
Comunità energetiche rinnovabili (Cer) al rallentatore, finora solo 18 MW a fronte di 1.730 MW attesi

Le Comunità energetiche rinnovabili rappresentano un “nuovo” soggetto giuridico, delineato dal recepimento della direttiva europea Red II, costituibile a partire da un gruppo di singoli soggetti – come famiglie, stabilimenti produttivi e Comuni – che decidono di autoprodurre, accumulare e scambiarsi energia generata da fonti rinnovabili, nello spirito di una vera comunità e aprendo al contempo realizzazione di nuovi modelli di business.
Due i canali di accesso ai sostegni, per le Comunità energetiche: il primo prevede una tariffa incentivante su tutto il territorio nazionale, mentre il secondo riguarda i Comuni entro i 5mila abitanti e consiste in un contributo in conto capitale – finanziato con 2,2 mld di euro dal Pnrr – per coprire fino al 40% delle spese ammissibili.
Il primo passo per accedere agli incentivi è individuare un’area dove realizzare un impianto rinnovabile – ad esempio fotovoltaico – di potenza massima pari a 1 MW, per poi costituire una Comunità energetica tra utenti connessi alla medesima cabina primaria. Una volta autorizzato l’impianto, connesso alla rete e richiesto l’incentivo al Gse, l’energia condivisa all’interno della Cer – ovvero quella consumata dai membri mentre viene prodotta – può accedere alla tariffa incentivante.
A che punto siamo? Quasi ai nastri di partenza. Si contano infatti 212 Cer con 326 impianti di produzione (per complessivi 18 MW) e 1.956 utenze collegate, in base ai dati aggiornati dal Gse al 6 marzo scorso. Anche perché il decreto attuativo della legge 199 del 2021 è stato emesso soltanto a gennaio 2024. Il Mezzogiorno ospita il 30% di questa realtà, e non a caso quello delle Cer sarà uno dei temi strategici della sesta edizione del Green Med Expo & Symposium, in programma a Napoli, alla Mostra d’Oltremare, dal 28 al 30 maggio 2025.
«Le Cer rappresentano un’opportunità di crescita in chiave sostenibile per molti piccoli Comuni – commenta Monica D’Ambrosio, event manager del GreenMed – Sono uno strumento di tutela e di sicurezza energetica per il nostro Paese che negli ultimi anni ha messo a nudo tutta la propria vulnerabilità rispetto al tema autosufficienza. Il Mezzogiorno è ricco di sole e vento, la natura ci mette a disposizione tutti gli strumenti per fare da soli e bene. Serve imparare a utilizzarli nell’interesse dell’ambiente e dell’economia locale e di scala».
Di recente il Gse ha reso noto che sono quasi 4mila le domande di nuove installazioni pervenute al 31 marzo (dead line imposta dal Pnrr, poi spostata per decreto ministeriale al 30 novembre prossimo) per un totale di 390 megawatt. La difficoltà è esaminare e processare tutte le richieste in tempo utile per la messa in esercizio degli impianti entro il 30 giugno 2026, secondo il cronoprogramma imposto dal Pnrr per poter accedere alle risorse del piano (i 2,2 miliardi di euro).
«Per non perdere la grande occasione del Pnrr, che fissa l'obiettivo per le Cer in 1730 MW di impianti installati al 30 giugno 2026, occorre che tutte le linee ministeriali illustrate a Rimini di recente siano decretate in tempi brevissimi – spiega Lino Bonsignore, referente di Italia Solare per la Campania – Oltre ad aver spostato al 30 novembre 2025 la data di presentazione delle domande, occorre che la scadenza del 30 giugno 2026 non si riferisca all'avvio in esercizio degli impianti, ma che sia sufficiente la fine lavori attestata con perizia giurata; inoltre attendiamo l'annunciata ridefinizione della platea dei beneficiari, con l'allargamento ai consorzi, agli enti di bonifica e soprattutto agli autoconsumatori individuali a distanza. Bisognerebbe inoltre ammettere al contributo anche gli impianti installati nei Comuni con più di 5 mila abitanti, spostando a 30mila la soglia limite. Ad oggi siamo soltanto all'1% del target, ma in un recente convegno il Gse ha comunicato che negli ultimi mesi sono pervenute circa 3940 domande di nuovi impianti per Cer per una potenza installata totale di 390 MW, circa il 23%: è un dato confortante, ma non basta. I tempi sono strettissimi: occorre anche snellire le procedure; è di vitale importanza per cercare di avvicinarci all’obiettivo».
