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L’annuncio del nuovo dirigente voluto da Trump in una concessionaria automobilistica

Secondo l’Agenzia Usa per la protezione dell'ambiente i gas climalteranti non sono più un pericolo

Sierra club: «L'amministrazione Trump ha formalizzato il negazionismo climatico come politica ufficiale del governo degli Stati Uniti»
 |  Crisi climatica e adattamento

L'amministratore dell’Agenzia per la protezione dell'ambiente (Epa) degli Stati Uniti – Lee Zeldin, individuato da Donald Trump lo scorso novembre – ha scelto una concessionaria automobilistica nell’Indiana per annunciare la volontà di abrogare l'endangerment finding del 2009.

L’atto, approvato ai tempi dell’amministrazione Obama, consiste in una ricognizione del perché le concentrazioni attuali e previste dei sei principali gas serra – a partire dalla CO2 emessa dall’impiego dei combustibili fossili – minaccino la salute pubblica e il benessere delle generazioni attuali e future. Adesso The Donald vuole cassarla, in particolare perché toglierebbe le basi a tutte le successive normative sulle emissioni di gas serra per veicoli con motore a scoppio, nella speranza che questo possa risollevare le vendite delle auto più inquinanti.

Zeldin (nella foto, ndr) è lo strumento per attuare questa strategia: non è uno scienziato del clima, ma un avvocato fin qui noto al di là dell’Atlantico perché fautore della più spinta deregulation e del diritto delle aziende a produrre in barba alle minime misure di tutela ambientale, che Trump ha messo alla guida dell’Epa per smantellare le politiche ambientali dall’interno. Con una deriva che assume di mese in mese tratti sempre più anti-scientifici.

Non si tratta di una novità, come mostra la crescente fuga di scienziati dagli Usa, che l’Europa peraltro prova timidamente ad accogliere entro i propri confini per dare una scossa alle proprie performance sull’innovazione tecnologica, oppure come documentano le pressioni subite dall’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) per affermare la necessità di nuovi investimenti nell’upstream di petrolio e gas. Ma è la magnitudo di questa giravolta dell’Epa che preoccupa.

La conclusione del 2009 si basa infatti su prove scientifiche schiaccianti – evidenziate anche dall'Ipcc dell'Onu, la massima espressione mondiale della comunità scientifica attiva sul fronte del cambiamento climatico – secondo cui l'anidride carbonica, il metano e altri gas serra mettono a repentaglio la nostra salute, le nostre comunità e la nostra economia, alimentando il cambiamento climatico globale. La conclusione, confermata all'unanimità da una corte federale, conferisce all'Epa l'autorità e l'obbligo statutario di regolamentare questi gas che intrappolano il calore emessi da fonti importanti come centrali elettriche, veicoli a motore e aerei. È stata adottata a seguito di un rigoroso processo normativo che ha preso in considerazione migliaia di commenti pubblici e un'enorme quantità di ricerche scientifiche, che sono diventate molto più numerose negli anni successivi.

La proposta di abrogazione avanzata dall’Epa eliminerebbe dunque le fondamentali garanzie federali contro l'inquinamento climatico. «L'amministrazione Trump ha formalizzato il negazionismo climatico come politica ufficiale del governo degli Stati Uniti – commenta Loren Blackford, direttore esecutivo facente funzioni del Sierra Club, la principale associazione ambientalista statunitense – Se approvata, la revoca della valutazione di rischio rappresenterebbe un duro colpo per l'autorità dell'Epa di limitare le emissioni mortali di gas serra e proteggere la nostra gente e il nostro pianeta dal peggio della crisi climatica. Quasi ogni giorno assistiamo a un aumento di eventi meteorologici estremi, ondate di calore record, inondazioni mortali e siccità, tutti fattori che minacciano le nostre vite e le nostre comunità, tutti risultati innegabili delle emissioni di gas serra».

Siamo solo all’inizio di questo pericolo: se anche l’abrogazione venisse approvata, realtà come Sierra club hanno già manifestato la volontà di esplorare tutte le opzioni legali per rispondere, compresa la possibilità di un contenzioso. Ma il segnale non potrebbe essere peggiore, politicamente parlando. Gli Usa stanno rapidamente abbandonando il terreno della democrazia verso quello dell’autoritarismo, dove non c’è posto per la scienza.

Ma i fatti hanno la testa dura, e non basta negare la realtà per farla sparire come per magia. Rallentare il percorso di decarbonizzazione non farà che aumentare i costi e le vittime della crisi climatica, impiccando nel mentre famiglie e imprese a costi dell’energia crescenti, anziché fare affidamento sulle più economiche fonti rinnovabili. Al contempo, chi saprà resistere alla buriana in corso potrà contare su un maggiore vantaggio competitivo rispetto ai competitor. Non è una consolazione, ma anche in questo caso si tratta di un dato di fatto con cui tutti siamo chiamati a fare i conti.

Luca Aterini

Luca Aterini, toscano, nasce settimino il 1 dicembre 1988. Non ha particolari talenti ma, come Einstein, si dichiara solo appassionatamente curioso: nel suo caso non è una battuta di spirito. Nell’infanzia non disegna, ma scarabocchia su fogli bianchi un’infinità di mappe del tesoro; fonda il Club della Natura, e prosegue il suo impegno studiando Scienze per la pace. Scrive da sempre e dal 2010 per greenreport, di cui è oggi caporedattore.