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Ridurre gli alimenti di origine animale per garantire il futuro dell'umanità

Più soldi, più carne: come i Paesi ricchi aprono la strada verso l'estinzione

L’Italia ottava, dovremmo ridurre il consumo di carne del 69%, latticini del 53%, pesce del 30% e uova del 58%.
 |  Natura e biodiversità

Secondo il nuovo rapporto “More money more meat”, presentato oggi da Compassion in World Farming (CIWF) alla “Extinction or Regeneration conference”  in corso a Londra, «I Paesi più ricchi del mondo si stanno letteralmente facendo strada verso l'estinzione dell'umanità,  con gli Stati Uniti che guidano il mondo nel consumo eccessivo di carne».

Organizzata da CIWF, IPES-Food, Institute of Development Studies e altri partner, la conferenza Extinction or Regeneration è stata convocata per affrontare l'urgente necessità di mettere in atto metodi più sostenibili di produzione alimentare che possano nutrire le generazioni future, proteggendo gli esseri umani, gli animali e il pianeta.  Presentando i risultati del rapporto nel discorso di apertura della conferenza il global CEO di CIWF, Philip Lymbery, ha rivelato: «Nei paesi più ricchi stiamo, letteralmente, mangiando la nostra stessa estinzione. Il nostro insaziabile appetito per carne scadente e altri alimenti di origine animale sta danneggiando la nostra salute, causando un'immensa crudeltà verso gli animali e uccidendo il nostro pianeta. A meno che non ci svegliamo e non agiamo ora per ridurre questo disastroso consumo eccessivo, sarà semplicemente troppo tardi. La responsabilità spetta a queste nazioni più ricche di agire immediatamente attraverso politiche nazionali per aiutare a combattere il loro impatto nel guidare le emergenze climatiche, sanitarie e naturali.  Dobbiamo sfruttare questa grande opportunità offerta dalla conferenza Extinction or Regeneration per condividere soluzioni e promuovere percorsi verso sistemi agricoli rigenerativi, positivi per il clima e la natura. L'unico modo in cui possiamo garantire il nostro futuro è allontanarci dall'allevamento intensivo e creare un sistema alimentare globale a beneficio degli animali, delle persone e del nostro pianeta: ridurre il nostro consumo eccessivo di alimenti di origine animale è una parte vitale di questo».

CIWF  evidenzia che «Questo è il primo rapporto a fornire cifre di riduzione per tutti gli alimenti di origine animale e calcoli dettagliati per il consumo effettivo, comprese le parti non commestibili di alimenti di origine animale e i rifiuti a livello domestico, fornendo un quadro più accurato del consumo. I calcoli si basano sulla dieta planetaria EAT-Lancet che mira a fornire diete sane da sistemi alimentari sostenibili entro il 2050».

Il rapporto spiega come il nostro insaziabile appetito per carne a buon mercato e altri alimenti di origine animale stia guidando l'escalation delle emergenze climatiche, sanitarie e naturali. E dimostra che «Sono necessarie massicce riduzioni nei 25 principali Paesi a reddito alto e medio-alto per salvaguardare la salute futura delle persone, degli animali e del nostro pianeta».

Gli approfondimenti chiave del rapporto mostrano che: Nel complesso, l'Islanda ha più a che fare con una massiccia riduzione del 73% necessaria per arrivare al 12% delle calorie nella dieta da alimenti di origine animale, seguita da Finlandia (70%), Danimarca (68%), Montenegro (66%) e Lussemburgo (65%). Quando si tratta di carne, gli Stati Uniti sono in cima ai Paesi che necessitano della riduzione maggiore con l'82%, seguiti dall'Australia (80%); Argentina (80%); Israele (78%); e Spagna (78%). I primi nel consumo eccessivo di pesce e frutti di mare sono: Islanda (77%); Maldive (76%); Seychelles (64%); Repubblica di Corea (63%); e Malesia (63%).  Le prime cinque riduzioni necessarie per i prodotti lattiero-caseari sono: Finlandia (74%); Montenegro (74%); Albania (71%); Paesi Bassi (69%); e Svizzera (68%).  E per le uova sono  Messico (76%); Cina (76%); Giappone (75%); Paesi Bassi (74%); e Malesia (73%).

Se l’italia non svetta in nessuna classifica di categoria è però nella top ten della classifica generale: è ottava e dovremmo ridurre il consumo di carne del 69%, di latticini del 53%, di pesce e frutti di mare del 30% e di uova del 58%.

Il CIWF fa notare che «Nonostante prove convincenti, i Paesi non riescono a includere la riduzione degli alimenti di origine animale nei loro piani d'azione nazionali o strategie alimentari».  Tra i Paesi a fare timidi progressi c’è la Danimarca che ha recentemente pubblicato alcune delle linee guida dietetiche più green i del mondo e ha accettato di creare un piano d'azione nazionale per gli alimenti a base vegetale con finanziamenti significativi.

Ma il rapporto evidenzia l'attuale mancanza di azione da parte dei governi – e quello italiano nell’ultimo periodo si è più volte distinto in tal senso - per affrontare il problema e include chiare raccomandazioni politiche per ridurre questo consumo eccessivo a livello nazionale. I Governi dovrebbero invece: «Fissare obiettivi chiari per la riduzione del consumo di alimenti di origine animale, in linea con l'Accordo di Parigi e il Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework.  Supportare questi obiettivi di riduzione con una strategia alimentare trasformativa olistica o un piano d'azione, comprese una serie di misure per consentirne l'assorbimento e raggiungere gli obiettivi di riduzione.  Allineare le linee guida dietetiche con i principi della dieta per la salute planetaria EAT-Lancet per diete sane da sistemi alimentari sostenibili e fornire consigli su diete salutari a base vegetale. Garantire che non vengano forniti sussidi per gli animali da allevamento intensivo o per i loro mangimi, ma sostenere invece i produttori di frutta, verdura, cereali integrali, legumi e frutta secca, nonché i produttori che allevano animali da allevamento in sistemi naturali ad elevato benessere».

Redazione Greenreport

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