
I ritardi dell’Italia sulle rinnovabili e molto altro nella nuova puntata del podcast gr

«Stiamo davvero investendo in energie rinnovabili?». È la domanda con cui Maurizio Izzo apre la nuova puntata del podcast di greenreport. «La risposta, francamente, è no – continua il direttore responsabile della nostra testata – perché molti ostacoli in questi anni si sono opposti allo sviluppo delle rinnovabili». Agostino Re Rebaudengo lo ha sottolineato ricordando il decreto ministeriale sulle Aree idonee e il dl agricoltura. Ora ha fatto piazza pulita una sentenza del Tar e l’auspicio è che il governo intervenga in fretta, magari correggendo anche la norma che vieta il fotovoltaico a terra nelle aree agricole.
E anche i dati resi noti da Terna confermano il rallentamento della transizione energetica in Italia. Nel primo quadrimestre 2025 l’installazione di nuovi impianti è stata del 12% inferiore rispetto allo stesso periodo del 2024. In particolare siamo a -13% per il fotovoltaico e lo stesso vale anche per l’eolico.
Ma nel resto del mondo le cose vanno diversamente, sottolinea Izzo proseguendo con la selezione delle principali notizie della scorsa settimana, se è vero che per la prima volta nella storia la produzione di elettricità da solare ha superato quella dell’energia nucleare. La crescita della fonte solare è stata rapida: triplicata in cinque anni, dai 79 TWh di aprile 2020 ai livelli attuali. Un incremento che porta il solare al quarto posto tra le fonti globali di generazione elettrica, per la prima volta nella “top 4”.
Notizia successiva del podcast: riciclare la plastica costa e costa sempre di più. Ne abbiamo parlato con Alessia Scappini, amministratrice delegata di Revet. Negli ultimi mesi i costi dell’energia sono tornati a salire del 30-40%, avvicinandoci a quelli del 2021-22, e questo non può che impattare pesantemente. Scappini ci ha raccontato come Revet affronta il problema, cercando di produrre quanta più energia possibile ma non solo: autoproduzione da fonti rinnovabili, contenuti minimi obbligatori di riciclato nei manufatti e crediti di carbonio sono le soluzioni rapidamente percorribili.
«Abbiamo dovuto leggere la proposta di legge del governo sulla caccia – segnala infine Izzo – per credere che fosse tutto vero. Ed è proprio tutto vero: più giorni per cacciare, più spazi per cacciare, più specie da cacciare e quell’idea ridicola che questo possa anche essere definito uno sport o addirittura serva a tutelare l’ambiente». Legambiente osserva in vece che se il testo venisse approvato «cancellerebbe gli ultimi 60 anni di politiche, impegni e azioni dell’Italia a tutela e conservazione degli animali selvatici, calpestando, al tempo stesso, l’art. 9 inserito nel 2022 nei principi della Costituzione, che obbliga lo Stato, attraverso le sue leggi, a garantire la tutela degli animali». Ma, chiosa Izzo, sembra davvero un secolo fa.
