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Dall’Europarlamento passi avanti per il benessere di cani e gatti

Il commercio di animali da compagnia vale 1,3 miliardi di euro all’anno, ma sono ancora troppe le zone grige dove si fa spazio l’illegalità
 |  Natura e biodiversità

Circa il 44% delle famiglie europee possiede un animale da compagnia: il commercio di cani e gatti è cresciuto considerevolmente negli ultimi anni, raggiungendo un valore annuo di 1,3 miliardi di euro. Eppure in Ue mancano ancora standard minimi uniformi per il benessere degli animali, un problema pressante dato anche la continua espansione del mercato online: includendo il commercio illegale, si stima che questo canale rappresenti il 60% di tutte le vendite di cani e gatti nell'Ue.

È in questo contesto che ieri le prime norme Ue sul benessere e la tracciabilità di cani e gatti sono state adottate dalla commissione Agricoltura dell’Europarlamento, con 35 voti favorevoli, 2 contrari e 9 astensioni. Si tratta di norme – attese adesso dalla prova del voto in plenaria – che riguardano coloro che allevano o vendono cani e gatti in strutture e rifugi, come anche quelli che li collocano in famiglie affidatarie, ma non si applicherebbero ai proprietari privati.

«Questa proposta rappresenta una chiara mossa contro l'allevamento illegale e l'importazione irresponsabile di animali da paesi extra-Ue – commenta la relatrice, Veronika Vrecionová – Allo stesso tempo, rispetta pienamente i proprietari ordinari e gli allevatori responsabili, che non dovrebbero essere eccessivamente gravati da normative».

Più nel dettaglio, le norme prevedono che tutti i cani e i gatti detenuti da allevatori, venditori e rifugi, o offerti in vendita o in donazione online, debbano essere identificabili individualmente tramite microchip. I cani e i gatti dotati di microchip dovrebbero essere registrati in banche dati nazionali interoperabili: i numeri di identificazione dei microchip, insieme alle informazioni sulla banca dati nazionale corrispondente, dovrebbero essere archiviati in un'unica banca dati gestita dalla Commissione.

Per eliminare potenziali scappatoie che consentirebbero a cani e gatti di entrare nell'Ue come “animali domestici non commerciali” ma di essere poi venduti all'interno del mercato unico, gli eurodeputati vogliono estendere le norme in modo da coprire non solo le importazioni a fini commerciali, ma anche i movimenti non commerciali.

Cani e gatti importati da paesi terzi per la vendita dovranno essere dotati di microchip prima del loro ingresso nell'Ue e poi registrati in una banca dati nazionale entro due giorni lavorativi dall'ingresso; al contempo, i proprietari di animali domestici che entrano nell'Ue saranno tenuti a preregistrare il proprio animale dotato di microchip su una banca dati online, almeno cinque giorni lavorativi prima dell'arrivo.

Tra le altre principali proposte normative, spicca quella per la quale la riproduzione tra genitori e figli, nonni e nipoti, nonché tra fratelli e fratellastri, deve essere vietata. Inoltre i cuccioli non possono essere separati dalle madri fino a quando non abbiano raggiunto almeno le otto settimane di età, a meno che non vi sia una specifica giustificazione veterinaria. Per prevenire lo sfruttamento, il regolamento stabilisce un limite massimo al numero di cucciolate per femmina e introduce periodi di riposo obbligatori tra le gravidanze.

Infine, gli eurodeputati vogliono vietare l'allevamento di cani o gatti con caratteristiche conformazionali eccessive, che comportino un rischio elevato di effetti negativi sul loro benessere, nonché vietare l'utilizzo di questi animali, insieme a cani e gatti mutilati, in spettacoli, esposizioni o competizioni.

Redazione Greenreport

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