
Il Qatar minaccia l’Ue: «Allentate le norme sul clima o basta forniture del nostro Gnl»

«Il Qatar è uno dei più importanti fornitori europei di gas naturale liquefatto. Tuttavia, l’emirato minaccia ora di interrompere le forniture nelle lettere inviate ai governi dell’Ue se non verranno allentate le norme sulla protezione del clima. Senza il gas del Qatar, l’Europa difficilmente potrebbe resistere alle sanzioni imposte alla Russia». Dall’edizione domenicale del quotidiano berlinese Die Welt arriva la conferma di un fatto sottolineato da tempo dal nostro giornale: l’Europa sbaglia a ridurre la dipendenza dal gas russo aumentando però al tempo stesso le forniture, e dunque il potere ricattatorio, di altri Paesi esportatori di combustibili fossili. Quella pubblicata sull’ultimo numero del Welt am Sontag, più che una rivelazione vera e propria è la riprova del pericolo insito nel continuare a investire nel gas: il Qatar, da cui l’Ue nel 2024 ha importato 12 miliardi di metri cubi di gas naturale liquefatto (Gnl) minaccia di interrompere le forniture verso i Paesi europei se Bruxelles non allenterà i vincoli ambientali contenuti nella nuova direttiva sulla due diligence aziendale (Csddd).
Secondo quanto riportato dal giornale tedesco, il ministro dell’Energia qatariota, Saad Sherida al Kaabi, ha scritto a diversi governi europei e anche alla Commissione presieduta da Ursula von der Leyen avvertendo che, in assenza di modifiche sostanziali alla norma, Doha e QatarEnergy sono pronte a «valutare seriamente mercati alternativi al di fuori dell’Ue, più stabili e favorevoli alle imprese».
Nel mirino del Qatar c'è alla nuova direttiva europea che obbliga le grandi aziende a monitorare e gestire l'impatto ambientale e sociale delle proprie catene di fornitura. A Bruxelles confermano di aver ricevuto la comunicazione da Doha. La questione ora è come si muoveranno i vertici comunitari, considerando che già a febbraio era stata già proposta una proroga di un anno per l’entrata in vigore della direttiva, con emendamenti attualmente in fase di recepimento. Il cancelliere tedesco, Friedrich Merz, si è spinto anche oltre: «Il rinvio è solo un primo passo, l’abrogazione di alcune direttive è il passo logico successivo», aveva affermato a maggio al suo esordio a Bruxelles, citando proprio la direttiva sulla due diligence.
Accettare il ricatto del Qatar e rivedere il dispositivo comunitario, che come tra l'altro hanno fatto notare diverse associazioni ambientaliste sta subendo allentamenti dannosi, significherebbe infliggere un nuovo colpo all’Agenda verde europea, che già negli ultimi tempi ha subito pesanti attacchi al Parlamento europeo, soprattutto per opera del Partito popolare europeo, di cui fanno arte sia il cancelliere tedesco Merz che la presidente della Commissione Ue von der Leyen.
E poi c'è un'altra questione: dopo aver già subìto i dazi al 15% voluti dal presidente statunitense Donald Trump, può l'Europa sottomettersi al ricatto anche di un Paese come il Qatar? Sarà pure il terzo esportatore mondiale di Gnl dopo Stati Uniti e Australia, avrà pure garantito circa il 14% delle importazioni europee di gas liquefatto dall’inizio della guerra in Ucraina, ma può Bruxelles sottostare a quest'altro diktat? No, e per una ragione molto sempice: per l’Europa l’alternativa a massicci quantitativi di gas importato c’è già, è già a portata di mano e oggi è anche più conveniente nel 91% dei casi rispetto ai combustibili fossili. Si tratta solo di accelerare su questo fronte, che offre solo vantaggi dal punto di vista ambientale, economico e dell'indipendenza energetica rispetto a Paesi terzi: quello delle rinnovabili.
