Perché l’ASviS sostiene l’introduzione del deposito cauzionale (Drs) per il riciclo in Italia
Come già rimarcato nel corso del Festival dello sviluppo sostenibile lo scorso 19 maggio, l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (ASviS) è tornata a sostenere ieri – all’interno del suo rapporto annuale sugli obiettivi dell’Agenda Onu 2030, verso i quali l’Italia presenta ancora gravi lacune progressi del tutto insufficienti a raggiungerli entro 5 anni – l’utilità di introdurre un sistema di deposito cauzionale (Drs) in Italia.
«Va definita e rispettata la gerarchia dei rifiuti», sottolinea l’ASviS, che in tutta la catena prevede al primo posto la prevenzione, poi il riuso, il recupero di materia, ma anche il recupero di energia – come nel caso della termovalorizzazione – e infine lo smaltimento in discarica. In particolare, per migliorare la gestione di una frazione di rifiuti piccola rispetto al totale ma estremamente visibile – quella per gli imballaggi dedicati alle bevande – l’Alleanza sostiene l’introduzione del deposito cauzionale.
«ASviS raccomanda – si legge nel report – di introdurre in Italia un sistema di deposito cauzionale (Drs) per il riciclo per i contenitori di bevande monouso, complementare alla raccolta differenziata, così da ridurre la dispersione e spingere la raccolta oltre il 90% in coerenza con i target Ue (90% entro il 2029) e con riciclo di qualità», un target che prevede un 65% di riciclo effettivo per i rifiuti urbani al 2035 mentre oggi in Italia siamo al 50,8%, e un obiettivo di riciclo dei rifiuti d’imballaggio al 70% già nel 2030.
Il funzionamento del Drs è semplice: per ogni contenitore acquistato, il consumatore paga una piccola cauzione che viene restituita al momento della restituzione del “vuoto”. Un meccanismo che, per esempio, ha portato la Germania a raccogliere il 98% dei contenitori e la Slovacchia toccare quota 92% in appena due anni. L’introduzione del Drs in Italia avrebbe un impatto immediato su diversi fronti: permetterebbe di ridurre la dispersione dei rifiuti plastici fino all’80%, contribuendo così al raggiungimento degli obiettivi europei e garantendo una maggiore disponibilità di risorse.