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La frazione organica, regina del riciclo: l’Italia può diventare protagonista europea sulla bioeconomia

Aumentano impianti integrati e digestori, si riducono i compostaggi ma il turismo infraregionale aumenta in barba alla prossimità. Servono strumenti economici per il compost oltre che incentivi al biometano
 |  Green economy

Anche per nel 2024 i nuovi dati Ispra – pubblicati nel mese in corso – ci dicono che la frazione organica dei rifiuti urbani rappresenta il più importante materiale raccolto in forma differenziata e quindi la principale filiera del riciclaggio (ma in parte anche del recupero energetico) del nostro Paese sul fronte dei rifiuti urbani.

Il totale della frazione organica raccolta in Italia è pari nel 2024 a 7,7 milioni di tonnellate, erano 7,5 nel 2023 e 7,2 nel 2020. Una crescita costante che colloca l’Italia ai vertici delle performance europee. In realtà la dinamica degli ultimi 5 anni è meno lineare di quanto appare a prima vista. Diminuisce infatti la percentuale della frazione organica raccolta sul totale delle raccolte differenziate (dal 39,3% del 2020 a 37,8% nel 2024). Mentre aumenta il quantitativo di frazione organica raccolta in forma differenziata sul totale dei rifiuti urbani raccolti (dal 24,8% del 2020 al 25, 6% del 2024). Se da un lato quindi la raccolta differenziata della frazione organica consente di sottrarre al flusso dei rifiuti urbani oltre un quarto del flusso totale, sembra che la raccolta differenziata dell’organico cresca un po’ meno delle restanti frazioni.

Rd organico

Tor RD

Tot RSU

SU RD

 SU RSU

MTtonne

Mtonne

Mtonne

%

%

2020

7174

18234

28941

39,3%

24,8%

2021

7379

18953

29618

38,9%

24,9%

2022

7242

18930

29051

38,3%

24,9%

2023

7471

19505

29269

38,3%

25,5%

2024

7667

20261

29933

37,8%

25,6%

L’intercettazione di frazione organica varia molto nelle diverse regioni, come desumibile dai dati di raccolta ad abitante. Intorno alla media nazionale di 130 kg/ab/anno i valori regionali oscillano da un minimo di 92 (Molise) ad un massimo di 203 (Emilia Romagna).

sbandati rifiuti organici 1

Sembra quindi ancora percorribile una strada di miglioramento del dato nazionale fino ad arrivare a un valore di circa 9 milioni di tonnellate al 2035, valore considerato necessario per arrivare al target di 65% di riciclo in quell’anno e corrispondente al 90% della frazione organica presente complessivamente dei rifiuti (34,8% del totale RSU).  Uno sforzo da concentrare ormai solo sulla produttività delle raccolte differenziate più che su una loro ulteriore estensione, visto che già il 97% dei Comuni svolge questo tipo di raccolta.

Migliora il tasso di frazione organica avviata a riciclaggio rispetto al materiale raccolto. Gli scarti dei processi di trattamento si riducono al 12,6% nel 2024 (era il 13,6% nel 2024 e il 13,9 % nel 2022). Il tasso di riciclo quindi si attesta nel 2024 all’82,1%. Sul totale del riciclo contabilizzato da Ispra ai fini del raggiungimento dei target europei, nel 2024 la frazione organica ha rappresentato il 40,9% del totale, ovvero 6,4 milioni di tonnellate. La quota principale.

La gestione impiantistica del flusso dei rifiuti organici presenta caratteristiche cha vale la pena di analizzare.

Delle 7,7 milioni di tonnellate raccolte, solo 0,3 milioni di tonnellate sono conteggiate come compostaggio domestico (valore in calo rispetto all’anno precedente). Ci si aspetterebbe quindi un flusso di rifiuti organici agli impianti dedicati di 7,4 milioni di tonnellate, mentre ne risultano ad Ispra solo 7,2. Un gap che si ripresenta ogni anno e probabilmente collegato alle perdite di processo in fase di trasporto o al valore degli stoccaggi di fine anno.

L’infrastruttura nazionale di trattamento dei rifiuti organici è fatta di 344 impianti di cui 250 compostaggi semplici, 66 impianti integrati aerobico/anaerobico, e 28 digestori anaerobici.

Vediamo i flussi per tipologia di impiantistica.

Il “parco compostaggi” è ancora ampio, 250 strutture, in calo di 25 unità rispetto al 2023, il settore quindi sembra che si stia ridimenzionando anche per la trasformazione di alcuni di questi impianti in trattamenti integrati. I volumi autorizzati sono nel 2024 pari a 5,2 milioni di tonnellate, con una dimensione media di impianto di poco superiore alle 20mila tonnellate. I compostaggi sono impianti piccoli. Un parco impianti non solo di piccole dimensioni ma sottoutilizzato, considerato che i quantitativi trattati sono pari solo a 3,4 milioni di tonnellate (tasso di utilizzo del 65%). I rifiuti di provenienza urbana (organico + verde) sono ancora meno: 2,4 milioni di tonnellate su un totale di 7,2 (erano 2,5 nel 2023). Solo un terzo dei rifiuti organici urbani trattati va a compostaggio. A questa tipologia di impianti è destinata prevalentemente la frazione verde (sfalci e potature), pari a 1,3 milioni di tonnellate, mentre solo 1,1 milioni di tonnellate sono di scarti di cucina. Insomma impianti piccoli, in riduzione, sottoutilizzati e destinati soprattutto (in molti casi esclusivamente) alla frazione verde.

