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È la prima volta per la prestigiosa copertina di Science

La crescita inarrestabile delle energie rinnovabili è la "svolta scientifica" dell'anno

Nel 2004 il mondo impiegò un anno intero per installare 1 GW di impianti fotovoltaici: oggi, nonostante Trump, ogni giorno ne entra in funzione il doppio. Ma l’Italia sta restando indietro
 |  Nuove energie

Una delle maggiori riviste scientifiche dal mondo, la prestigiosa Science con sede negli Usa, ha premiato l’inarrestabile crescita delle energie rinnovabili come “Breakthrough of the year”, ovvero come svolta scientifica dell’anno.

«Questa promessa arriva in un contesto di notizie negative – premette Science –m evidenziate alla riunione delle Nazioni Unite sul clima tenutasi a Belém, in Brasile, a novembre. Le emissioni globali di carbonio continuano ad aumentare, mentre i paesi non riescono a rispettare i tagli promessi nell'accordo di Parigi sul clima del 2015. L'obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C – da sempre un obiettivo a lungo termine – sembra ora completamente irraggiungibile. Ma grazie alle energie rinnovabili «il tanto atteso declino dei combustibili fossili è imminente». Di nucleare invece nemmeno si parla.

«L'eolico e il solare sono diventati le energie più economiche in gran parte del mondo», e «il calo dei prezzi ha favorito un'impennata dell'energia solare ed eolica che supera di gran lunga la crescita di qualsiasi altra fonte» in termini di potenza installata e non solo, dato che «quest'anno le fonti rinnovabili hanno generato più elettricità del carbone».

science crescita rinnovabili 2025

«Nel 2025 abbiamo finalmente capito che nulla potrà più fermare tecnologie che sono le più economiche, le più semplici, le più flessibili, le più veloci da installare, le meno controverse. Il resto, spesso, è essenzialmente distrazione di massa», commenta nel merito il dirigente di ricerca del Cnr Nicola Armaroli. Ed è «la prima volta che gli sviluppi nel settore dell'energia sono scelti per questa copertina, con buona pace di Donald Trump e di tutti i lobbisti del fossile che remano contro», aggiunge Antonello Pasini, fisico del clima al Cnr e tra i principali esperti italiani di cambiamenti climatici.

Il motore di questa rivoluzione è la Cina, grazie a un approccio che l’Occidente – che pure partiva in largo vantaggio – sembra oggi aver dimenticato: quello della politica industriale. Di base, la Cina si affida più o meno alla stessa tecnologia solare che gli Stati Uniti hanno inventato mezzo secolo fa, quando gli Usa producevano pannelli per alimentare l’esplorazione dello spazio, mentre ora la Cina li produce per il mondo intero: migliori, molto più economici e in quantità sbalorditive.

Risultato? Oggi le rinnovabili valgono il 10% del Pil cinese e al contempo hanno fermato la crescita delle emissioni climalteranti del Paese. Pale e pannelli cinesi hanno invaso anche il resto del mondo, ma si tratta di una dipendenza ben più soft rispetto a quella dai combustibili fossili: come osservano da Ember, importare 1 GW di pannelli solari costa 100 mln di dollari e garantisce 1,5 TWh di elettricità all’anno; anche importare gas naturale liquefatto (Gnl) per produrre 1,5 TWh di elettricità costa 100 mln di dollari, ma col fotovoltaico si risparmiano 100 mln di dollari per i 29 anni successivi.

Inoltre, la corsa tecnologica della rivoluzione energetica lascia ancora spazio per recuperare margini di autonomia, se altri Paesi sapranno mettere in campo adeguate strategie di politica industriale. Ad esempio, le celle solari cinesi oggi sono realizzate in silicio cristallino, ma si stanno affacciando oggi tecnologie a perovskite; l’eolico offshore apre nuovi orizzonti per produrre elettricità dal vento; dopo il crollo dei costi delle batterie al litio, presto ci saranno batterie al vanadio e al sodio.

Anche se «permangono preoccupazioni per il futuro», guardando indietro si possono cogliere gli straordinari progressi compiuti dalle energie rinnovabili: «Nel 2004 – ricorda Science – il mondo impiegò un anno intero per installare 1 GW di capacità di energia solare. Oggi, ogni giorno ne entra in funzione il doppio. All'epoca, le energie rinnovabili godevano di un'aura di virtù: gli acquirenti pagavano di più rispetto all'energia fossile a causa delle preoccupazioni climatiche. Ora, il vero motore è l'interesse personale: costi inferiori e maggiore sicurezza energetica. Questo cambiamento di motivazione potrebbe rappresentare la svolta più importante di tutte, garantendo che i punti di svolta di quest'anno siano solo l'inizio».

Il problema, per l’Italia, è che nel nostro Paese quest’anno le energie rinnovabili registrano sia meno potenza installata sia meno elettricità prodotta, al contrario di quanto sta accadendo nel resto del mondo. Mentre il Governo Meloni porta avanti l’arma di distrazione di massa dell’energia nucleare, importiamo gas e petrolio per 46 miliardi di euro l’anno e al contempo crescono sia la disinformazione sia gli ostacoli normativi all’installazione degli impianti rinnovabili.

«La via maestra per abbassare le bollette e rafforzare l’indipendenza energetica dell’Italia è accelerare lo sviluppo delle rinnovabili – commenta Vincenzo Balzani, presidente onorario dell’associazione Energia per l’Italia e accademico dei Lincei – Le rinnovabili sono già oggi la fonte di energia più economica e lo saranno sempre di più. Continuare a rallentare investimenti e autorizzazioni, e spostare l’attenzione su false soluzioni come il nucleare, significa ignorare l’evidenza scientifica e penalizzare famiglie e imprese».

Luca Aterini

Luca Aterini, toscano, nasce settimino il 1 dicembre 1988. Non ha particolari talenti ma, come Einstein, si dichiara solo appassionatamente curioso: nel suo caso non è una battuta di spirito. Nell’infanzia non disegna, ma scarabocchia su fogli bianchi un’infinità di mappe del tesoro; fonda il Club della Natura, e prosegue il suo impegno studiando Scienze per la pace. Scrive da sempre e dal 2010 per greenreport, di cui è oggi caporedattore.