paese» entro mercoledì 8 ottobre. Una mossa che viene letta come l’ultima a disposizione del presidente della Francia prima della strada obbligata di nuove elezioni. Non solo. Sempre dall'Eliseo hanno diramato questo virgolettato attribuito a Macron: «Se Sébastien Lecornu fallirà, mi assumerò le mie responsabilità».

Simone Collini

Dottore di ricerca in Filosofia e giornalista professionista. Ha lavorato come cronista parlamentare e caposervizio politico al quotidiano l’Unità. Ha scritto per il sito web dell’Agenzia spaziale italiana e per la rivista Global Science. Come esperto in comunicazione politico-istituzionale ha ricoperto il ruolo di portavoce del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel biennio 2017-2018. Consulente per la comunicazione e attività di ufficio stampa anche per l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale, Unisin/Confsal, Ordine degli Architetti di Roma. Ha pubblicato con Castelvecchi il libro “Di sana pianta – L’innovazione e il buon governo”.