Skip to main content

Fotovoltaico, 12 produttori europei contro l’iperammortamento del Governo Meloni

«Questa impostazione determina un’evidente restrizione del mercato, finendo per favorire un’unica realtà industriale, 3Sun, controllata da Enel»
 |  Nuove energie

Il maxi emendamento del Governo all’art. 94 della legge di Bilancio 2026 – legge che sta per approdare alla Camera ma sul quale pende già il voto di fiducia, per l’approvazione definitiva in ipotesi entro il 30 dicembre – viene contestato da 12 aziende produttrici di moduli fotovoltaici europei.

Bastano poche parole in burocratese – al comma 3, lettera b), secondo periodo, le parole: «a), b) e c),» sono sostituite dalle seguenti: «b) e c),» – per guidare il mercato, e in questo caso l’emendamento comporta l’esclusione dai meccanismi del nuovo iperammortamento (che prende il posto di Transizione 5.0) tutti i moduli fotovoltaici iscritti al registro Enea alla lettera a). Che rappresentano la maggioranza assoluta del registro.

«Questa impostazione determina un’evidente restrizione del mercato, finendo per favorire un’unica realtà industriale, 3Sun, controllata da Enel e di natura para-statale. Limitare il mercato ad un solo produttore comporta una riduzione della possibilità di installazione, un aumento dei costi per i clienti finali e un rallentamento complessivo dello sviluppo del mercato fotovoltaico tradizionale», dichiarano le aziende – italiane ed europee – firmatarie di una nota stampa congiunta, ovvero Bisol, Eurener, FuturaSun, FlySolartech, Omnia Solar, SonnenKraft, SoliTek, Soluxtec, Solvis, Sunerg Solar, Torri Solare.

«L’attuale decisione – argomentano le aziende – appare in aperto contrasto con l’urgenza di ricostruire un ecosistema europeo del fotovoltaico coerente con gli obiettivi di indipendenza, sicurezza energetica degli approvvigionamenti e rafforzamento della base industriale europea nello spirito del Net zero industrial act (Nzia)».

Il Gse ha pubblicato lo scorso 10 dicembre gli esiti dell’asta FerX transitorio che ha escluso il fotovoltaico cinese, assegnando “incentivi” – o meglio meccanismi di stabilizzazione nel lungo periodo del prezzo dell’elettricità immessa in rete – a 1,1 GW di nuovi impianti, con un prezzo di aggiudicazione medio ponderato pari a 66,378 €/MWh: a confronto il prezzo nazionale all’ingrosso dell’elettricità - Pun Index Gme veleggia a 111,04 €/MWh). Un ottimo risultato dunque, anche se più costoso rispetto a quello assicurato dal medesimo Fer X per il fotovoltaico senza restrizioni anti-Cina (56,825 €/MWh).  

Il gioco potrebbe valere la candela – e inserirsi appieno all’interno della logica del Net-zero industry act (Nzia) approvato dall’Ue – se contribuisse a far aumentare la produzione interna di pannelli, in favore di una maggiore autonomia strategica, risultato però tutt’altro che scontato.

Rispetto a quanto inizialmente previsto, i criteri inseriti nell’asta Nzia del FerX transitorio escludono a priori i componenti fotovoltaici di aziende cinesi anche quando questi non sono prodotti in Cina: paradossalmente, un produttore che avesse investito in Italia aprendo una fabbrica sarebbe fuori da questi criteri, quando invece sarebbe opportuno incoraggiare anche le aziende cinesi – che oggi sono leader di mercato – ad aprire fabbriche fotovoltaiche su suolo europeo.

Di certo, allo stato attuale la strategia Nzia delineata in ambito europeo non sta avanzando come dovrebbe, limitando la necessaria autonomia strategica del Vecchio continente sul fronte energetico. Nei giorni scorsi le due principali associazioni di settore l'European solar manufacturing council (Esmc) e la SolarPower Europe (Spe) – hanno rivolto un appello congiunto ai leader dell'Ue evidenziando che la Nzia punta ad almeno 30 GW di energia solare fotovoltaica prodotta nell'Ue entro il 2030, ma questo obiettivo non può essere raggiunto senza un urgente sostegno politico e finanziario (che invece è ingente in Cina ormai da lustri, mentre in Italia una seria politica industriale di settore appare un miraggio).

Nel frattempo, però, è il maxiemendamento alla legge di Bilancio a tenere banco: «Come produttori italiani e europei di moduli fotovoltaici, chiediamo – questa la richiesta delle 12 aziende – una immediata correzione normativa che consenta nuovamente l’utilizzo dei moduli iscritti alla lettera a) del registro Enea ripristinando il testo originario del comma 3 dell’art. 94. L’attuale decisione appare in aperto contrasto con l’urgenza di ricostruire un ecosistema europeo del fotovoltaico coerente con gli obiettivi di indipendenza, sicurezza energetica degli approvvigionamenti e rafforzamento della base industriale europea nello spirito del Net zero industrial Act (Nzia)».

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.