
Che fine fanno le batterie usate delle auto elettriche? Diventano altre batterie

La progressiva (benché lenta, nel nostro Paese) diffusione delle auto elettriche pone il problema minimizzare lo smaltimento delle batterie, favorendo lo sviluppo di una filiera circolare in grado di garantirne una nuova vita: un fronte su cui l’Italia è all’avanguardia, anche grazie al progetto Pioneer (airPort sustaInability secONd lifE battEry stoRage), realizzato da Enel e AdR (Aeroporti di Roma) col contributo scientifico dell’Istituto di ricerca tedesco Fraunhofer, presso l'aeroporto internazionale di Roma Fiumicino.
«Il progetto Pioneer mostra che l’innovazione è la prima alleata della transizione energetica: accelera l’elettrificazione su larga scala grazie a un modello di economia circolare che dà nuova vita alle batterie esauste», spiega Francesca Gostinelli, Head of Enel X Global Retail di Enel.
Si tratta infatti del più grande sistema di storage energetico che utilizza batterie second-life ibride in Italia, e tra i maggiori in Europa. Si tratta anche dell’unico esempio di integrazione di batterie eterogenee provenienti da tre differenti case automobilistiche (Nissan, Mercedes-Benz e Stellantis). Loccioni, system integrator di riferimento nei mondi energia e automotive, ha trasformato in un BESS (Battery Energy Storage System) da 10 MWh 762 pacchi batteria e moduli non più utilizzabili per la propulsione.
Un sistema perfettamente integrato con la “Solar Farm”, il più grande impianto fotovoltaico in autoconsumo in uno scalo europeo, progettato da Aeroporti di Roma, realizzato da Enel in collaborazione con Circet e inaugurato a gennaio 2025.
