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Trump continua a insidiare la sovranità europea anche sul fronte della Groenlandia

Per la ministra degli Esteri Motzfeldt, durante il Comitato congiunto in cui ha partecipato il nuovo ambasciatore Usa, c'è bisogno di «ristabilire la fiducia affinché possiamo continuare una buona cooperazione»
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Il neonominato ambasciatore degli Usa a Copenaghen, Kenneth Howery, è arrivato in Groenlandia lunedì (ieri per chi legge) per prendere parte alla riunione annuale del Comitato congiunto, istituito nel 2004, per rafforzare la cooperazione su commercio, minerali, istruzione e scienza tra Stati Uniti, Groenlandia e Danimarca che si svolge a Nuuk (la capitale della Groenlandia).

La visita all’isola artica segna in questo modo il primo viaggio ufficiale di Howery in Groenlandia e si svolge in un periodo di forti tensioni scaturite dall’interesse, espresso dal presidente Donald Trump, per l’acquisizione del territorio danese che, ricordiamo, oltre ad essere integrato nel Regno di Danimarca, gode di una propria semiautonomia.

L’ambasciatore statunitense si è dichiarato entusiasta di essere in Groenlandia e di poter partecipare in prima persona alla riunione annuale del “Comitato congiunto” tra Stati Uniti, Groenlandia e Danimarca.

Le riunioni del Comitato congiunto e del Comitato permanente, che si alternano tra Groenlandia e Stati Uniti, costituiscono un forum per confrontarsi sulla cooperazione civile e militare, incluse anche le questioni relative alla presenza militare americana sull’isola.

«Queste riunioni di comitato sono progettate per promuovere il dialogo diretto e la cooperazione con gli Stati Uniti su diverse aree di importanza sia civile che militare», ha dichiarato la ministra degli Esteri della Groenlandia, Vivian Motzfeldt, in un comunicato.

Il presidente Trump non fa mistero che gli Usa considerano la Groenlandia quale territorio vitale per la sua posizione geostrategica; non dimentichiamo che la Groenlandia si trova lungo la rotta più breve tra l’Europa e Nord America e consentirebbe di poter installare i sistemi di allarme preventivo per missili balistici. I rapporti tra la Danimarca e il suo alleato, gli Stati Uniti, sono diventati assai tesi da quando Trump ha espressamente detto di voler strappare il controllo della Groenlandia alla Danimarca.

L’ambasciatore presso il Regno di Danimarca ha affermato davanti ai giornalisti di Nuuk, presenti insieme alla ministra Motzfeldt, in base alla ricostruzione del quotidiano locale Sermitsiaq: «Abbiamo raggiunto molto nel corso degli anni, soprattutto negli ultimi cinque anni. Possiamo fare di più. Vogliamo sostenere un futuro forte, sicuro e prospero per le persone che chiamano l'Artico casa». Motzfeldt ha poi aggiunto che i commenti statunitensi sulla Groenlandia avevano suscitato qualche incertezza tra i groenlandesi, affermando che: «Il nostro Paese e gli Stati Uniti hanno collaborato per 80 anni sulla base di interessi comuni. C'è bisogno di ristabilire la fiducia affinché possiamo continuare una buona cooperazione».

Washington sostiene che la Groenlandia, pur essendo a tutti gli effetti un territorio sovrano danese fin dal 1953, costituisce un’area di vitale importanza per la sicurezza degli Stati Uniti e per il suo sistema di “allerta precoce contro eventuali missili balistici”, la cui possibile provenienza non appare difficile da intuire. La stessa Motzfeldt ha poi dichiarato: «Fiducia e rispetto sono la base di qualsiasi partnership, e non è un segreto che l'ultimo anno sia stato difficile».

Viene naturale chiedersi se davvero Trump ha desistito sulla conquista della Groenlandia. A parole sembrerebbe di sì. La Danimarca, dopo il primo periodo di disorientamento seguito alle esternazioni più allarmanti di Trump, ha alzato il livello di guardia, istituendo anche una sorta di monitoraggio continuo presso il proprio ministero degli Esteri; infatti, tutte le notti un funzionario del ministero degli Esteri danese ha il compito di tracciare tutte le dichiarazioni e i movimenti dell’amministrazione Trump attorno all’Artico e presentare al governo di Copenaghen un mattinale sulla situazione in corso.

Fonti attendibili asseriscono che in caso di emergenza, il funzionario di servizio (on duty) ha l’ordine di svegliare i più alti dirigenti danesi. Segnaliamo che mai prima d’ora era accaduta qualcosa del genere; come possiamo definirlo se non come una pesante ingerenza americana verso la sovranità territoriale dell’Unione europea, nonché un allarmante precedente che stupisce tutte le Diplomazie mondiali, che assistono al crollo delle basilari regole che hanno disciplinato il diritto internazionale e i rapporti tra i popoli? Forse a Bruxelles dovrebbero fare sentire maggiormente la propria voce, ferma ed autorevole; di altri belati non crediamo ce ne sia bisogno.

Redazione Greenreport

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