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Denuncia Aero: nel decreto Fer2 eolico offshore assente, il governo chiarisca la sua strategia di decarbonizzazione

Per l’associazione si tratta di un’assenza tanto più grave in considerazione del fatto che il calendario delle aste per questo settore era atteso entro il 31 marzo scorso e del fatto che nell’impianto stesso del Dm questa tecnologia rappresenta il 90% della capacità da mettere in asta
 |  Nuove energie

I fatti li elenca il presidente di Aero, Fulvio Mamone Capria, dalla sua pagina LinkedIn: «4 anni per un decreto concordato con l’Ue (Fer2). 3,8 GW di incentivi ad una nascente filiera industriale che come minimo quadruplicherà gli investimenti. 4 progetti già pronti per competere per 2,2 GW. 2 porti strategici in attesa del decreto per gli hub infrastrutturali. Almeno 170 milioni di investimenti privati già spesi solo per gli scoping». Poi la domanda, retorica: «Vogliamo aspettare altri 4 anni?». E l’esortazione, finale: 1Gli amici francesi e tutti gli altri Paesi europei sono già in corsa per la supply chain e l’attuazione delle Fer in mare. Svegliamoci!».

Cos’è successo? È successo che, come denuncia il presidente dell’Associazione delle energie rinnovabili offshore pubblicando anche il comunicato stampa preparato per la vicenda, «con la pubblicazione del decreto direttoriale del 7 maggio 2025, che definisce i contingenti per la seconda procedura di incentivazione ai sensi del Dm Fer2, il Governo conferma un'inspiegabile assenza: nessuna previsione per le tecnologie eoliche offshore, né galleggianti né su fondazioni fisse». Viene anche sottolineato che si tratta di «un’assenza tanto più grave in considerazione del fatto che il calendario delle aste per l'eolico offshore era atteso, come ufficialmente comunicato dagli organi competenti, entro il 31 marzo scorso e del fatto che nell'impianto stesso del Fer2 l'eolico offshore rappresenta il 90% della capacità da mettere in asta».

Quella compiuta dal governo è per Aero una scelta «grave e incomprensibile», tanto che il presidente Mamone Capria chiede al ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica di «chiarire pubblicamente le ragioni di questa esclusione e fornire un cronoprogramma certo per l'attivazione di procedure dedicate; incrementare in modo strutturale il contingente riservato all'offshore già a partire dal 2025, colmando il grave ritardo rispetto agli altri Paesi europei; assicurare che le future aste includano requisiti tecnici e tempistiche compatibili con le specificità dell'offshore, evitando soluzioni pensate per altre tecnologie».

Senza una programmazione concreta e ambiziosa, conclude amaramente il presidente dell’Aero, «l'Italia rischia di perdere la sfida industriale dell'eolico in mare, di non centrare gli obiettivi del Pniec e di rallentare drammaticamente il processo per il raggiungimento dell'indipendenza energetica del Paese, rinunciando a migliaia di nuovi posti di lavoro, investimenti diretti esteri e benefici ambientali chiaramente misurabili».

Redazione Greenreport

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