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Trasformare l’anidride carbonica in etanolo ad alto valore aggiunto

Dallo studio guidato dalle università Statale di Milano e di Toronto metodi per diminuire la dipendenza dai combustibili fossili
 |  Nuove energie

Lo studio High carbon efficiency in CO-to-alcohol electroreduction using a CO reservoir”, pubblicato su Cell – Joule da un team di ricercatori delle università degli Studi di Milano e di Toronto, della Northwestern University di Chicago e  dell’Istituto di scienze e tecnologie chimiche “Giulio Natta” (Cnr-Scitec), a trovato il modo per trasformare - tramite processi elettrocatalitici -  l’anidride carbonica da scarto prodotto dal settore dell’autotrasporto e in svariate attività industriali, in un prodotto commerciale ad alto valore aggiunto e basso impatto ambientale, da impiegata come combustibile o come solvente e materia prima nell’industria.

Lo studio, coordinato da Ivan Grigioni, ricercatore di chimica Ffsica del  Dipartimento di chimica dell’università degli Studi di Milano, e da  Sungjin Park e a Tartela Alkayyali dell'università canadese di Toronto. Parte dalla considerazione che «L'anidride carbonica è uno dei principali gas emessi dalle attività umane ed è tra i principali responsabili del riscaldamento climatico» per sviluppare «Metodi per utilizzare l'anidride carbonica trasformandola, tramite processi elettrocatalitici, da scarto a prodotti commerciali ad alto valore aggiunto e basso impatto ambientale». Infatti, come spiegano all’ateneo milanese, «Il riciclo e la valorizzazione dell'anidride carbonica avviene convertendo prima CO2 a monossido di carbonio (CO) e poi mettendo in contatto CO, acqua, elettricità rinnovabile e un materiale catalitico che facilita l’integrazione di questi ingredienti. Gli scienziati hanno sviluppato materiali progettati con precisione nanometrica che permettono di utilizzare CO2 e CO convertendole selettivamente in etanolo, che è un combustibile liquido facile da trasportare e con svariate applicazioni su larga scala come solvente o nella produzione di etilene (la materia prima più largamente utilizzata). Il processo avviene ad alta efficienza energetica compatibile con applicazioni industriali».

Grigioni conclude: «Questo approccio contribuisce a diminuire la nostra dipendenza dai combustibili fossili e ha la potenzialità di essere trasferita nella realtà industriale. Tuttavia, occorrono materiali efficienti e selettivi per rendere il processo economicamente vantaggioso».

Redazione Greenreport

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