Pechino promette taglio emissioni del 7-10%. Greenpeace: può promuovere l’azione globale per il clima
Se i tira e molla e i contrasti tra gli Stati membri hanno impedito all’Unione europea di arrivare all’assemblea generale delle Nazioni Unite con un accordo sugli obiettivi climatici per il 2035 e 2040 e costretto la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen a comunicare giusto una dichiarazione d’intenti su una riduzione delle emissioni tra il 66% e il 72% al 2035 rispetto ai livelli del 1990, il presidente della Cina Xi Jinping ha invece fatto sapere alla platea riunita a New York che il suo Paese ridurrà le emissioni di gas serra del 7-10% «rispetto ai livelli massimi» entro i prossimi dieci anni. Il presidente cinese ha anche annunciato che Pechino porterà la capacità di energia solare ed eolica a 3600 GW (il sestuplo di quella del 2020). Xi Jinping ha anche assunto l’impegno a soddisfare più del 30% del fabbisogno energetico da fonti non fossili e ad aumentare la riserva forestale oltre 24 miliardi di metri cubi.
Affermazioni che non sono passate inosservate a Greenpeace Est Asia. Yao Zhe, consulente politico globale dell’associazione con sede a Pechino, ha dichiarato: «La Cina è ancora in una posizione favorevole per promuovere l'azione globale per il clima. I progressi compiuti nel processo di decarbonizzazione interna, guidati da un solido sviluppo delle tecnologie pulite, dimostrano l'enorme potenziale di questa nazione nel promuovere la transizione energetica in tutto il mondo. Tuttavia, questo obiettivo non soddisfa le aspettative di molte persone. Considerando la quantità di energia eolica e solare che entra nel mix energetico cinese, ci sono tutte le ragioni per credere che l'economia cinese continuerà a decarbonizzarsi. Questo, insieme al ruolo della Cina come fornitore di soluzioni per la transizione energetica globale, getta le basi affinché la Cina rafforzi il proprio impegno nel prossimo futuro».
Pechino, sottolinea l’organizzazione ambientalista, tende a fissare obiettivi che può raggiungere con sicurezza e dà priorità al mantenimento delle promesse. «Ciò che fa ben sperare è che l'effettiva decarbonizzazione dell'economia cinese supererà probabilmente l'obiettivo fissato sulla carta». L’ultima analisi realizzata dall’associazione mostra che il settore energetico cinese, responsabile del 40% delle emissioni di carbonio del Paese, potrebbe raggiungere il picco quest'anno, seguito da un forte calo strutturale più rapido di quanto indicato dall'Ndc.
«In definitiva – dice per Greenpeace Esta Asia Yao Zhe – le azioni parlano più delle parole. Tuttavia, segnali politici forti e coerenti sono un catalizzatore insostituibile. I progressi commerciali e tecnologici da soli non bastano. La necessità di obiettivi guida è importante tanto per la transizione energetica interna della Cina quanto per l'azione climatica globale. La Cina deve mantenere aperta la porta per migliorare i propri obiettivi politici in tempi brevi. Aspettare altri cinque anni sarà troppo tardi».