Relitti di serie A e di serie Z: dal caso Bayesian alla Guang Rong
Grande e meritata eco mediatica ha suscitato il recupero del relitto del veliero inglese Bayesian, affondato al largo della costa siciliana in prossimità di Palermo. Ricordiamo che il mega yatch a vela affondò lo scorso 19 agosto ed è rimasto sul fondale marino per circa 10 mesi, fuori dal porto di Porticello, ad una profondità di circa 50 metri.
La cronaca e le immagini ci hanno ampiamente spiegato che il relitto è stato riportato in superficie dopo il taglio dell’albero, alto 72 metri, e poi imbracato tra le due motopontoni-gru, Hebo Lift 10 e la Hebo Lift 2.
Doverosamente, va ricordato che nel naufragio perirono sette persone, tra i quali il magnate inglese Mike Lynch; parimenti, ricordiamo che, nelle fasi preliminari del recupero vero è proprio, ha perso la vita anche il sub olandese Rob Cornelis Huijben, lo scorso 9 maggio: allo stato attuale, risultano indagate per omicidio colposo e inosservanza alle leggi sulla sicurezza del lavoro tre persone della società olandese Smit Salvage, per la quale lavorava il sub.
L’operazione di recupero, studiata in tutti i particolari, si è conclusa domenica scorsa con la posa del relitto della Bayesian in una sorta di contenitore metallico, realizzato per l’occasione e atto a contenere i possibili liquidi inquinanti presenti nelle casse e nei doppi fondi dell’unità all’atto del naufragio: comunque, in considerazione degli esiti positivi che hanno coronato di l’intera operazione, non resta che complimentarci vivamente con tutti coloro che hanno contribuito a realizzare le complesse operazioni di recupero e anche col personale della Capitaneria di Porto di Palermo, che ha seguito e monitorato le varie fasi, principalmente in chiave di anti-marine pollution.
Tuttavia, non possiamo non ritornare indietro nella memoria di questa testata, che già il 1° aprile scorso aveva sollevato la questione del recupero del relitto della draga insabbiato nel porto di Marina di Massa (la draga Guang Rong, battente bandiera cipriota, naufragata la notte del 28 gennaio scorso), rimasta perpendicolarmente al pontile del porto di Marina di Massa e che è diventato una specie di cornice innaturale che richiama lo sguardo dei bagnanti e dei frequentatori di quelle spiagge.
Avevamo paventato che quel relitto sarebbe rimasto lì, muto testimone dell’impotenza dello Stato: una facile profezia che non avremmo mai voluto fosse confermata dalla cronaca.