Punti di non ritorno climatici: il mondo sull’orlo di una nuova realtà
Le barriere coralline di acque calde stanno superando il loro punto di non ritorno, segnando l’ingresso dell’umanità in una “nuova realtà” climatica. È quanto emerge dal secondo Global Tipping Points Report - Rapporto sui punti di non ritorno globali pubblicato il 13 ottobre dall’Università di Exeter insieme a partner internazionali, un documento storico che avverte: con il riscaldamento globale destinato a superare 1,5 °C, il mondo è pericolosamente vicino a una catena di punti di svolta catastrofici, dallo scioglimento delle calotte glaciali al deperimento della foresta amazzonica fino al collasso delle correnti oceaniche vitali.
«Ci stiamo rapidamente avvicinando a molteplici punti di non ritorno per il sistema Terra, che potrebbero trasformare il nostro mondo, con conseguenze devastanti per le persone e la natura. Ciò richiede un’azione immediata e senza precedenti da parte dei leader della COP30 e dei responsabili politici di tutto il mondo», ha dichiarato il professor Tim Lenton, direttore del Global Systems Institute dell’Università di Exeter.
Le barriere coralline – da cui dipendono quasi un miliardo di persone e un quarto di tutta la vita marina – stanno sperimentando una mortalità senza precedenti, a causa di ripetuti eventi di sbiancamento di massa. Con l’attuale riscaldamento di circa 1,4 °C, le barriere stanno superando il loro punto di svolta termico, stimato tra 1 e 1,5 °C. Anche stabilizzando la temperatura globale a 1,5 °C, la perdita di questi ecosistemi è considerata praticamente certa, con oltre il 99% di probabilità. Piccoli frammenti potranno sopravvivere solo se adeguatamente protetti, riducendo al minimo altri fattori di stress umano come la pesca eccessiva e l’inquinamento.
Siamo sull’orlo di altri punti di non ritorno, avverte il rapporto redatto da 160 scienziati di 87 istituzioni in 23 Paesi. Tra questi, il diffuso deperimento della foresta pluviale amazzonica – dove si terrà la COP30 – potrebbe iniziare già intorno a 1,5 °C di riscaldamento, soglia più bassa di quanto stimato in passato. Oltre cento milioni di persone dipendono direttamente dall’Amazzonia, e solo una governance inclusiva, basata anche sulle conoscenze indigene, potrà rafforzarne la resilienza.
Un’altra soglia critica riguarda la circolazione atlantica meridionale (AMOC), che rischia di collassare sotto i 2 °C di riscaldamento globale, con effetti potenzialmente devastanti: inverni molto più rigidi nell’Europa nord-occidentale, monsoni compromessi in Africa e India, rese agricole ridotte e crisi della sicurezza alimentare globale.
«Nei due anni trascorsi dal primo Global tipping points report, si è verificata una radicale accelerazione globale in alcuni settori, tra cui la diffusione dell’energia solare e dei veicoli elettrici – commenta il professor Lenton – Ma dobbiamo fare di più – e muoverci più rapidamente – per cogliere le opportunità positive dei punti di svolta. In questo modo, possiamo ridurre drasticamente le emissioni di gas serra e allontanare il mondo da punti di svolta catastrofici, dirigendolo verso un futuro prospero e sostenibile».
Il rapporto propone infatti di trasformare la minaccia in opportunità, attivando “punti di svolta positivi”: processi di cambiamento autonomo e autoalimentato come la diffusione delle tecnologie verdi.
Secondo gli autori, i punti di non ritorno rappresentano un tipo di minaccia che le attuali strutture di governance non sono progettate per affrontare.
«L’attuale pensiero politico non tiene solitamente conto dei punti di non ritorno. Questi presentano sfide di governance distinte rispetto ad altri aspetti del cambiamento climatico o del declino ambientale, che richiedono innovazioni di governance e riforme delle istituzioni esistenti” – spiega la dott.ssa Manjana Milkoreit dell’Università di Oslo – Per prevenirli sono necessari percorsi di mitigazione anticipati che riducano al minimo il picco della temperatura globale, la durata del superamento della soglia di 1,5 °C e il tempo di ritorno al di sotto di 1,5 °C».
Nonostante il quadro allarmante, il rapporto evidenzia che i punti di svolta positivi sono già in corso in settori chiave come l’energia solare, l’eolica, i veicoli elettrici, i sistemi di accumulo e le pompe di calore, e che un’azione politica coordinata può accelerare ulteriormente la transizione.
«Accolgo con favore il Global Tipping Points Report come risposta positiva e tempestiva al nostro invito. Il rapporto rappresenta una prova concreta e incoraggiante che l’umanità può ancora scegliere di cambiare ed evolvere verso un futuro sicuro, prospero ed equo», ha dichiarato l’ambasciatore André Corrêa do Lago, presidente designato della COP30 in Brasile.
Conclude il professor Lenton: «Solo con una combinazione di politiche decisive e di azioni della società civile il mondo potrà deviare la sua traiettoria dall’affrontare rischi esistenziali di un punto di svolta per il sistema terrestre al cogliere opportunità positive di un punto di svolta».