
Senza nuovi impianti per il recupero energetico dei rifiuti, in Italia a rischio gli obiettivi Ue

Nel 2023 la produzione nazionale dei rifiuti urbani si è attestata a 29,3 milioni di tonnellate (+0,7%), la percentuale di raccolta differenziata ha raggiunto il 67% (+1,4%), ma nonostante l’avvio al riciclo sia cresciuto ancora di più (+2%) si è fermato al 51%: permane dunque un’ampia forbice tra raccolta differenziata e avvio a riciclo a causa dell’ancora rilevante presenza di frazioni estranee, determinata dai conferimenti errati dei cittadini.
Inoltre, a causa della carenza di impianti, il nostro Paese rischia di non centrare i target europei al 2035, che prevedono l’avvio al riciclo per almeno il 65% dei rifiuti urbani e uno smaltimento in discarica fino ad un massimo del 10%.
È quanto emerge dal nuovo Green Book 2025, il rapporto annuale sul settore dei rifiuti urbani in Italia, promosso da Utilitalia e curato dalla Fondazione Utilitatis, realizzato quest’anno in collaborazione con ISPRA e con la partecipazione di CEWEP (Confederazione europea dei termovalorizzatori) e AIRU (Associazione Italiana Riscaldamento Urbano).
In particolare, in Europa si osserva che i Paesi più virtuosi, avendo minimizzato lo smaltimento in discarica, registrano consistenti valori percentuali dell’incenerimento con recupero energetico, complementari ad alti tassi di riciclo. In Italia invece nel 2023 sono state trattate negli impianti di termovalorizzazione solo 5,5 milioni di tonnellate di rifiuti urbani (+4% rispetto al 2022), il 73% delle quali al Nord, dov’è concentrata la stragrande maggioranza dei 36 impianti di incenerimento operativi.
«Investire in nuova capacità impiantistica, soprattutto per il recupero energetico dei rifiuti non riciclabili e della frazione indifferenziata, risulta necessario a garantire la chiusura del ciclo e ridurre il conferimento in discarica», sottolinea nel merito il rapporto.
Anche perché il 16% dei rifiuti urbani viene ancora smaltito in discarica: per raggiungere gli sfidanti obiettivi europei (che impongono di scendere al di sotto del 10% entro il 2035), lo smaltimento in discarica nei prossimi 15 anni dovrà essere praticamente dimezzato. Senza nuovi impianti di recupero energetico – non necessariamente termovalorizzatori, ad esempio in Toscana è in progetto a Peccioli un innovativo impianto di ossicombustione – il rischio concreto è dunque quello di non traguardare gli obiettivi Ue.
In particolare il Sud, in attesa delle realizzazioni per l’organico previste dal Pnrr, presenta un deficit impiantistico sia per quanto riguarda il trattamento dell’organico che per gli impianti di recupero energetico dei rifiuti non riciclabili: questo incide sui costi di gestione del servizio che, anche quest’anno, presentano forti differenze territoriali (377€ nel Mezzogiorno contro i 290€ del Nord).
«Gli impianti di riciclo e recupero energetico – spiega il presidente di Utilitalia, Filippo Brandolini – sono indispensabili per promuovere la gestione dei rifiuti in un’ottica di economia circolare. Il Pnrr ha favorito lo sviluppo dell’impiantistica di riciclo, anche innovativa, puntando altresì a riequilibrare le differenze tra Nord e Sud. Inoltre, sono fondamentali i termovalorizzatori, che permettono di trattare i materiali non riciclabili e di recuperare energia, senza ostacolare la raccolta differenziata ma anzi integrandola in un sistema sostenibile ed efficiente. Anche per questa impiantistica si stanno registrando dei progressi, anche se parziali. L’aggiudicazione della gara dell’impianto di Roma e l’avvio delle gare per la progettazione dei due impianti previsti in Sicilia costituiscono decisi passi in avanti per contribuire a colmare il deficit impiantistico che caratterizza il Centro-Sud».
Nel 2023 gli impianti di termovalorizzazione hanno recuperato 4,4 milioni di MWh di energia elettrica e 2,2 MWh di energia termica. Il recupero di calore dagli impianti waste to energy e il suo impiego nel teleriscaldamento può rappresentare una leva strategica per la transizione verso un’economia a basse emissioni. Ma ad oggi, in Italia, il recupero di calore da termovalorizzatori è attivo in sole 15 reti, tutte concentrate al Nord.
