Hard to abate? Il 90% della domanda Ue di calore industriale può essere elettrificata al 2035
Una nuova era industriale basata sull’elettricità pulita è già a portata di mano per l’Europa. È quanto emerge dall’ultimo rapporto pubblicato da Eurelectric in collaborazione con Accenture, che evidenzia come il 90% della domanda industriale di calore – oggi uno degli usi energetici più difficili da decarbonizzare – possa essere elettrificata entro il 2035, a patto che vengano messe in campo strategie mirate e politiche di supporto.
Lo studio, presentato come una guida operativa per la transizione, dimostra come l’elettrificazione dell’industria sia non solo tecnicamente realizzabile, ma in molti casi già oggi economicamente conveniente.
Nei processi sotto i 500°C – come nella produzione di celle per batterie – soluzioni elettriche come le pompe di calore sono già più vantaggiose dei combustibili fossili; in settori energivori come la produzione di latte in polvere, l’elettrificazione può ridurre i consumi complessivi di energia e migliorare la competitività; nei settori più intensivi come la produzione di etilene, servono innovazioni tecnologiche per ridurre i costi iniziali delle soluzioni elettriche.
«Nel 2024 la dipendenza dell’Europa dalle importazioni di combustibili fossili è costata 350 miliardi di euro – una riduzione rispetto ai 600 miliardi del 2022, ma ancora insostenibile per un continente che vuole restare competitivo su scala globale», sottolinea nel merito Eurelectric, ovvero l’associazione di settore che rappresenta oltre 3.500 imprese attive lungo la filiera dell’industria elettrica europea.
Per accelerare la transizione e trasformare questo potenziale al 2035 in realtà, Eurelectric evidenzia la necessità di un piano industriale europeo per l’elettrificazione, con strumenti finanziari dedicati alla riduzione dei costi di investimento e operativi.
Per favorire la competitività industriale attraverso l’elettrificazione, lo studio evidenzia la necessità di sostenere finanziariamente la riduzione dei costi iniziali e operativi, inserendo nella cassetta degli attrezzi anche contratti a lungo termine e «un ampliamento dei Carbon Contracts for Difference (CCfDs), per garantire la bancabilità dei progetti e proteggere dalle oscillazioni dei prezzi di CO₂ e combustibili fossili». Infine, sarà cruciale potenziare le infrastrutture di rete e valorizzare la flessibilità del sistema, fronti sui quali l’Italia è già al lavoro, col piano Terna da 23 miliardi di euro nel prossimo decennio.
«Elettrificare l’industria europea è essenziale – conclude Kristian Ruby, segretario generale di Eurelectric – per cogliere nuove opportunità economiche, tagliare le emissioni e rafforzare il ruolo dell’Europa come leader globale dell’innovazione. Per farlo, servono strategie industriali mirate che rispecchino i bisogni specifici di ogni settore».