Il parco “impianti integrati” (quelli che consideriamo digestori anaerobici nel dibattito pubblico) è in crescita, sono 66 nel 2024 ed erano 61 nel 2023 e 51 nel 2022. Il volume totale autorizzato è pari a 6,1 milioni di tonnellate, con una dimensione media di oltre 90mila tonnellate ad impianto, valore superiore a quello dei compostaggi, ma ancora inferiore alla soglia di efficienza minima collocata fra 100e 200mila tonnellate (l’impianto più grande ha una potenzialità di oltre 600mila). I rifiuti totali trattati sono 4,7 milioni di tonnellate (erano 4,3 nel 2023) con un tasso di saturazione del 77% valore migliore di quello dei compostaggi, e ancora migliorabile. Di questi i rifiuti urbani sono 4,2 milioni di tonnellate, prevalentemente scarti di cucina e mercati (3,6 milion di tonnellate, solo 0,6 sono di sfalci e potature. Insomma una tecnologia in crescita (anche grazie ad incentivi biometano e Pnrr), con impianti di medie dimensioni, un tasso di utilizzo buono dedicata soprattutto alla frazione organica. Un comparto che sta sempre di più assumendo i caratteri di un settore energetico, con 45 impianti (erano 36 nel 2023) che producono biometano (in tutto 220milioni di Nm3/a, più 20 % rispetto al 2023), biogas (430 milioni di Nm3/a), e una produzione di elettricità pari a 268mila MWh/a e di calore pari a 63mila MWh/a).

Il parco “digestori” (ovvero impianti solo anaerobici senza trattamento aerobico di compostaggio) è composto da 28 impianti (erano 27 nel 2023 e 22 nel 2022), con un volume autorizzato di 1,4 milioni di tonnellate e una dimensione media di impianti pari a circa 50mila tonnellate (una via di mezzo fra la dimensione media dei compostaggi e dei trattamenti integrati). I rifiuti totali trattati sono 1,1 milioni di tonnellate con un tasso di utilizzo del 79% (leggermente migliore dei trattamenti integrati), prevalentemente frazione umida (0,5 milioni di tonnellate), ma prevalentemente usati per gestire fanghi di depurazione e speciali (0,6 milioni di tonnellate). I quantitativi di frazione umida conferiti a questa tipologia di impianto + aumentata rispetto al 2023 di oltre 100mila tonnellate.  Anche questo un comparto che sta sempre di più assumendo i caratteri di un settore energetico, con una produzione di biometano pari a 37milioni di Nm3/a, (più 21 milioni rispetto al 2023), una produzione di biogas pari a 106 milioni di Nm3/a), e una produzione di elettricità pari a 98mila MWh/a e di calore pari a 16mila MWh/a).

Sommando i dati dei trattamenti integrati a quelli dei digestori si ottiene un quantitativo di gas (biometano più biogas) pari a circa 800milioni di Nm3/a. L’Italia consuma (2024) 61,8 miliardi di Nm3/a di gas metano, biogas e biometano da rifiuti coprono per adesso l’1,3% del totale dei consumi.

Se quindi l’Italia dispone di un parco impianti già ampiamente sufficiente a gestire i futuri 9 milioni di tonnellate di rifiuti organici urbani (con un volume totale autorizzato pari a 12,7 milioni di tonnellate ma la pipeline di nuovi impianti in via di attivazione è grande), la distribuzione di questi impianti appare ancora oggi molto sbilanciata verso le regioni del nord.

Ne consegue un “turismo della frazione organica” ancora consistente nel 2024, pari a 2,1 milioni di tonnellate su un totale di 7,2 trattate (il 30% circa) in aumento sul 2023 (era 1,9 milioni di tonnellate). Movimenti prevalenti dal centro-sud (Campania, Lazio, Toscana, Sicilia) al nord (Lombardia, Veneto, Friuli, Emilia). Prossimità ancora lontana.

sbandati rifiuti organici 2

Insomma dalla frazione organica molto riciclo e molto recupero energetico in Italia, che guarda quindi con attenzione alla recente strategia europea sulla bioeconomia, che evidenzia bene il ruolo di recupero di materia e di energia dai rifiuti organici. Forse occorrerebbe dedicare una attenzione specifica al mercato del compost, come chiede da anni il CIC, introducendo uno strumento economico ad hoc e sostenendo meglio il Green public procurement.

sbandati rifiuti organici 3

Andrea Sbandati

Andrea Sbandati è senior advisor di Confservizi Cispel Toscana (l’Associazione regionale delle imprese di servizio pubblico), dopo esserne stato Direttore fino a novembre 2024. È esperto senior nella regolazione economica della gestione dei rifiuti urbani e dei servizi idrici (sistemi tariffari, piani industriali, benchmark), come nella organizzazione dei servizi pubblici locali (acqua, rifiuti, trasporti, energia, altro). Ricercatore senior nel campo della gestione dei rifiuti e dell'acqua, docente in Master di specializzazione nella regolazione economica dei servizi ambientali locali (Sant'Anna, Turin school of regulation). Da venti anni coordinatore ed esperto di progetti di assistenza tecnica e cooperazione internazionale nei servizi pubblici locali (Medio Oriente, Africa, Sud America).