
Paradosso Europa: il confronto sugli obiettivi climatici per il 2040 finisce in mano ai negazionisti climatici

Il paradosso si illustra in poche parole: il gruppo di estrema destra Patrioti per l’Europa guiderà i lavori dell’Europarlamento sugli obiettivi climatici per il 2040. Se qualcuno fosse a digiuno delle dinamiche vigenti a Strasburgo, si possono aggiungere giusto un paio di ulteriori dettagli. Il primo: gli europarlamentari del gruppo PfE (Patriots for Europe) provengono dalle fila del Rassemblement National francese guidato da Marine Le Pen, dal Vox spagnolo, dalla Lega di Matteo Salvini e dal partito Fidesz del primo ministro ungherese Viktor Orbán. Il secondo: sono tutti negazionisti climatici e strenui oppositori del Green deal europeo.
Come siamo arrivati a questo paradosso? Dopo che la scorsa settimana la Commissione Ue ha proposto un taglio alle emissioni del 90% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2040, come tappa intermedia per la neutralità climatica da raggiungere entro il 2050, la palla è passata all’Europarlamento. Già le «flessibilità» inserite da Bruxelles nel testo avevano fatto storcere la bocca ad ampi settori del mondo ambientalista, ma questo non era niente in confronto a quello che intanto è successo a Strasburgo: l’eurodeputato di Renew Europe Pascal Canfin ha fatto sapere via social che in commissione Ambiente i Patrioti hanno ottenuto il dossier sugli obiettivi climatici 2040. Come? Grazie al sistema di aste a punti che vige a Strasburgo: ogni gruppo riceve una quantità di punti in base al numero di parlamentari che rappresenta e può decidere nel corso di un trimestre come utilizzarli. Evidentemente, il Partito popolare europeo, che detiene il maggior numero di punti, ha deciso di non impegnarli per assicurarsi il controllo di questo iter legislativo al posto dell’estrema destra.
Così ora il relatore della legge che dovrebbe recepire così com’è o modificare la già annacquata proposta della Commissione Ue sulle emissioni sarà un membro dei Patrioti: sarà cioè un Lepeniano, un leghista o un parlamentare vicino a Orbán a redigere la posizione dell’Europarlamento e a coordinare la squadra di europarlamentari incaricati di portare avanti il confronto i con i delegati del Consiglio Ue per il via libera a un testo definitivo.
Il gruppo dei Socialisti & Democratici, quello dei Verdi e Renew Europe hanno tentato questa mattina una mossa a sorpresa per sottrarre ai Patrioti il controllo della pratica: hanno presentato una richiesta di approvazione in tempi contingentati dell’obiettivo sul taglio dei gas serra, nel tentativo di limitare i margini di azione dei Patrioti. Peccato che la richiesta sia stata respinta, con l’aiuto del Partito popolare europeo: Renew, S&D e Verdi hanno ottenuto solo 300 voti a favore della corsia preferenziale, mentre in 379 si sono opposti e otto deputati si sono astenuti. In un ultimo appello prima del voto, l'eurodeputata verde Lena Schilling ha esortato i legislatori dell’Ue a «redimersi» dopo aver «lasciato che l'estrema destra prendesse il posto di guida sull’obiettivo climatico dell’Ue per il 2040».
Tra l’altro, l’europarlamentare tedesco Tiemo Wölken, del gruppo S&D, ha ricordato ai colleghi che le procedure d’urgenza sono state utilizzate in precedenza varie volte, comprese quelle per i dossier riguardanti l’industria automobilistica (leggi rinvio delle multe per le aziende che non tagliano le emissioni, misura sponsorizzata dal Ppe), la deforestazione (rinvio di un anno, sempre su impulso Ppe-destra) e la caccia più facile al lupo. Tanto più allora l’urgenza dovrebbe essere riconosciuta, ha detto l’europarlamentare socialdemocratico, per la «principale crisi» che stiamo attraversando, quella cioè del riscaldamento globale causato dalle emissioni da uso di combustibili fossili. Ma Jeroen Lenaers, del Ppe, ha invitato i progressisti a «essere realistici»: la proposta della Commissione Ue di ridurre le emissioni a un decimo dei livelli del 1990 è stata presentata solo la settimana scorsa, ha argomentato, e ha bisogno di più tempo per essere elaborata.
Formalmente è vero. Nelle cose, è decisamente falso, visto che il target del -90% tra 15 anni è discusso da un bel po’ di tempo. E ora i Patrioti, che sono «risolutamente contrari» alla proposta della Commissione, come ha dichiarato il presidente del gruppo Jordan Bardella ai giornalisti durante una conferenza stampa, hanno ancora tutto il tempo che vogliono per smontare quest’altro fondamentale pezzo dell’Agenda verde Ue.
