
Nell’ultimo anno in Italia ci sono stati 7mila morti da amianto

A distanza di oltre 30 anni dalla legge 257/1992 che ne ha vietato l’utilizzo, l’amianto in Italia continua a mietere vittime: le ultime stime fornite ieri dall’Osservatorio nazionale amianto (Ona), si contano nel Paese circa 7mila morti nell’ultimo anno, osservando tutte le neoplasie associate all’amianto.
Il mesotelioma maligno è una condanna quasi certa: in circa il 93% dei casi, non lascia scampo. Un cancro raro che falcia prevalentemente uomini, molti dei quali operai, soldati, lavoratori dimenticati.
Nel nostro Paese, rappresenta lo 0,8% di tutte le diagnosi oncologiche maschili, e lo 0,3% di quelle femminili. Una malattia che nasce dal passato: il 90% dei casi deriva dall’inalazione inconsapevole di amianto, materiale diffuso a mani piene negli anni Settanta e Ottanta.
Ogni anno in Italia emergono diecimila nuove diagnosi, soprattutto tra uomini che hanno vissuto la loro vita nei luoghi del rischio: fabbriche, cantieri navali, basi militari. Le regioni più segnate sono Lombardia, Piemonte, Liguria e Lazio, che insieme raccolgono oltre la metà dei casi. Intanto, nel mondo, secondo l’Oms, sono ancora 125 milioni i lavoratori esposti al nemico invisibile, e più di 107mila quelli che ogni anno cadono.
«Rivolgiamo un appello al premier Giorgia Meloni per la messa al bando globale dell’amianto – dichiara l’avvocato Ezio Bonanni, presidente Ona – Per il divieto internazionale per la commercializzazione dell’amianto e che ci sia in Italia un forte incentivo per le bonifiche ed evitare così future esposizioni. Solo così questa battaglia potrà essere portata a termine».
Le agevolazioni fiscali per le bonifiche da amianto sono ancora oggi molteplici, ma senza impianti di prossimità dove conferire i rifiuti contenenti amianto, le stesse bonifiche vengono di fatto disincentivate.
Il ciclo potrà dunque dirsi davvero chiuso solo quando sul territorio ci sarà anche una disponibilità impiantistica adeguata di discariche autorizzate a smaltire in sicurezza i rifiuti contenenti amianto, che inevitabilmente derivano dalle bonifiche.
Una volta sotto terra, se correttamente gestito, l’amianto torna infatti a comportarsi come un normale minerale. Il problema è che ovunque è difficile realizzare nuove discariche allo scopo, ostacolate da varie sindromi Nimby e Nimto che bloccano la costruzioni di impianti per gestire in sicurezza i rifiuti, lasciando così paradossalmente l’amianto all’aria aperta: le discariche operative in grado di gestire i rifiuti contenenti amianto sono infatti solo 17 in tutto il Paese.
